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MALAGNINO

Truffarono e derubarono un anziano, madre e figlio condannati

8 anni di reclusione e 2mila euro di multa a Rita Cavazza e 4 anni in carcere e 1.400 euro di multa al figlio Rey per aver raggirato nel 2021 il signor Gino, rubandogli 1.500 euro e i gioielli della moglie

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

22 Novembre 2023 - 18:23

Truffarono e derubarono un anziano, condannati la madre e il figlio

Rita Cavazza e Rey Tonapan

MALAGNINO - «Buongiorno, venga al cancello. Ho lasciato a sua moglie il mio orologio». E lui, il signor Gino, classe 1938, si è fidato, ha aperto il cancelletto della villetta, ha fatto entrare la coppia di ladri, madre e figlio, poi scappati con 1500 euro in contanti e i gioielli della moglie custoditi nella cassaforte in camera da letto, al primo piano. Accadeva la mattina del 29 settembre 2021, mercoledì. Reato odioso il furto in abitazione con inganno commesso all’anziano Gino.


Oggi è arrivata la pesante condanna. Il giudice ha inflitto 8 anni di reclusione e 2mila euro di multa a Rita Cavazza, 57 anni, residenza nel campo nomadi di Casalmaggiore, nota alle forze dell’ordine, perché campa di furti. Ha collezionato arresti e condanne. Le sue vittime sono sempre persone anziane. Cinque anni di reclusione e 1.400 euro di multa il giudice li ha inflitti a suo figlio Rey Tonapan, 27 anni. Il pm onorario, Silvia Manfredi, aveva chiesto 8 anni per la madre e 5 anni e 3 mesi per il figlio. Il giudice ha inoltre condannato la Cavazza a due anni di libertà vigilata, una volta che avrà espiato la pena.

Il pm onorario Silvia Manfredi


Le telecamere hanno inchiodato i ladri. Il 29 settembre cade di mercoledì, giorno di mercato a Cremona, dove la moglie e la figlia dell’anziano Gino decidono di fare un giro. Escono dalla villetta e dopo dieci muniti, nella via parcheggia una Classe A nera. La guida un giovane, gli è accanto una donna. I due scendono, fingono di incamminarsi in una direzione, poi tornano sui loro passi. Rita Cavazza ha la mascherina chirurgica abbassata, si attacca al campanello. L’anziano Gino si fida, apre il cancelletto, la ladra entra e lascia il cancelletto aperto. Scambia alcune chiacchiere con l’85enne che la fa poi accomodare in salotto. Intanto, il figlio complice entra nella villetta e resta vicino al cancelletto. Lui è a volto scoperto.


«È stato un attimo», racconterà al processo l’85enne. «Hanno suonato il campanello, una signora mi ha detto: ‘Venga al cancello’». Quei due, Gino non li aveva mai visti. Entrata in casa, Rita Cavazza si alza la mascherina. «Abbiamo chiacchierato un po’. Sembrava che conoscesse bene mia moglie. Mi ha detto di aver lasciato il suo orologio a mia moglie. ‘L’ha messo in cassaforte’». Io le ho detto: «Venga su che andiamo a vedere». Sono saliti in camera da letto, vittima e ladra. Il signor Gino ha aperto la cassaforte. «L’orologio non c’è». La ladra: «Posso guardare anch’io?». Lui si è messo da parte. «È stato un attimo. Mi giro, non c’era più». E non c’erano più né i soldi né gioielli.

La Classe A nera su cui sono fuggiti


I filmati registrati dalla telecamera mostrano madre e figlio che di corsa escono dalla villetta, saltano sulla Classe A nera e fuggono. Grazie a una delle 32 telecamere piazzate dal sindaco Donato Losito, si risale alla targa dell’auto. La denuncia ai carabinieri di Sospiro, l’indagine. La targa appartiene all’auto intestata a Rita Cavazza. La conoscono bene i militari che confezionano due album fotografici. Sotto gli occhi dell’anziano mettono sei foto di donne con i capelli biondi. Lui non tentenna, è certo, riconosce la ladra: Rita Cavazza. E non tentenna nemmeno davanti alle sei foto di ragazzi con la barba. Ne riconosce uno: è Rey Tonapan, il figlio della già nota Cavazza. Caso chiuso. Il giudice si è preso 45 giorni per depositare la motivazione della sentenza. 

IL SINDACO LOSITO: «IL REATO PIÙ IGNOBILE, SONO CONTENTO DELLA SENTENZA»

Si dice «contento» della sentenza. L’auspicio è che «questa persona non possa più nuocere agli anziani, perché io ritengo che questo sia il reato più ignobile». In aula c’è Donato Losito, dal 2019 sindaco di Malagnino, paese di 1.700 anime. «Sono venuto - spiega-, perché da primo cittadino sono attento a quello che è accaduto e accade ai miei concittadini e poi anche perché sono stato parte attiva nell’individuare i due malfattori». Della sicurezza ha fatto il suo cavallo di battaglia Losito, un passato da militare - per 33 anni è stato in servizio alla caserma Col di Lana — tre missioni all’estero, in Kosovo e in Libano, andato in congedo con il grado di primo luogotenente, buttatosi nella politica, quattro anni fa candidato in una lista civica, da allora sindaco. In paese è un punto di riferimento, ha il numero di smartphone di tutti (o quasi) i suoi concittadini.

Il sindaco Donato Losito


«Da quattro anni lavoro sulla sicurezza». Losito ha messo in piedi il Gruppo di controllo di vicinato. «Più o meno 400 iscritti su 1700 abitanti». E sempre lui ha fatto installare «32 telecamere che consentono di controllare tutti i varchi». Una delle prime telecamere è la stessa da cui il 29 settembre di due anni fa è passata la Classe A di color nera guidata da Rey Tonapan con accanto sua madre Rita Cavazza. Messo a segno l’odioso furto all’anziano Gino, il sindaco si è dato immediatamente da fare. Nell’indagine è stato ‘parte attiva’, perché lui ha guardato le telecamere del paese, ha preso il numero di targa dell’auto e l’ha consegnata ai carabinieri.


Racconta che moltissimi anziani del paese lo hanno chiamano per informarlo che a Malagnino ci sono delinquenti che ci provano con la «truffa dell’avvocato». «Sua figlia ha avuto un incidente, rischia di andare in galera, adesso arriva l’avvocato, gli consegni i soldi o i gioielli». «Continuo a ricevere molte telefonate». Dal Tribunale, il sindaco Losito rinnova l’appello a riattaccare immediatamente il telefono, a non aprire la porta a nessuno. «Quelli commessi nei confronti degli anziani sono reati ignobili».

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