L'ANALISI
23 Novembre 2023 - 15:25
Il tribunale di Cremona
CREMA - Sabato 9 aprile del 2022. Linda entra come una furia nel ristorante Fusion. L’ex marito sta cenando in compagnia del fratello, della cognata e di alcuni amici. Una tavolata di sei, sette persone. C’è chi è sceso da Milano. Uno di loro fatica a trattenerla. Lei urla all’ex coniuge: «Sei con le p…, vai a p…». Poi, gli scaraventa addosso un vassoio di sushi. La donna verrà portata fuori dagli uomini della sicurezza.
È, questo, l’ultimo dei cinque episodi contestati alla presunta stalker dell’ex marito. Un uomo ‘spiato’ e inseguito in macchina. Storia di accelerate e frenate, di manovre pericolose con lei che una volta ha imboccato una strada contromano, un’altra ha frenato bruscamente a pochi centimetri dall’auto di lui, tentando il sorpasso per bloccarlo, sostiene l’accusa. «Condotte reiterate da gennaio ad aprile 2022», è scritto nel capo di imputazione.
«Mio figlio era molto preoccupato, era in ansia, ha fatto cure e anche adesso non sta bene», dice l’anziano padre. «Mio figlio è cambiato completamente, ha paura delle conseguenze, perché lei lo minacciava», afferma l’anziana madre, l’uno e l’altra chiamati a testimoniare al processo, nel quale il figlio si è costituito parte civile con l’avvocato Alberto Zucchelli. Lui seduto dietro, lei davanti, accanto al suo avvocato Raimonda Aliu. Lui silenzioso, da lei un continuo borbottio finché il giudice ha perso la pazienza: «Se dice un’altra parola, esce. Non posso fare il processo con lei che parla continuamente. Lei non può farlo».
Prima della separazione, marito e moglie erano amministratori di una società, lui al 95 per cento, lei al 5 per cento. Poi la coppia è scoppiata (la donna è rimasta socia). Dopo la separazione, lui per un annetto si è trasferito a casa degli anziani genitori, nella stessa via dove, di fronte, a una settantina di metri abita l’ex moglie (la casa coniugale). «Lei lo curava sempre, lo controllava, faceva tante di quelle cose che è meglio che non si dicano», afferma il padre. Meglio dirle, le cose: dal teste il giudice vuole sapere che cosa ha visto con i proprio occhi.
L’anziano precisa: «L’ho vista, lei veniva a vedere nel mio cancello. Anche poco tempo fa era lì a controllarlo, gli è corsa dietro. Lo controllava e gli correva dietro con l’auto. Lui usciva, lei lo seguiva parecchie volte. Noi abbiamo due ingressi. Mio figlio non usciva più da quello primario, ma da quello secondario». Dopo il padre, la madre: «Lei lo spiava in tutti i modi, addirittura diceva che io nascondevo le donne in garage. Erano già separati, un giorno sono andata in casa di lei, non mi ricordo il motivo. Lei mi ha detto: ‘Si ricordi che in una maniera o nell’altra a suo figlio la faccio pagare. Io ho sempre avuto questo brutto pensiero nel cervello, queste parole mi martellano nella testa come un macigno’».
Dopo i genitori, i dipendenti della società. Una di loro ha fatto verbalizzare: «Lei telefonava spesso per controllarlo, voleva sapere se era arrivato o a che ora arrivava. Lui aveva modificato le sue abitudini di vita. Non ci avvisava più quando arrivava. Se avevamo bisogno di lui, dovevamo chiamarlo». Dopo le dipendenti, l’amico quel 9 aprile a cena al Fusion. «È entrata, ha preso un vassoio e lo ha lanciato. Lui era impietrito, sotto shock. Io mi sono parato davanti alla signora, poi l’hanno portata via quelli della sicurezza del locale. Lui era sotto shock». Mercoledì prossimo la presunta stalker si difenderà.
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