L'ANALISI
30 Novembre 2023 - 05:25
Padre Pierluigi Maccalli consegna il suo libro a Papa Francesco
CREMA - «Sono un missionario e la vocazione è per me un vestito, che mi calza a pennello. Pertanto, coltivo il desiderio di ritornare, anche se la mia partenza dipende da molti fattori, compresi gli ordini superiori». Padre Pierluigi Maccalli, il religioso cremasco liberato nell’ottobre 2022 dagli jihadisti che l’avevano tenuto sequestrato per due anni in Africa, non fa mistero del suo desiderio. «Ho avuto tanta pazienza da ostaggio nel deserto e ho la speranza di poter tornare al passato, che dentro di me manca parecchio. Io ho lasciato il cuore, in Africa». E più precisamente in Niger, dove operava. Nei giorni scorsi padre Gigi si è incontrato con Papa Francesco. Al quale ha consegnato il racconto della sua esperienza di prigionia, racchiuso nel libro Catene di libertà. «Il Santo Padre? È stato vicino e attento; mi sono sentito sostenuto e abbracciato». È stato padre Carmine Carminati di Monte Cremasco a mettere in contatto il giovane Gigi Maccalli con la Società missioni africane. «Diciamo che ha spianato la mia strada e quella di mio fratello Walter, a sua volta missionario. Insomma, è stata una figura davvero molto importante per la mia vocazione».
Padre Gigi, come detto, sogna l’Africa ogni notte. «Se ho perdonato i miei carcerieri? Ciò che rende più bella la vita è la relazione. Noi siamo relazione. Una vita piena, lo è perché è una vita di relazione. Mi mancava — ammette — non poter comunicare. Sono tornato con uno sguardo diverso sulla vita, sulle missioni e su Dio stesso. Il Dio onnipotente non è venuto a liberarmi, ma è rimasto con me il Dio della croce, il Dio del silenzio. Come missionario in Africa, ho annunciato il Dio della parola, ma ora sono più orientato a vederlo come il Dio del silenzio. Lui ha trasformato questa storia, che pensavo fosse una sventura, in una benedizione. Ho perdonato i miei rapitori, certo, verso i quali non ho mai provato odio e sono convinto che oggi, più di ieri, la risoluzione dei conflitti passi attraverso una mano testa».
Il fratello Walter è stato uno dei primi, nell’aprile del 2020, ad affermare che fosse ancora vivo, nonostante la speranza si stesse affievolendo. «Ho visto un video e ho percepito in Gigi la sofferenza dettata dalla condizione, ma anche la consapevolezza della possibilità che gli è stata data di certificare, a noi, la propria presenza», aveva commentato il 18 aprile 2020 proprio il fratello, durante il periodo di angoscia. Una sorta di messaggio di speranza rivolto alla famiglia, che padre Gigi potesse essere ancora vivo e tutto sommato in salute, seppure provato dal drammatico periodo di prigionia. L’estate scorsa, padre Maccalli si è recato a Genova in vacanza, con l’amico parroco don Mario Botti, entrambi ospiti della Sma ligure. Ora gira l’Italia a raccontare la sua storia.
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