L'ANALISI
IL MESSAGGIO DI NATALE. IL VESCOVO DI CREMA
22 Dicembre 2023 - 05:25
CREMA - Mi sono reso conto, rileggendo il Messaggio che avevo scritto per il Natale del 2022, che lo potrei riprendere quest’anno quasi senza variazioni. All’elenco (indicativo, incompleto) di guerre e conflitti che citavo un anno fa (Ucraina, Yemen, Myanmar...) non posso togliere niente: devo anzi aggiungere il disastro di odio e violenza che devasta quella che continuiamo a chiamare la Terra Santa, la guerra civile in Sudan, e altro ancora – e potrei stilare un lungo elenco di mali, di calamità naturali, di ingiustizie, di violenze (anche a casa nostra)...
Il mondo, l’umanità, non è solo questo, ci mancherebbe: sappiamo che c’è tanto bene, che ci sono persone e gruppi che lottano per affermare la giustizia, per far vincere la verità sulla menzogna, per promuovere la vita di fronte alle forze di morte, per edificare la pace in mezzo a tanti conflitti e odi... Tutto questo c’è, e ne ringrazio Dio. Ma preferisco, quest’anno, prestare la mia voce ad altri, a chi dice: «Ci accostiamo alla mangiatoia di Betlemme, quest’anno, con i cuori infranti. Preghiamo e invochiamo la gioia, in luogo del dolore che ci circonda, per così tante morti».
Sono parole che vengono dalla Commissione per la giustizia e la pace delle diocesi cattoliche della Terra Santa (Messaggio del 18 dicembre 2023): parole di chi il dolore e la morte non li vede sugli schermi, ma li sperimenta sulla propria pelle. Leggiamo ancora: «Migliaia di uomini, donne e bambini – Palestinesi e Israeliani – sono stati uccisi in quest’ultimo ciclo di violenza. A Gaza sono stati uccisi più bambini negli ultimi mesi che nei due anni precedenti in tutti i conflitti che ci sono nel mondo».
E non ci sono soltanto le vittime dirette dei combattimenti: ci sono persone arrestate, spostamenti vietati, uomini e donne che non possono più lavorare e guadagnarsi il pane per sé e per la propria famiglia... E i cristiani? «Le celebrazioni del Natale sono state cancellate, e così noi cristiani possiamo essere solidali con tutti coloro che soffrono in guerra. E siamo incoraggiati a concentrarci sul significato più profondo del Natale.
«E qual è questo significato più profondo? Mentre camminiamo insieme verso il presepe, quest’anno preghiamo per poter toccare con mano la Buona Notizia che Dio ci ha promesso. Come persone di speranza, aspettiamo la nascita del Principe della pace. E ricordiamoci che non siamo mai soli, perché Dio ha scelto questo luogo per entrare nelle tenebre come Emmanuele, Dio con noi. «Chiediamo a tutti coloro che festeggiano il Natale in tutto il mondo: pregate con noi. Pregate per la pace a Betlemme, a Gaza e in tutta la Terra Santa. Preghiamo per la fine della violenza e per la liberazione di tutti i prigionieri. Preghiamo per un cessate il fuoco permanente e per l’alba di un tempo di dialogo invece di oppressione, di giustizia invece di soluzioni imposte, di convivenza invece del sogno di sbarazzarsi gli uni degli altri. Imploriamo coloro che detengono posizioni di potere di contribuire a porre fine a un conflitto che va avanti da più di un secolo, di facilitare un percorso verso una pace giusta basata sull’equità, affinché questa guerra possa essere l’ultima e i nostri figli possano finalmente testimoniare la speranza, invece che la disperazione. Allora potremo celebrare il Natale ed essere riempiti della grande gioia della venuta del nostro Salvatore, cantando con gli angeli: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra per il popolo di Dio’».
Questo invito, questa preghiera, questa speranza, sono anche per noi. Buon Natale!
Monsignor Daniele Gianotti
Vescovo di Crema
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