L'ANALISI
09 Novembre 2023 - 05:05
Il tavolo della giunta comunale martedì sera durante il consiglio
CASALMAGGIORE - Il consiglio comunale riunito martedì sera ha approvato l’adesione alla Società consortile a responsabilità limitata denominata ‘Gal Terre del Po 2.0’ per l’attuazione del Piano di Sviluppo Locale 2023-2027, con il voto contrario delle minoranze, secondo cui è stato un errore uscire dal Gal Oglio Po perché si è frammentato il territorio. Una scelta di ordine politico, secondo l’opposizione di Cnc. Di tutt’altro avviso la maggioranza, che ha sostenuto la bontà della scelta. Il sindaco Filippo Bongiovanni ha spiegato che la scelta di avviare una nuova società 2.0 non dipende dal fatto che «il Gal uscente sia andato male, ma perché ha esaurito i propri scopi». In questi anni sono stati spesi «più di sei milioni di euro».
Ora il cda «ha già decretato la liquidazione, poi sarà fatta un'assemblea e ci sarà un anno per rendicontare tutte le spese del Gal Terre del Po. Perché siamo costretti a fare questo passaggio? Per due ordini di ragioni. La prima è che sono cambiati alcuni soci». Quelli usciti «erano dei singoli privati che avevano magari piccole società agricole e che non potevano ricevere contributi». Altri nuovi sono entrati. In tutto nella prossima società ci saranno 45 soci: 25 enti pubblici, tutti confermati, e 20 privati, tra realtà sociali — come Fondazione Aragona, Casalasca Servizi, Atletica Interflumina e Meraki — e anche economiche. «Il 17 novembre andremo dal notaio per fondare la società che sarà realmente operativa nel corso del 2024».
Gabriel Fomiatti (Listone) ha rammentato che «quando si scelse di istituire questo nuovo Gal Terre del Po il Listone fu molto critico perché ritenevamo che si andasse incontro a una frammentazione del territorio». Sulla stessa linea Mario Daina (Cnc), in totale disaccordo con la decisione: «Gli obbiettivi indicati come la valorizzazione ambientale, la promozione turistica, i risparmi rispetto alle risorse idriche, l’economia circolare, le reti per le comunità e l'inclusione sociale, devono essere al centro dell’attività istituzionale, per cui come si fa a non essere d’accordo? Il problema vero è che voi a queste cose non credete. Avete sempre detto ‘no’ a tutte le mozioni che abbiamo presentato su questi temi». Daina ha lamentato che di Terre del Po facciano parte comuni «il cui dialetto è più vicino al ferrarese che allo stesso mantovano. Non capisco quali strategie di ordine locale si possano fare». Per il consigliere la scelta «è di identità politica e non tanto rispetto ai fabbisogni veri che il territorio ha».
Bongiovanni ha ribattuto che lo stesso discorso può essere ribaltato: «Nel Gal Oglio Po sono rimasti solo due Comuni mantovani, Bozzolo e Pomponesco, gli altri sono passati al Terre del Po e anche Sabbioneta voleva farlo, ma non ha potuto». Il primo cittadino ha aggiunto che «tutti i componenti del Gal Terre del Po sono rimasti soddisfatti di quanto è stato realizzato. Nel 2014 eravamo sotto il Gal Oglio Po e c'erano dei progetti aperti, non seguiti, con difficoltà di rendicontazione. Abbiamo perso anche dei soldi, ne abbiamo aggiunti anche noi perché non c'era un coordinamento reale». Pierluigi Pasotto (Cnc) ha condiviso le parole di Daina: «Non ci piove che la costituzione del Gal Terre del Po sia stata una pura operazione politica partitica. C'era un disegno preciso del suo partito di mettere in difficoltà il Gal Oglio Po. Che tipo di coesione di intenti possiamo avere con territori così diversi?».
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