L'ANALISI
09 Novembre 2023 - 22:26
CREMA - La pioggia incessante e il freddo pungente non sono riusciti a spegnere la fiamma della determinazione dei cremaschi, che si sono uniti oggi sera alla marcia della pace organizzata dalla diocesi e dal Comune, con il sostegno di varie associazioni cattoliche e laiche. Almeno in cinquecento, di Crema ma anche dei paesi della cintura, ad esempio una folta rappresentanza dei Marciatori della pace di Vaiano, in testa al corteo con il loro bandierone arcobaleno, hanno preso parte all’iniziativa. In un’atmosfera carica di significato, il grido di dolore si è tramutato in silenzio, poiché i promotori dell’iniziativa hanno scelto di prescindere da interventi ufficiali e hanno evitato qualsiasi simbolo di appartenenza partitica, o ad altre realtà.
Non potevano mancare i sindaci, con in testa il ‘padrone di casa’ Fabio Bergamaschi e il presidente dell’area omogenea Gianni Rossoni. Poi altri amministratori, alcuni con indosso la bandiera della pace, come gli assessori Cinzia Fontana e Gianluca Giossi. Per la diocesi, il vicario generale don Attilio Premoli. Mentre il vescovo Daniele Gianotti ha raggiunto i partecipanti in piazza Garibaldi. E c’è chi si è portato l’ombrello con i colori dell’arcobaleno. I cinquecento si sono riuniti in largo della Pace. Il percorso ha poi attraversato il cuore del centro storico, salendo da via Monte di Pietà e via Ponte Furio, per sbucare in via XX Settembre.
Senza sbandierare ideologie politiche, i partecipanti hanno reso omaggio alla bellezza della diversità, unendosi sotto un unico scopo. L’atmosfera si è fatta solenne mentre il corteo attraversava piazza Duomo, un luogo simbolico che ha amplificato il messaggio di unità e solidarietà. Lungo via Mazzini, la marcia ha proseguito il suo cammino, sempre con il bandierone ad aprire il cammino, sino a piazza Garibaldi, dove il corteo ha trovato la sua conclusione. «Per quanto sta accadendo in Israele e Palestina, tutti avvertiamo un dolore, che ci deve vedere impegnati nel compito non semplice, ma necessario, di non trasformarlo in odio e ulteriore divaricazione tra i popoli e le vite delle persone», il pensiero di Bergamaschi.
«Venga da questo luogo un messaggio di pace e di speranza per la fine di tutte le guerre, per il ritorno del dialogo tra i popoli e tra le fedi», ha ribadito monsignor Gianotti. Poi, i partecipanti si sono congedati, lasciando dietro di sé una traccia di impegno civico, con una particolare attenzione rivolta alla recente guerra tra Israele e Hamas che sta insanguinando il Medio Oriente. L’assenza di bandiere partitiche ha sottolineato la volontà di superare le divisioni in favore di un ideale comune: la costruzione di un futuro più giusto per tutti. In un momento in cui il mondo è spesso diviso da opinioni contrastanti, la marcia è stata un atto di solidarietà e un richiamo a unire le forze per la promozione di valori universali di comprensione e armonia.
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