L'ANALISI
04 Novembre 2023 - 18:08
(FotoLive/Massimo Marinoni)
CREMA - Ventidue palloncini bianchi liberati verso il cielo. Uno per ogni anno della sua breve vita. Si sono concluse così le esequie funebri di Michele Cavallotti, il giovane pilota e istruttore cremasco, che il 3 ottobre scorso ha trovato la morte in un incidente aereo avvenuto a Newberg, nell’Oregon.
L’urna con le sue ceneri è stata portata ai piedi dell’altare maggiore della cattedrale dalla sorella minore Marta, affiancata da papà Giorgio e dalla mamma Ilenia Costi.
In una chiesa colma di gente, don Angelo Frassi ha aperto il rito leggendo un messaggio del vescovo Daniele Gianotti: «C’è bisogno di molto coraggio e di molta fede – ha scritto il capo della Diocesi cremasca –; ci affidiamo a Dio e lo preghiamo di farci sentire la sua consolazione».
La parola coraggio è risonata più volte tra le navate del Duomo, riferita a Michele. «E’ uno dei momenti più difficili – ha affermato padre Enzo Viscardi, missionario e amico della famiglia Cavallotti – quello di dover cercare un significato alla morte tragica e improvvisa di un giovane, se non fosse che questo segna l’inizio per noi cristiani di una vita nuova. Michele era un ragazzo anomalo, nella sua capacità di vivere la vita in pienezza. Ha costruito un progetto del quale era felice e lo ha fatto con tenacia, caparbietà, impegno e coraggio. Voleva una professione al servizio degli altri».
Ed ha poi aggiunto: «Agli altri ha sempre pensato. Quando ha capito che l’aereo stava precipitando, il suo pensiero è andato alla salvezza di Emily Hurd».
Al termine della celebrazione, numerosi sono stati coloro che hanno voluto leggere un messaggio. Una cugina ha definito Michele «un grande esempio per tutti, un capolavoro di ragazzo. Carattere, cuore, mente, hai lasciato un solco nella vita di coloro che hai incontrato. Il tuo istruttore giapponese alla Hillsboro Aero Academy ti ha definito The best, per il tuo coraggio, la tua passione, la tua gioia».
Una testimonianza è venuta anche da Stefano Peletti, vice presidente della sezione arbitri cittadina, nonché preside della Fondazione Manziana, dove studia la sorella di Michele: «Ricordo la determinazione di Michele; è stato un corsista modello. So che negli Stati Uniti si era portato i cartellini giallo e rosso da arbitro. Era un ragazzo che non aveva paura del cambiamento. Solare, gentile, educato e soprattutto sempre sorridente».
In chiesa, a dare l’ultimo saluto al 22enne pilota cremasco, c’erano il sindaco Fabio Bergamaschi e molti esponenti della giunta, il consigliere regionale e ex assessore Matteo Piloni, i dipendenti del Comune, colleghi della mamma di Michele, docenti e studenti dell’istituto Locatelli di Bergamo, dove il ragazzo si era diplomato. A fine cerimonia, i genitori del ragazzo hanno trovato la forza di salire sull’altare per ringraziare «il senatore Renato Ancorotti per l’aiuto a livello burocratico, chi ha dato loro una mano negli Stati Uniti e le tante persone che ci hanno dato tanto affetto e tanta forza». E infine 22 palloncini bianchi, che volano verso il cielo, lassù dove amava stare Michele.
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