L'ANALISI
27 Dicembre 2023 - 14:41
TORRE DE' PICENARDI - Sono venuti in tanti, questa mattina, nella chiesa di Sant’Ambrogio, a portare il loro ultimo saluto a Marco Lucaccini, l’ex presidente della Pro loco, scomparso il giorno di Natale a 69 anni, per le conseguenze di problemi di salute che da tempo lo stavano tormentando. A presiedere la funzione, iniziata alle 10, dopo l’arrivo del feretro davanti all’edificio sacro, è stato il parroco don Claudio Rossi, affiancato da don Francesco Cortellini, torrigiano, amministratore parrocchiale a Picenengo. A lui don Claudio ha lasciato il commento del passo evangelico e il ricordo di Lucaccini. Nei primi banchi la moglie del defunto, Giovanna, con i figli Nicolò e Alice e gli altri parenti.
Don Francesco ha sottolineato il «particolare amore che Marco aveva per Torre. Tanti anni fa ci aveva coinvolti in questa esperienza. Si era impegnato per far nascere la Pro loco, spronandoci. Aveva un tratto affabile verso tutti. Non imponeva mai nulla con durezza, cercava sempre di fare il possibile perché tutti stessero bene. Ci metteva tempo ed energie e una grande passione, sempre con il sorriso. Se qualcosa non andava perfettamente bene, sapeva reagire e diceva: “la prossima volta potrà andare meglio”». Aveva un modo di fare concreto, pragmatico, perché «le cose non si fanno da sole, le situazioni non si trasformano» se non ci si attiva. Don Cortellini ha rimarcato l’impegno e lo spirito di servizio che ha sempre animato Lucaccini.
Don Francesco, nella parte iniziale della sua omelia, ha evidenziato come la scomparsa di Lucaccini, avvenuta il giorno di Natale, abbia ammantato di tristezza il paese. «Ma come fece Giovanni vedendo il sepolcro vuoto, credendo nella resurrezione di Gesù, anche noi dobbiamo pensare che ritroveremo Marco, perché la morte fisica non ha l’ultima parola. A Marco diciamo un arrivederci».
Al termine ha parlato anche don Rossi. «Ieri sera su Facebook ho trovato un pensiero e allora ho chiamato l’autore chiedendogli di scriverlo. In questo scritto riconosco valori, sentimenti e modi e ve ne faccio partecipi».
Un testo di Enrico Galletti, torrigiano, giornalista di Rtl 102.5: «Abbiamo condiviso tante belle avventure. È stato senza dubbio il primo a credere in me. Ho pensato in queste ore a tante immagini che ci hanno legato nel tempo. Ci sono tanti sorrisi. C'è il suo lavoro certosino per fare qualcosa di bello anche contro chi non ci ha mai creduto. La sua ostinazione era quella di riuscire ad arrivare dove molti altri si erano arresi. La vera forza delle idee è quella di chi ha il coraggio di portare queste stesse idee a compimento in un piccolo comune come il nostro. C'è sempre il rischio che prevalga il disfattismo, quello di chi dice ma che cosa vuoi organizzare? Tanto nessuno esce di casa. Lascia perdere, sono parole al vento contro il disfattismo. Lui è sempre riuscito a portare a compimento quel fare e sentirsi comunità che troppo spesso si pensa sia impossibile o appartenga a tempi andati. Il senso della sua vita è stato proprio quello: insegnare non mettendosi in cattedra ma lavorando, non sognando di apparire, ma di arrivare alla meta. Che volere è potere, che dove arrivano le idee può arrivare anche la concretezza, anche se non tutti sono dalla tua parte, anche se un pezzo di strada dovrai fare da solo. Ma questo tuo esempio di come non solo si possono pensare e progettare le cose anche e soprattutto di come quelle cose si possa farle accadere». Parole accolte da un applauso.
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