L'ANALISI
13 Novembre 2023 - 05:00
CREMONA - I turisti gli mostrano il biglietto d'ingresso, i cremonesi gli passano accanto ogni giorno. Pochi degli uni e degli altri sanno che quello del Battistero è un custode speciale, fuori dal comune. Sì, perché Paolo Viadana, 50 anni, cortese e disponibile guardiano di uno dei monumenti più antichi e visitati della città, è anche un organista con la passione per gli armonium. «Ne ho collezionati una ventina, ora sparsi qui e là».
Paolo, casa a Castelvetro Piacentino, ha da sempre l’amore per la musica nel sangue. «Il primo strumento che ho suonato sin da bambino è stata l’armonica a bocca di mio nonno Gino, campanaro in cattedrale a Fidenza e poi sagrestano a Castelvetro». Ma era destino che sulla strada del nipote spuntasse l'armonium. «Quand’ero chierichetto, in chiesa ce n’era uno piccolo, bersaglio delle nostre incursioni. Ma la vera folgorazione per la musica, per me, mio fratello Alberto, che ora fa il rilegatore, e il nostro amico Cristiano Villaschi, attuale direttore del Coro Cai di Cremona, è arrivata il giorno in cui, durante un matrimonio, abbiamo sentito il maestro Giovanni Catelli dare voce a un organo non utilizzato da decenni».
A 12 anni l’ingresso nel Seminario di Cremona. «Mi sono ritrovato in un ambiente dove di armonium ce n’erano parecchi. Lì ho cominciato i primi studi musicali sistematici, sotto la guida di don Graziano Ghisolfi, poi proseguiti con monsignor Dante Caifa e il maestro Enrico Viccardi». Dopo il diploma di maturità al liceo Vida, l’iscrizione all'Università di Parma, facoltà Conservazione dei beni culturali. «Mi sono occupato di strumenti musicali con il professor Renato Meucci, musicologo e organologo di fama internazionale. È con lui che abbiamo messo a fuoco un’idea: all’epoca, negli anni Novanta, l’armonium era bistrattato, abbandonato. In Europa si cominciava a rivalutarlo, in Italia molto meno».
Dopo la laurea con una tesi (ovviamente) sull’armonium, la sua vita ha preso un’altra direzione. «Ho lavorato per molti anni nell’azienda di famiglia, settore delle telecomunicazioni. Suonavo l’organo in parrocchia e studiavo privatamente, ma sentivo l’esigenza di avere uno strumento diverso da quelli elettronici, che hanno buona qualità sonora a cui manca, però, fisicamente qualcosa: come il libro e l’ebook. Scartata l’idea di costruire un organo a canne perché i costi sono troppo alti, mi sono messo alla ricerca di uno strumento affine: l’armonium, appunto». Gli è venuto in aiuto Internet. «Questa è una storia buffa. Il primo che ho trovato è un Apollo Organ, strumento inglese, ad aspirazione d’aria, con due tastiere e pedaliera, risalente agli inizi del Novecento, che era stato messo in vendita dalla loggia massonica di Minehead, cittadina del Regno Unito. Ricordo di averlo acquistato per 100 euro più 900 di trasporto».
Da allora non si è più fermato. «Il mio sogno era entrare in possesso di un vero e proprio armonium a pressione d’aria: si tratta di strumenti francesi che, rispetto a quelli ad aspirazione, sono più potenti e possono dare un controllo totale dell’espressività. Altro che succedaneo dell’organo! Mi si è spalancato un mondo fatto di siti specializzati e centinaia e centinaia di pezzi messi sul mercato per i più disparati motivi, un trasloco, un'eredità o le loro pessime condizioni. Ho iniziato a comprarne prima uno, poi l’altro. In quel periodo lo si poteva fare per pochi soldi. Dopo di che nell’ambiente ci si comincia a conoscere un po’ tutti e spesso gli strumenti mi sono stati regalati. Ne ho accumulati molti, una ventina. Diventa come il gioco delle figurine».
C’è però un problema: occupano più spazio. «Attualmente sono sparpagliati per il paese, alcuni in casa, altri in parrocchia o in luoghi diversi. La mia ricerca è finita, quelli che ho rappresentano ormai l’intera gamma. Mia moglie dice che è il momento di liberarsene un po’. Ci tengo molto alla loro valorizzazione, li presto volentieri». Il ‘gioiello’ più raro è un Mustel, modello Studio. «Era il costruttore più rinomato di armonium, quello che l’ha portato al massimo grado di perfezione artistica: era messo male e ne sono entrato in possesso per 900 euro, ma se restaurato può valerne anche 4.000». Il collezionista si esibisce nelle chiese o si diletta tra le mura domestiche, ma non solo. «L’apice della mia carriera è stato due anni fa, quando ho interpretato con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali la ‘Kammersymphonie’ di Franz Schreker. Una cosa che capita una volta nella vita, un’esperienza bella ma breve”». L’ex chierichetto ha ripreso gli studi. «Sto facendo il triennio di organo al Conservatorio di Piacenza».
L’altra sua vita, quella nel cuore della città, al centro di piazza del Comune, è cominciata alla fine del 2021. «Quando si è chiusa l’attività di famiglia, ho cercato un nuovo lavoro. Stare qui è interessante, ho apprezzato sin da subito l’essere tornato alle origini, vicino alla Cattedrale, ai luoghi che ho frequentato in gioventù da seminarista. Ritrovarmi circondato dalla bellezza, dall’arte non può che farmi piacere. Soprattutto sono stato felice di rivedere tanti tanti cari amici, oggi sacerdoti della Chiesa cremonese. È stimolante anche il contatto con il pubblico, non sentirsi solo, come si rischia spesso in tante altre professioni. L’afflusso è sempre alto, parecchi gli stranieri».
È stato un testimone privilegiato di un momento speciale del Battistero: ‘Ego’, il Coccodrillo imbalsamato, la discussa opera di Maurizio Cattelan, tuttora appeso al soffitto. «Cattelan? L'ho visto solo in occasione dell’installazione, un uomo eccentrico e di spirito. Sulla scelta di questo luogo sono stato favorevole perché di coccodrilli nelle chiese ne sono stati collocati anche in tempi remoti. Il più famoso, come si sa, è il Coccodrillo Gonzaga di Curtatone. In un contesto di arte contemporanea è comunque presente un richiamo all'antico».
L’incontro più emozionante con uno dei tanti visitatori è avvenuto in pieno Covid. «È stato quello con un collega organista di Treviglio, Paolo Oreni: ci conoscevamo ma non di persona. Non è stato facile, avevamo la mascherina, ho capito che era lui dal taglio degli occhi. I miei amici collezionisti e appassionati di armonium più prossimi sono Alberto Pozzaglio, Gianluca Vergani e Alessandro Venchi. Tra noi ‘bambini che giochiamo alle figurine’ c'è sempre molta solidarietà». Il guardiano-musicista deve tornare in ufficio, alla biglietteria del Battistero, dove si è ricavato un piccolo angolo personalizzato tra Cd, note, spartiti. E, naturalmente, una tastiera.
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