L'ANALISI
11 Dicembre 2023 - 05:20
Due recenti lettere sul nuovo ospedale pubblicate l’8 dicembre, mi inducono ad una riflessione che spero utile al dibattito che si è aperto (un po’ tardivamente) sulla opportunità della costruzione di un nuovo manufatto versus una sostanziale riqualificazione dei quello attuale. Bisogna subito sgombrare il campo dalle considerazioni del signor Sivalli, che peraltro ho sentito anche da altri evocare: non vi è alcuna correlazione tra il mal funzionamento della sanità e un ospedale vecchio o nuovo, e ci mancherebbe altro che dovessimo aspettare il nuovo ospedale (6 o 8 anni ad andar bene) per veder migliorare le cose. I problemi del (dei) Pronto Soccorso e delle liste di attesa si risolvono con una diversa organizzazione dei servizi, con il potenziamento degli organici ed una migliore allocazione delle risorse.
Non posso qui per ragioni di brevità entrare nelle cause del malfunzionamento che sono molteplici, prima della quali il non sufficiente finanziamento della sanità pubblica, nonostante l’esperienza del Covid, che purtroppo poco o nulla ci ha insegnato. Anche il Dea di secondo livello spetta a Cremona ‘da ieri’ ad ospedale esistente e con pochi aggiustamenti funzionali. Chiarito questo equivoco resta il dilemma: ‘investo nel nuovo o ristrutturo il vecchio’? Prima di dire come la penso avanzo una critica sul metodo, ricordando come il vecchio ospedale fu costruito con risorse tutte cremonesi e fu una sorta di identificazione della città intera in un’opera fortemente necessaria e voluta da tutti. Prima di ‘buttarla via’ era quindi necessario passare da un forte coinvolgimento della città nelle sue varie componenti istituzionali, sociali ed economiche in modo che tutti si sentissero coinvolti nel processo.
Il processo è stato invece calato dall’alto e non sufficientemente spiegato nelle sue ragioni, né supportato, per quanto si è potuto leggere, da un approfondito studio comparativo sui costi globali dell’una o dell’altra soluzione. A mio avviso un diverso approccio avrebbe agevolato l’iter e forse ridotte le critiche. Forse c’è ancora tempo per approfondire questo tema dirimente, perché non pochi dubbi restano sulle stime dei costi del nuovo che paiono ottimistiche. Aggiungo che ho cominciato a frequentare l’attuale ospedale appena fu aperto nel settembre 1970, ancora da studente in Medicina, e vi ho lavorato da appena laureato (1973) fino alla pensione, pochi anni fa.
Non posso non esserci affezionato! E tuttavia ho visto soprattutto negli ultimi decenni, molte ristrutturazioni, creazioni di nuovi reparti e servizi, rimodulazione di spazi esistenti etc. tutte sempre problematiche e mai del tutto soddisfacenti, e questo dovuto prevalentemente alla rigidità strutturale dell’edificio, con questi bracci lunghi e stretti, con i passaggi in verticale sempre difficoltosi, presenza ancora di stanze multi letto, e l’impossibilità di creare aree ampie che dessero maggiori possibilità innovative e migliore vivibilità. Non entro nel tema efficienza energetica ed impiantistica perché forse troppo tecniche per me, ma certamente non è facile in edifici progettati negli anni ’60 raggiungere l’efficienza che nuovi materiali e nuove progettazioni possono fare nel terzo decennio degli anni 2000.
Il mondo è davvero cambiato! Si potrebbe andare avanti ancora con il vecchio? Certamente sì, ma vale la pena, vista l’offerta che viene fatta a Cremona di un ospedale d’avanguardia, opporre un rifiuto? Io credo di no, anche perché sappiamo che il treno dei finanziamenti pubblici per queste opere non passa ogni anno e raramente ferma nella nostra città. Da cittadino ed (ex) operatore sanitario lasciatemi sognare un ospedale avveniristico (e il progetto vincitore va in quel senso), funzionalmente adeguato ai nuovi standard della medicina moderna, con collegamenti diretti tra l’area dell’urgenza-emergenza, quella diagnostica per immagini e laboratoristica, e l’area delle degenze organizzate per intensità di cura, con stanze singole, spazi integrati con l’esterno, servizi per il pazienti e visitatori, come ho visto nei molti ospedali moderni che ho avuto modo di vedere girando per l’Europa e il Nord America. Io credo che come comunità cremonese dovremmo cercare di controllare i processi (la creazione di un Comitato Civico da parte del Comune può essere un’idea) perché tutto sia fatto nel migliore dei modi e vi sia così una vera partecipazione da parte della città, ma non chiuderci al futuro.
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