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SANT'OMOBONO: LA CERIMONIA

«La giustizia e l’esempio di un maestro di pace»

In duomo per la messa officiata dal cardinale Oscar Cantoni. «Più umanità nei nostri ambienti»

14 Novembre 2023 - 08:21

«La giustizia e l’esempio di un maestro di pace»

CREMONA - «Sant’Omobono – fatto allora molto raro – è stato riconosciuto santo nella sua condizione di laico, ha vissuto il suo battesimo da laico, come laici sono la maggior parte dei cristiani. Dovrebbe essere oggi chiaro che tutti i cristiani, qualunque sia la loro vocazione, sono chiamati a diventare santi». È stato questo il cuore dell’omelia tenuta ieri mattina, in una cattedrale gremita, dal cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como (e già vescovo di Crema dal 2005 al 2016) che ha presieduto il solenne pontificale del patrono. Accompagnato dal vescovo Antonio Napolioni, dall’emerito Dante Lafranconi e dai canonici, il porporato è sceso in cripta poco dopo le 10 per accogliere, davanti all’urna del santo, il tradizionale omaggio dei ceri da parte del Comune, deposti sull’altare dal sindaco Gianluca Galimberti. Con lui il presidente dell'amministrazione provinciale Mirko Signoroni, quello del Consiglio comunale, Paolo Carletti, il vicesindaco, Andrea Virgilio, gli assessori Luca Burgazzi, Barbara Manfredini e Simona Pasquali, il consigliere Carlo Malvezzi.

Il cardinale ha recitato la preghiera a Sant’Omobono composta da monsignor Lafranconi. Ininterrotto, per tutta la giornata, l’afflusso dei cremonesi nella cripta, regolato dai carabinieri in congedo e dalle benemerite, mentre due militari dell’Arma, in alta uniforme, hanno prestato servizio durante la celebrazione che ha visto, come ogni anno, all'offertorio, il dono delle stoffe da parte dell’Associazione artigiani cremonesi. Ampia, da tutta la diocesi, la partecipazione di sacerdoti e religiosi concelebranti. Il vescovo Napolioni, nel suo saluto, ha ricordato la fraterna amicizia sua e del vescovo emerito per Cantoni, aggiungendo di essersi preso, dopo sette anni, un «riposo sabbatico», invitando il cardinale a presiedere e tenere l’omelia. Il cardinale Cantoni ha espresso la sua riconoscenza ai vescovi Antonio e Dante e ricordato la «piccola ma vivace diocesi di Crema», per poi concentrarsi sulla santità di Omobono.

«I santi - ha detto fra l’altro – non invecchiano mai, perché ci spingono a incarnare il Vangelo nelle diverse condizioni storiche... Omobono si presenta ancora oggi quale vero maestro di vita cristiana anche se risale al Medioevo. Storia e vita rappresentano il paradigma per interpretare da cristiani il nostro oggi e decodificarlo alla luce del Vangelo». Del mercante e sarto cremonese del XII secolo ha ricordato che, dopo la sua conversione, «partecipò attivamente alle vicende controverse della città di Cremona quale strumento di dialogo e di pacificazione», aggiungendo che oggi ci sarebbe bisogno nel mondo di molte persone come lui «per trovare vie di pace nella giustizia». Da qui l’appello ai cristiani a farsi testimoni quotidiani «nelle pluriformi realtà terrestri... dalla cultura alla politica, dall’economia allo sport, nelle attività sociali e nelle realtà più ordinarie della vita e non solo negli spazi ecclesiali», ad «umanizzare i nostri ambienti» dove invece spesso prevalgono «aggressività, rivalsa, disprezzo», facendo in modo che tutti siano raggiunti dalla misericordia di Dio e aiutati, «in questa epoca di scristianizzazione», a trovare risposta alle «domande esistenziali più vere». E se oggi la Chiesa vive come «minoranza» nella società, a maggior ragione è tenuta ad «essere profetica» e «parte della soluzione alle difficoltà».

Le letture liturgiche hanno richiamato il «seminare con larghezza» di Omobono, che – ha detto ancora il cardinale – è venuto incontro alle necessità della sua epoca «senza risparmio, con non poche fatiche e privazioni». Anche noi – ha concluso – siamo chiamati a «decentrarci da noi stessi, per una vita senza difese, totalmente affidata al Signore, e così poter ascoltare, amare e annunciare il Vangelo... Contando fiduciosi sulla fedeltà di Colui che sa di cosa abbiamo bisogno e di invita come sempre a non temere». Calorosi i saluti che, al termine della messa, il cardinale Cantoni ha scambiato con le autorità, coi fedeli e, ad uno ad uno, con i sacerdoti concelebranti.

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