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CREMA: CASO CHIUSO

Omicidio Beccalli, confermata la condanna: Pasini va in carcere

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso: 18 anni e 8 per il 48enne, responsabile della morte e della distruzione del cadavere dell'amica 39enne nell'agosto del 2020

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

11 Dicembre 2023 - 18:30

Caso Beccalli, confermata la condanna: Pasini va in carcere

Sabrina Beccalli e Alessandro Pasini

CREMA - «Aiuto, aiuto, nooo!», l’urlo di Sabrina all’alba di Ferragosto del 2020. Poi, il silenzio. Omicidio volontario e distruzione di cadavere. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso e confermato la condanna a 18 anni e 8 mesi per Alessandro Pasini, 48 anni, l’ assassino dell’amica Sabrina Beccalli, 39 anni, mamma di un ragazzino di 15. Tre anni fa, l’uomo caricò il corpo sull’auto e appiccò il fuoco. Un veterinario dell’Ats Val Padana prese un clamoroso abbaglio, scambiando per la carcassa di un cane quei poveri resti della donna, quasi tutti finiti nell’inceneritore, in minima parte recuperati nell’auto: 910 grammi di una vita distrutta. Pasini ora va in carcere.


«Non c’è molto da gioire, perché in questa vicenda hanno perso tutti: Sabrina non ci verrà restituita; Pasini ha perso la libertà e, per fortuna, siamo riusciti ad arrivare ad un risultato dopo i molti errori che si sono susseguiti, grazie alla scrupolo e all’attenzione dei giudici della Corte d’Assise d’Appello di Brescia e della Procura generale», ha commentato l’avvocato di parte civile Antonino Andronico, legale del figlio e dei tre fratelli di Sabrina: Gregorio, Teresa e Simona. Non erano nell’aula del ‘Palazzaccio’, ieri, i familiari di Sabrina. Non c’era neppure Pasini, difeso dagli avvocati Paolo Sperolini e Stefania Amato. i Brescia.

Emessa dopo le 18 di oggi, la sentenza mette una pietra tombale su una bruttissima vicenda cominciata la notte di Ferragosto di tre anni fa. Alessandro e Sabrina si diedero appuntamento nell’appartamento in via Porto Franco, quartiere San Bernardino. L’abitazione era della ex compagna dell’uomo in vacanza. Pasini aveva ancora le chiavi. Alessandro e Sabrina consumarono cocaina. Alle 5 del mattino l’urlo della donna fu avvertito da una residente nella via. Forse per una avances rifiutata, Pasini uccise l’amica, sferrandole un colpo violento dal basso verso l’alto con il manico di una roncola, causandole una emorragia. Alle 5.18, caricò il cadavere di Sabrina sulla Panda di lei parcheggiata sotto casa e in auto arrivò sotto casa sua, in via Martiri, la stessa via dove abitava la vittima. Saltò sullo scooter, riempì una tanica di benzina, tornò in via Porto Franco e, detersivo in mano, eliminò le macchie di sangue che i Ris hanno poi rilevato.

A mezzogiorno, con il cadavere ancora caldo, se ne andò in trattoria a mangiare. Pasini raggiunse una compagnia di gente che stava festeggiando Ferragosto. Lui non era tra gli invitati. «Mi sono prenotato», disse. Alle due del pomeriggio, con lo stomaco pieno e un omicidio, tornò in via Porto Franco, diede un’altra pulita all’appartamento. In trattoria si presentò altre due volte. Alle cinque del pomeriggio non lo videro più. Verso sera, l’uomo portò la Panda con il cadavere di Sabrina a Vergonzana. La parcheggiò davanti alla chiesa. Rincasò sul monopattino che aveva infilato nella vettura. A Vergonzana tornò intorno alle 21.30- 22. Portò la Panda in mezzo ai campi, la incendiò e rientrò a Crema. E dall’incendio partì l’indagine sulla scomparsa di Sabrina. Nel processo in abbreviato, il sostituto Pg della Cassazione oggi aveva chiesto di confermare la condanna a 18 anni e 8 mesi inflitta dalla Corte d’Appello di Brescia che a dicembre di un anno fa ribaltò la sentenza di assoluzione dall’omicidio emessa dal gup di Cremona, condannando Pasini a 6 anni per distruzione del cadavere e per il danneggiamento della vettura.

L’anatomopatologa, Cristina Cattaneo, consulente della Procura di Cremona, aveva lavorato sui pochi resti di Sabrina. Aveva parlato di una ferita perforante sul mento della vittima dall’interno verso l’esterno. Per la Cattaneo, si tratta di una perdita di materiale osseo, di una lesione cosiddetta «a stampo», causata da un colpo violento con un corpo contundente. Una lesione con forma circolare compatibile con l’anello di ferro fissato sul manico, sporco del sangue di Sabrina, di una roncola trovata nel ripostiglio dell’appartamento. L’arma del delitto.

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