Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

PENSIERI LIBERI

La bellezza dimenticata del nuovo liceo Racchetti

L’architetto Ermentini contesta il progetto: «Sorvolo sulla localizzazione sbagliata. Quello che mi preme sottolineare sono la povertà e la bruttezza: lasciano allibiti»

Marco Ermentini (architetto)

07 Novembre 2023 - 05:15

La bellezza dimenticata del nuovo liceo Racchetti

Il render che mostra come sarà il nuovo Racchetti di Crema

pensieri

In questi giorni sono state pubblicate le immagini della nuova sede dell’istituto di istruzione superiore Racchetti in via Piacenza a Crema.

«Crema, il territorio provinciale e gli studenti avranno a disposizione un nuovo polo scolastico, altamente innovativo e tecnologico» ha detto il presidente della Provincia di Cremona, Mirko Signoroni, illustrando il progetto della nuova scuola (con indirizzo classico, scientifico e linguistico), che comporta una spesa pubblica di ben 23 milioni di euro e rotti.

Sorvolo sulle critiche per la localizzazione che, francamente, sembra proprio sbagliata e provocherà pesanti conseguenze negative per il traffico e l’accessibilità. A proposto: con la rilevante cifra finanziaria stanziata, perché non realizzare una semplice strada di collegamento nella zona della caserma dei carabinieri (di soli 200 metri) con l’uscita della tangenziale?

Ma quello che mi preme sottolineare è che sono rimasto allibito guardando la povertà e la bruttezza del progetto. Nelle immagini diffuse, con disegni talmente approssimativi e sciatti che provocherebbero una solenne bocciatura al primo esame nella facoltà di architettura, si vedono ad esempio facciate con finestre da capannone industriale prefabbricato e vetrate estese dove batte forte il sole. E nemmeno lo straccio di un albero in tutta l’area. Mi domando: è proprio questo il progetto scolastico più costoso e importante che Crema abbia mai meritato?  

Mi spiego: è evidente il degrado in cui versa l’edilizia scolastica italiana, ma soprattutto l’inadeguatezza dei luoghi dell’educazione. L’edificio scolastico è fondamentale per la crescita dello scolaro e dovrebbe rappresentare, in una società intelligente, lo sforzo maggiore per bellezza e funzionalità. In realtà, l’educazione avviene non solo tramite le parole, ma anche attraverso le esperienze che l’allievo fa nell’ambiente che lo circonda, che deve quindi essere ricco e stimolante. Nel passato la progettazione di questi edifici era affidata a ottimi professionisti e tutta la società contribuiva ad una realizzazione al massimo del suo impegno. Addirittura, la comunità si rispecchiava nella magnificenza degli istituti scolastici.

Io stesso ho avuto la fortuna di frequentare a Crema il delizioso asilo Montessori, edificato negli anni ‘30 e ancora oggi una costruzione di grande qualità. Poi le elementari a Borgo San Pietro, in un edificio di oltre cent’anni di notevole fascino e bellezza. E quindi le medie alle Vailati, in un delizioso e monumentale palazzo seicentesco. Infine il liceo scientifico in via Palmieri, una costruzione degli anni ‘60 funzionale e luminosa. Certo, sono stato fortunato. Ma non è un caso che questi edifici di qualità abbiano accompagnato il mio percorso scolastico facendomi imparare molto.

Poi però è successo qualcosa e negli ultimi anni gli edifici scolastici non sono stati più al centro dell’attenzione della nostra società. Al contrario, è cominciato il periodo in cui bastava costruire delle scatole anonime progettate da funzionari insensibili, dei brutti prefabbricati senza né arte né parte, dove contenere i poveri scolari.

Sono spariti gli spazi comuni, le finiture sono state dimenticate, l’illuminazione è diventata scarsa, la funzionalità ridotta, il rapporto con la natura inesistente. Insomma, si trattava di costruire cubi indifferenti al contesto e anche molto brutti, senza alcuna competenza, né attenzione e nemmeno amore. Questo è lo specchio di una società dove l’educazione viene non al primo posto, come dovrebbe essere, ma purtroppo all’ultimo. Risultato: mio figlio ha frequentato per anni il liceo artistico, una scuola molto valida e pregevole, purtroppo ospitata in una specie di brutto e inospitale capannone industriale.

Qualche anno fa con Renzo Piano e il gruppo G124 al Senato era stato elaborato un modello della scuola del futuro: ‘La scuola che farei’, era stata denominata. Un esempio di nuovo edificio scolastico sostenibile, sicuro e bello. Qui la bellezza è intesa non come una cosa superficiale ed effimera, ma nell’accezione degli antichi greci o del Rinascimento.

La bellezza è utile, non è una idea romantica. La bellezza aiuta a rendere le persone migliori e a cambiare il mondo. Costruire edifici belli produce città migliori in cui vivere. A maggior ragione se si tratta di edifici scolastici dove le fonti dell’apprendimento sono molteplici. Il tutto è concepito in maniera innovativa, una scuola aperta anche la sera e nel fine settimana per accogliere iniziative e corsi extra-scolastici rivolti non solo agli studenti ma all’intera comunità. Senza trascurare gli aspetti relativi al benessere e al comfort interno grazie all’utilizzo di strategie energetiche attive e passive. Una scuola che metta al centro il rapporto con la natura in maniera armonica. Una filosofia che abbraccia anche l’idea di spazio architettonico come terzo educatore. Un nuovo modello di edifico scolastico di tipo inedito, fondato sull’idea di scuola come luogo di incontro e di scambio, in grado di creare un collante con la città. Anche perché la nostra democrazia ha grande bisogno della cultura umanistica, per contrastare la perdita costante dell’educazione umanistica nel mondo a fronte di una crescita della formazione tecnologica.

Ecco: mi sembra che queste raccomandazioni nel progetto della nuova scuola di Crema non siano per nulla state considerate.

Anche un illustre ex allievo del liceo, Beppe Severgnini, sul Corriere della Sera del 29 ottobre ha scritto senza soggezione che «il progetto ricorda un carcere peruviano...». Che si costruisca una scuola è sempre un fatto positivo, ma l’investimento più grande mai fatto per l’educazione a Crema non meritava di essere anche bello?

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400