L'ANALISI
12 Dicembre 2023 - 18:33
Le finestre illuminate della Prefettura (FotoLive/Leonardo Calvi)
CREMONA - Nei primi sei mesi di quest’anno in provincia di Cremona sono state presentate 63 denunce di scomparsa, 28 persone sono state ritrovate ma per 35 resta il mistero: svanite nel nulla. In tutta Italia sono ben 6.734 coloro che mancano all’appello, segno di un fenomeno purtroppo sempre più emergente. Ed è per questo che oggi, ‘Giornata dedicata agli scomparsi’ istituita nel 2019 dal Commissario straordinario di Governo, le istituzioni hanno voluto sensibilizzare l’opinione pubblica e tutte le componenti della società civile: sulle reti Rai è stato diffuso uno spot in cui si richiama all’importanza di denunciare immediatamente e a Cremona la Prefettura ha messo a disposizione uno spazio del sito web, dove è stato raccolto il materiale informativo sul tema fra cui la brochure ‘Persone con danno cognitivo’. Infine, il Palazzo del Governo è stato illuminato di verde proprio in ricordo di tutte le persone scomparse.
Il fenomeno è da tempo oggetto di approfondimento per Giovanni Langella, cremonese laureato in Biotecnologie molecolari, esperto di genetica forense, criminalistica e criminal profiling. Insieme all’Accademia internazionale delle scienze forensi (Aisf) e alla Cold case italian unite ‘A pista fredda’ di cui fa parte, sta affrontando il tema anche in chiave informativa: «Il primo mito da sfatare è che non si possa denunciare la scomparsa se non sono passate tot ore – dice –. In realtà bisogna segnalare una scomparsa non appena si ha motivo di preoccuparsi per la sicurezza o il benessere di una persona: se ci sono ragioni valide per credere che qualcuno sia scomparso per cause che non sono da attribuirsi ad un allontanamento volontario, è consigliabile contattare immediatamente le forze dell’ordine. Fra le criticità che possono complicare le indagini c’è infatti il tempo trascorso. Credo che per definire meglio il background associato alla scomparsa possa tornare utile usare anche strumenti criminologici. Ecco perché ritengo che una metodologia come l’autopsia psicologica sia importante. Si tratta di un metodo investigativo – spiega – che mira a comprendere i motivi dietro un evento, analizzando i dettagli della vita e della personalità. Non è una pratica standard. Viene condotta principalmente quando vi sono indicazioni di possibili motivi psicologici come depressione, stress, problemi mentali o altre questioni emotive. L’analisi può comprendere interviste con familiari, amici e colleghi, l’esame di documenti personali come diari o lettere, dispositivi informatici disponibili, nonché la valutazione di eventuali precedenti segnali di disagio emotivo o psicologico. L’obiettivo principale è comprendere se la scomparsa possa essere il risultato di una scelta volontaria o se ci sono state pressioni esterne o difficoltà personali».
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