L'ANALISI
LA MESSA DI NATALE A CREMA
26 Dicembre 2023 - 15:53
CREMA - «Celebriamo nell’esultanza il Natale del Signore rallegrandoci che ciò manifesti la fedeltà dell’amore di Dio per noi. Disponiamo i nostri cuori a vivere questa celebrazione riconoscendo la misericordia e il perdono di Dio». Così il vescovo Daniele Gianotti ha aperto la messa di Natale in cattedrale, la settima Natività del presule come guida della comunità di fedeli cremaschi. Nell’omelia monsignor Gianotti ha commentato il vangelo di Giovanni.
«Dio nel suo figlio Gesù che è nato tra noi, ha messo casa tra gli uomini, come dice il testo sacro. La mangiatoia è un giaciglio improvvisato perché Giuseppe e Maria devono fare i conti con il rifiuto, non c’era posto e dunque trovano rifugio lì. Vorrei riflettere proprio su questa mancanza, sul fatto che Dio entra nel mondo, ma fa i conti con il rifiuto. Ciò descrive molto bene anche il presente, per grande parte della cultura, della scienza, dei comportamenti quotidiani, per una larghissima parte della nostra società, Dio non esiste, non c’è posto. Ma Dio non si impone, non vuole venire verso l’uomo con il peso schiacciante della sua forza divina, viene invece nella piccolezza e fragilità di chi domanda umilmente di essere accolto. A nessuno è lecito imporre la credenza in Dio. Può essere annunciato e testimoniato solo con i mezzi che lui stesso ha scelto per venire tra noi, quelli che stanno tra l’umiltà del presente e l’umiliazione della croce, tra il Natale e la Pasqua. Dio non si impone con forza, violenza, seduzione, persuasione, potere economico: un padre che condivide ciò che è e ciò che ha nella libertà che vuole per i suoi figli. Chi lo accoglie dà il potere di diventare suoi figli, come dice il vangelo di Giovanni».
Poi l’esortazione ai fedeli «in un Natale che sembra segnato da molti motivi di pessimismo, addolorati per un mondo in cui sembrano prevalere le ragioni della violenza e della guerra, della menzogna e dell’inganno, quelle dell’interesse economico. Ma non è che questo dipenda anche dal fatto che non ci sia più posto per Dio in tanta parte della nostra società? E poi chiediamoci ancora, come noi possiamo testimoniare nel Natale la presenza di Dio? Come mettere la mia libertà di figlio di Dio al servizio dell’umanità, per far crescere giustizia, pace, fraternità, condivisione. L’augurio sincero di un Buon Natale non può prescindere da domande come queste». Prima della benedizione finale, il vescovo ha poi rivolto gli auguri ai fedeli e alla diocesi, in particolare «a chi soffre, solidali con tutti coloro che vivono un Natale in condizioni di disagio, violenza, sotto le bombe, pensiamo alla Terrasanta a cui siamo vicini».
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