L'ANALISI
19 Novembre 2023 - 05:30
Bontà e tradizione, sostenibilità e sicurezza alimentare. Cioè Festa del Torrone e Fiere Zootecniche Internazionali Cremonesi. Su queste parole d’ordine è puntato il faro grazie a due eventi che portano Cremona al centro dell’attenzione, non solo nazionale. Il primo, la grande festa che anima in questi giorni il centro cittadino, porta in città centinaia di migliaia di turisti e consumatori attratti dal prodotto simbolo della città del Torrazzo e della sua cultura, giustamente fregiato dell’Igp. La tradizione che vince.
Non da meno il valore economico e sociale per il territorio rappresentato dalle Fiere Zootecniche Internazionali, che da giovedì 30 a sabato 2 dicembre concentreranno su CremonaFiere l’attenzione mondiale degli addetti ai lavori. Un appuntamento non solo per specialisti, ma anche per il grande pubblico che potrà tornare a scoprire il fascino di uno dei settori portanti dell’economia locale e la sua capacità di innovazione nel rispetto della tradizione.
Alla mostra zootecnica sono iscritti 800 capi provenienti da 150 allevamenti da tutta Italia e da altri sei Paesi europei (Spagna, Portogallo, Svizzera, Austria Francia e Lussemburgo) con una dozzina di delegazioni di operatori stranieri provenienti da Brasile, Canada, Colombia, Germania, Marocco, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Svizzera e Uzbekistan. Sui 55mila metri quadrati di esposizione troveranno posto 160 aziende in rappresentanza di 250 marchi da otto Paesi. In pratica, il meglio del settore.
Produzione del torrone e imprese agricole e zootecniche hanno in comune la capacità di coniugare una sapienza antica alle nuove tecnologie. Una ‘scienza’ che si tramanda di padre in figlio, con le nuove generazioni che aggiungono capacità senza togliere storia. Perché nella maggior parte dei casi si tratta di aziende a conduzione famigliare. Questi due settori rappresentano perfettamente la ‘carta di identità’ dell’economia locale: l’indagine dell’Osservatorio Aub dell’università Bocconi di Milano ha certificato che in provincia di Cremona sono a conduzione famigliare oltre il 71% delle imprese del territorio con ricavi superiori ai 20 milioni di euro. Giusto per avere un termine di paragone: la media lombarda è del 57 %. Siamo pertanto di fronte a una specificità tutta cremonese: la vera spina dorsale dell’economia del territorio. Un patrimonio da salvaguardare e valorizzare. Una realtà particolarmente rilevante nel tessuto economico non solo locale, ma anche a livello nazionale ed europeo.
Aziende con dimensioni estremamente differenti, da piccole attività a grandi realtà con migliaia di dipendenti, e con caratteristiche specifiche, ma tutte accomunate dal profondo legame che unisce l’azienda alla relativa famiglia fondatrice. In un contesto come quello dei nostri anni, caratterizzato dall’incertezza dei macro scenari e dalla necessità di adeguarsi all’arrembante invasione delle nuove tecnologie, queste imprese si trovano ad affrontare importanti sfide.
La prima è dimostrare di essere in grado di innovare pur rimanendo legati ai valori della tradizione e al proprio modello di business. Un’analisi di Kpmg individua quattro principali sfide per le aziende a trazione familiare: creare valore condiviso tra azienda e famiglia, adottare nuovi modelli di governance per la convivenza tra le diverse generazioni, valorizzare persone e rapporti umani e (forse questa è la più difficile dalla nostre parti, ma non solo) favorire il passaggio generazionale. È così in quanto in provincia di Cremona un leader di impresa famigliare su quattro ha più di 70 anni, incidenza che raggiunge addirittura il 30 % nelle aziende di minori dimensioni.
Il rovescio della medaglia: un’impresa su due ha almeno un consigliere di amministrazione under 40. E per questo, il rischio è che nel cosiddetto transition management possano verificarsi attriti e incomprensioni che rendono più difficile il passaggio di consegne e compromettere le prospettive aziendali. Una transizione generazionale, spiegano gli analisti, gestita con gradualità e i giusti tempi è funzionale per la nuova generazione, poiché permette di collaborare con la generazione precedente e assorbire gradualmente l’esperienza e i valori del passato. E proprio la vitalità del tessuto produttivo cremonese dimostra che nella maggioranza dei casi queste sfide non sono solo ben accette ma anche vinte. Lo si può dire numeri alla mano.
Nell’ultimo decennio, assicurano ancora dalla Bocconi, le aziende a conduzione famigliare cremonesi hanno rappresentato un tasso di crescita dei ricavi del 24 %, molto meglio della percentuale nazionale (20 %) e più del doppio rispetto delle aziende non famigliari della provincia, che si sono dovute ‘accontentare’ di un 11 %. Poche donne (sono assenti in quasi il 50% delle imprese) e tanti leader anziani possono essere un problema per la vitalità e il futuro delle imprese, ammette Sonia Cantarelli, presidente di Apindustria, che rappresenta le piccole imprese, sottolineando però che «quando parliamo di imprese familiari non dobbiamo assolutamente dimenticare, e questo vale per la nostra stessa provincia, che si tratta anche e soprattutto di realtà fortemente radicate in un territorio e che contribuiscono in modo significativo alla sua crescita».
E sono anche un fattore anti crisi, come spiegano Leandro D’Aurizio di Banca d’Italia e Livio Romano dell’Istituto Universitario Europeo, nello studio ‘Le imprese familiari nella Grande Recessione’ pubblicato subito dopo la crisi del 200-2009. «Durante le crisi – assicurano i due economisti —, le imprese familiari multi-stabilimento privilegiano l’occupazione nella sede principale rispetto alle sedi periferiche. In particolare, l’aggiustamento all’interno delle imprese ha comportato per le aziende familiari un lieve aumento dei lavoratori nella sede principale, contro una diminuzione per le imprese non familiari». È così, spiegano ancora, «per la concreta applicazione del concetto di riconoscibilità sociale basata sul legame di natura affettiva e psicologica esistente tra l’imprenditore e la comunità alla quale appartiene. Un’importanza talmente grande da essere colta statisticamente e da rappresentare il segno tangibile di una cultura d’impresa ancora molto radicata in Italia, al di là della recessione e delle difficoltà contingenti». Oggi è ancora così.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris