L'ANALISI
17 Novembre 2023 - 05:00
Stefano Foggetti, Marcello Ventura e Renato Ancorotti
CREMONA - Ormai manca solo l’ufficialità: Stefano Foggetti si ricandida alla guida del coordinamento provinciale di Fratelli d’Italia. Il leader in carica, nelle scorse ore, ha sciolto le riserve e ha comunicato ai fedelissimi la decisione di scendere in campo a caccia della riconferma. La nomination di Foggetti, va da sé, è l’espressione di un’idea di evoluzione nel solco della continuità. E il coordinatore, delegittimato nei mesi scorsi da un gruppo nutrito di circoli territoriali, è fortemente convinto di avere le carte in regola per restare in sella.
Intanto, le vicende legate a Fratelli d’Italia si arricchiscono di un nuovo capitolo anche sul fronte opposto, quello guidato da Marcello Ventura. Perché non è passata in cavalleria la presenza del consigliere regionale, ieri sera, al fianco del consigliere provinciale Matteo Gorlani, sul palco dell’incontro letterario organizzato da Idea Italia, associazione culturale presieduta da Fabio Bertusi, ex vicesindaco di Soresina, al tempo in quota Fratelli d’Italia, attualmente direttore generale di Fondazione Sospiro.
Una fetta consistente di militanti e attivisti meloniani ha interpretato l’occasione come una autentica legittimazione della triplice alleanza Ventura-Bertusi-Gorlani per la scalata al partito. Un’intesa fino a qui sotterranea che, ora, per molti tesserati di Fratelli d’Italia, ha assunto i tratti di una dichiarazione programmatica. Non senza effetti collaterali, per almeno un doppio ordine di ragioni.
Il primo: né Bertusi né Gorlani risultano iscritti al partito. Il secondo: entrambi, in anni recenti, hanno gravitato attorno a Italia Viva, appoggiando figure tutt’altro che filogovernative come Mirko Signoroni, nella corsa (vinta) alle ultime elezioni provinciali, e Simone Beretta, nella battaglia (persa) alle amministrative di Crema dello scorso anno. Quello che si profila, dunque, è un faccia a faccia che non farà prigionieri: chi vincerà, tra Foggetti e Ventura, si prenderà tutto. Ma lascerà il partito spaccato (più o meno) a metà, con un inevitabile strascico di malcontento.
Salvo sorprese, dunque, pare ormai archiviata l’ipotesi di una soluzione di sintesi, avanzata dall’ala unionista dei meloniani, che si erano detti disposti a scommettere su Renato Ancorotti. Il senatore-imprenditore, in questa fase che apre la strada alla resa dei conti, si defila sullo sfondo del confronto. «Il mio ruolo è sempre stato super partes - dichiara - e continuerà ad esserlo. Il mio interesse è solo e soltanto quello del partito». Ma - sembra di leggere tra le righe - con il concreto timore che lo scontro fratricida lasci in eredità tossine pesantissime da smaltire.
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