L'ANALISI
16 Novembre 2023 - 05:15
Fulvio Signori durante uno spettacolo negli anni '50
CREMONA - ‘Sogno’ fu il titolo della canzone che gli aprì le porte di un concorso canoro a Montecarlo, finalizzato al reclutamento di personale per le navi da crociera, ove lavorò oltre 40 anni. E in effetti, la vita di Fulvio Signori — oggi 89 anni, ospite di Cremona Solidale — «un sogno, lo è stata davvero»: iniziato alla musica sin da bambino dal padre violinista, Enrico, fu un artista eclettico; tenore leggero e ballerino, Fulvio si formò presso il maestro e pianista Pier Emilio Bassi.
Voce di un’orchestra di otto elementi, compì il giro del mondo per 17 volte sulle grandi navi: l’Aurelia, la Raffaello e la Michelangelo, ultimi transatlantici gemelli costruiti per la Società Italia, soggiornando a Los Angeles per un lungo periodo. «Per amore di una ragazza — spiega Signori, accennando un sorriso —, ma anche per cercare fortuna. A Los Angeles conobbi diversi impresari» e iniziò a cantare nelle orchestre americane.
Il sogno di Fulvio si arricchì anche di incontri indimenticabili con grandi personalità, tra cui Frank Sinatra. «Una sera, a Las Vegas, entrai in un locale abitualmente frequentato da Sinatra e notai che erano in corso le prove. Subito, iniziai a intonare anch’io la stessa canzone degli orchestrali. Il padrone del locale si avvicinò colpito. E mi scritturò». Ma i colpi di scena non erano finiti: perché qualche sera dopo, Fulvio si ritrovò faccia a faccia con Sinatra.
«Durante uno dei miei primi show mi era stato chiesto di eseguire un suo repertorio, poiché Sinatra era tra gli habituè del locale. E il caso volle che, proprio mentre stavo intonando ‘Strangers in the Night’, Frank si palesò. Dopo l’esibizione, fece recapitare al mio tavolo una bottiglia di champagne e una banconota da cento dollari. Ma le sue raccomandazioni furono dure: si avvicinò non soltanto per stringermi la mano, e per dirmi che la mia voce era meravigliosa. Ma anche per chiedermi di non cantare mai più ‘Strangers in the night’: ‘because everybody sings strangers in the night’. Era più spigoloso, più asciutto di come lo immaginavo. Ma la sua educazione era esemplare: la sua grandezza era fermezza immane».
Per la First Lady Jacqueline Kennedy Onassis, che incontrò tra gli anni ‘50 e ‘60, Fulvio ha invece solo parole di encomio. «Era lontana dalla bellezza canonica, ma il suo fascino ed eleganza, erano l’essenza della nobiltà. Per il suo compleanno aveva riservato una parte della nave e io lavoravo solo per lei. Il giorno dei festeggiamenti, in alta divisa da ufficiale, sedetti al tavolo con lei: tra gli invitati vi era anche la moglie di Rockfeller, che giunse a bordo di un meraviglioso piroscafo privato».
La lunga carriera di Signori non fu tuttavia priva di sacrifici. Tra questi, il più doloroso fu senz’altro la lontananza da padre quando morì. «Ero molto lontano dall’Italia e presi in seria considerazione l’idea di abbandonare la nave, ma i trasporti dell’epoca non mi avrebbero permesso di arrivare in tempo alle esequie. Non appena tornai in Italia, mi recai sulla sua tomba con la chitarra ed eseguii per lui ‘Vent’anni’ di Claudio Villa. Era l’ultima canzone che sentì cantare durante uno spettacolo al Cittanova».
Oggi Signori, di tanto in tanto, canta ancora e il suo pubblico, presso Cremona Solidale, può ascoltarlo ancora una volta. «I cantanti moderni non hanno la musicalità — conclude —, tanti dispositivi di amplificazione, che rendono il ‘cantato’ così alterato. La musica, per quanto mi riguarda, preferisco ricordarla così: come quella volta sulla Aurelia quando mancò la luce, ma la mia voce era più che sufficiente. E io, cantai».
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