L'ANALISI
02 Novembre 2023 - 19:10
CREMONA - In mattinata la cerimonia in onore dei caduti, con il picchetto d’onore, l’alzabandiera e la deposizione della corona d’alloro al sacrario militare del cimitero. Nel pomeriggio la celebrazione cittadina della Commemorazione dei defunti, che pioggia e vento hanno consigliato di spostare al coperto, nella crociera di sinistra del cimitero. Presenti il vicesindaco Andrea Virgilio, l’assessore Barbara Manfredini e il comandante della Polizia locale di Cremona, Luca Iubini, sono stati numerosi i cremonesi che hanno partecipato alla preghiera guidata dal vescovo Antonio Napolioni, giunto in processione con l’emerito Dante Lafranconi, il vicario generale don Massimo Calvi e una rappresentanza di sacerdoti delle parrocchie.
Si è trattato di una liturgia della Parola, seguita dalla benedizione alle tombe, con al centro la proclamazione del Vangelo e l’omelia del vescovo, che non ha mancato di invocare la pace e di chiedere che «non ci sia morte violenta, soprattutto fra i piccoli e gli innocenti». «Vogliamo vedere Gesù», era la richiesta di alcuni greci all’apostolo Filippo; e monsignor Napolioni vi si è ricollegato per raccontare che l’altro giorno due vedovi, poco praticanti, gli hanno rivolto una domanda simile: «Mi dica: ci rivedremo lassù? Rivedrò mia moglie, i miei cari?».
«Anche mia mamma — ha ricordato — chiese un giorno più o meno la stessa cosa a mio padre. E lui, che non era particolarmente ferrato in catechismo, le rispose: ‘Ma vai a sapere... sarà come la fiera di San Venanzio a Camerino’, che è un po’ come dire, qui a Cremona, la festa del torrone...». E significa «tanta gente contenta. Immaginazione di un uomo che ha intuito una cosa grande, vera. Non siamo fatti se non per la comunione, e non per la solitudine, neppure quella di coppia. Non siamo fatti perché la nostra casa resti piccola, ma per un tuffo nella pienezza delle relazioni umane». Gesù risponde nel Vangelo a quella che appare una «curiosità, più che un’attesa messianica o una speranza interiore» con la logica del chicco di grano che muore per portare frutto.
«La grande sciagura — ha spiegato — è rimanere soli, non tanto quaggiù, ma ancor peggio nell’eternità. La morte genera una nuova compagnia, ricompone — rompendo la dose di individualismo che ci ammala — uomini e donne, amici e nemici in una relazione matura, aperta, pacificata, lungo un percorso di comunione crescente, di cui Gesù è il nome, il protagonista, il senso, la forza, in una unità nella quale non scompariranno le diversità, le personalità e soprattutto il bene, ma attraverso quella purificazione che solo il crogiuolo della morte rende possibile».
«Qui dal cimitero dove ci troviamo a pregare per tutti – ha esortato – riprendiamo il cammino della vita». E un particolare pensiero il vescovo ha rivolto alle religiose di altri continenti, presenti anche quest’anno, nonostante i loro morti riposino a migliaia di chilometri di distanza. Riconoscono che «questa è una dimora che ci affratella, questi lumi tracciano una strada unica per tutti e qui ci mettiamo in pellegrinaggio, sostenendo chi è più debole, ammirando chi merita di essere ricordato per la sua testimonianza, invocando misericordia sui peccati che certamente tutti abbiamo commesso, invocando pace, lottando perché non ci sia morte violenta, soprattutto fra i piccoli e gli innocenti, fondendo i nostri sentimenti per ridiventare popolo in cammino verso il Padre. La gloria prende forma: non quella degli effetti speciali, ma in una vita pienamente umana, come ha insegnato Sant’Ireneo: la gloria di Dio è l’uomo vivente».
«Lo sguardo di fede diventa possibile non solo riguardo all’aldilà, ma nella vita quotidiana, senza rifugiarsi frettolosamente in una speranza nell’aldilà che non ci impegni nell’aldiquà fino in fondo: cercando di vedere Gesù, imparando a vederlo e a vivere secondo lo sguardo di fede che qui si alimenta». In mattinata al termine della cerimonia per onorare i caduti alla quale erano presenti, tra gli altri, il prefetto Corrado Conforto Galli, il questore Michele Davide Sinigallia, Virgilio e il vice presidente della Provincia Giovanni Gagliardi, la messa è stata celebrata dal cappellano militare don Andrea Aldovini, parroco di San Marino a Gadesco.
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