L'ANALISI
01 Gennaio 2024 - 16:46
CREMONA - Schivo e riservato, nei giorni scorsi se n’è andato il professor Guglielmo Bocchi. Aveva 92 anni, molti dei quali trascorsi ad insegnare Scienze e Chimica al liceo scientifico Aselli, col suo metodo che già negli anni ‘80 appariva moderno, all’avanguardia. Mai una parola di più, nè una di meno, il suo modo di fare apparentemente burbero in realtà svaniva di fronte alla sua capacità di capire e di stare insieme agli studenti, alla sua leggerezza e profondità nel trattarli tutti da persone mature, da studenti universitari ben prima della maturità. Ed è stata sempre anche la sua capacità nel proporre un alto livello di studio e di preparazione a collocarlo tra gli insegnanti più amati e apprezzati da generazioni e generazioni di giovani che hanno avuto la possibilità di studiare con lui.
Le sue interrogazioni, del resto, erano sempre precise e mai occasionali, a tutti offriva la possibilità di dimostrare il proprio livello di preparazione. E gli appunti delle sue lezioni, spesso, diventavano veri e propri testi di riferimento. Intransigente e comprensivo, innovatore e mai scontato, il professor Bocchi era noto anche per il suo look, per la sua eleganza e per uno stile che non lo ha mai abbandonato, anche quando lo si incontrava passeggiare in centro, lungo corso Garibaldi. «È sempre rimasto coerente con se stesso — ricorda la moglie Elena, docente a sua volta e nota artista cremonese —. Ci ha lasciato in pochi giorni, non voleva foto personali e abbiamo rispettato così la sua espressa volontà, credo che molti suoi ex studenti lo ricorderanno per quanto ha dato sempre, ogni anno».
La professoressa Clara Vailati, presidente dell’associazione ex Allievi dell’Aselli, ricorda così il professor Bocchi: «Un’altra colonna del liceo Aselli ci ha lasciato in questi giorni: Guglielmo Bocchi, il professore di scienze. È stato lui il primo a presentarsi, col suo fare elegante e solo apparentemente severo, quando nel lontano 1987 rientravo, non senza emozione, al mio liceo come docente dopo esserne stata alunna negli anni Sessanta. Ne ricordo la ricca preparazione professionale, le mille sfaccettature culturali che ogni giorno emergevano durante gli incontri fra docenti e con gli studenti. Ricordo in particolare le gite organizzate, prima tra tutte il Cern di Ginevra con quelle classi che io avevo appena conosciuto e che Guglielmo mi descriveva, mostrando, oltre agli aspetti scolastici anche quelli umani di ogni ragazzo o ragazza. Una mente curiosa e aperta alle nuove tecnologie, attenta alla ricerca scientifica e alle innovazioni di cui parlava sempre volentieri, anche quando, ormai entrambi in pensione, capitava di incontrarsi lungo corso Garibaldi e scambiavamo due chiacchiere da professori fra ricordi e novità».
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