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Caduti, il vescovo: «Non scordiamoli»

Al cimitero la funzione tra labari e divise, il sindaco: «La guerra è tornata»

Giovanni Ricci

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02 Novembre 2023 - 15:39

Caduti, il vescovo: «Non scordiamoli»

Don Tedoldi, monsignor Gianotti, don Dossena e don Frassi sull’altare

CREMA - È stata celebrata stamattina, al cimitero maggiore, la messa per i Caduti e i dispersi cremaschi di tutte le guerre. Il vescovo, Daniele Gianotti, è salito sull’altare della cappella interna con don Angelo Frassi, don Remo Tedoldi e don Giuseppe Dossena. Di fronte a loro, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, le infermiere volontarie della Croce Rossa e non solo. Esposto il gonfalone del Comune e presente il picchetto d’onore dei carabinieri.

Nei banchi, tra gli altri, il sindaco Fabio Bergamaschi e il collega di Offanengo e presidente dell’Area omogenea Gianni Rossoni. Monsignor Gianotti ha ricordato quanti hanno perso la vita per il bene del Paese, nei vari conflitti che hanno segnato la storia dell’Italia. Combattenti che hanno sperato in «cieli nuovi e terre nuove, in un mondo più fraterno e solidale».

Tra i molti che hanno assistito alla funzione, il sindaco Bergamaschi

«Siamo qui — ha rimarcato — per ricordare tutti coloro che hanno dato la loro vita per la comunità. L’uomo non è solo, anche quando è solo. Noi viventi dobbiamo avere la convinzione di essere in comunione con i nostri defunti. La consapevolezza del legame, tra coloro di questo mondo e coloro che ci hanno preceduti, è importante. Verrà anche per noi un tempo nel quale passeremo dalla minoranza alla maggioranza degli uomini. Se sapremo donare, offrire agli altri gesti buoni, saremo ricordati con affetto e il tutto resterà a chi verrà dopo di noi. C’è ancora il tempo per fare qualcosa di buono». Al termine la preghiera per tutti i Caduti.


«La violenza come metodo è tornata nella storia — ha sottolineato il sindaco nel suo intervento —: in verità non l'ha mai abbandonata. Si è resa solo più evidente ai nostri occhi. Ma soprattutto più sfacciata e minacciosa, perché la guerra è un atto ormai sempre più privato di ogni freno, pudore, scrupolo morale».

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