Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

OGNISSANTI E DEFUNTI

Crisantemi rincarati: «Tutta colpa della siccità»

I fioristi: «Il caldo ha costretto i produttori a ricorrere a costosi trattamenti anticrittogamici». L’aumento dei prezzi oscilla tra i 20 e i 50 centesimi, «altrimenti la gente non li compra più»

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

02 Novembre 2023 - 05:00

Crisantemi rincarati: «Tutta colpa della siccità»

CREMONA - Tutta colpa della siccità se il prezzo di uno stelo di crisantemo è aumentato. Un rincaro contenuto: tra i 20 e un massimo di 50 centesimi, «altrimenti la gente non li compra più». Nei chioschi dei fioristi davanti al cimitero c’era movimento ieri, festività di Ognissanti, vigilia della ricorrenza dei defunti. Il crisantemo (termine che viene dal greco e vuol dire ‘fiore d’oro’) è il fiore che va per la maggiore, perché in Italia è associato a lutto. Mentre nei paesi orientali e in quelli anglosassoni è simbolo di gioia, pace e vitalità. In Giappone è così amato da essere riconosciuto come fiore nazionale.

Rosa Grassi, titolare di Fiorista Rosa dal 1967 negozio storico davanti al cimitero


C’è crisantemo e crisantemo: ponpon, spider, con corolla piccola, multipla, grossa, gialli, fucsia, sfumati. I prezzi variano a seconda delle varietà». «Noi abbiamo acquistato quelli selezionati sui quali hanno fatto trattamenti anticrittogamici che costano moltissimo. Li hanno fatti, perché con la siccità, c’era un proliferare di insetti di qualsiasi genere, insetti che se mangiano il cuore, bé, i fiori sarebbero andati a ramengo. Il produttore ha dovuto rincarare, di conseguenza anche il fornitore ha rincarato sul dettaglio, ma il rincaro è contenuto, entro i 50 centesimi», spiega la signora Rosa (‘nomen omen’, un nome un destino): Rosa Grassi, titolare di ‘Fiorista Rosa’, negozio storico dal 1967 recita la targa.

Sofia dipendente del Centro Fiori 

«Perché dal 1967 è cominciata l’iscrizione alla Camera di Commercio», ma il negozio aprì circa dieci anni prima. «È stato il primo punto vendita dei fiori davanti al cimitero. Intorno agli anni ‘56-‘57 lo aprì la nonna di mio marito Giorgio». Nonna Albina che per vasi utilizzava i bossoli recuperati nella zona della stazione bombardata il 10 luglio del 1944. «Li andava a cercare lei». In negozio, Rosa ne conserva uno, «un pezzo di storia». Dopo nonna Albina, dietro il banco arrivò «zia Rita», poi Rosa. «Mio marito era un chimico, faceva un altro lavoro. Io ero qui sola». In suo aiuto arrivò, appena diplomata, la figlia di una cugina tuttora in negozio. Altri tempi.

Donna schietta, Rosa: «Allora, si lavorava molto, oggi, invece, è un dramma, un disastro. Noi si viveva sul fresco con i morti recenti. Fino a tre mesi dopo la morte, si metteva il fiore fresco nei vasi. Adesso, tutte cremazioni, le piastrine sono microscopiche, non mettono né vaso né luce, niente, per cui quel ricambio non c’è più. Inoltre, sono morte le clienti storiche, anziane: loro ci tenevano a differenza di figli e nipoti, che non prendono un fiore, perché ‘io ce l’ho nel cuore’. Ce l’ho qui, ce l’ho là, si vende meno». La signora Rosa ha una lamentela. Mostra il decreto del Comune, settore amministrativi cimiteriali.

Davide Monteverdi nel suo chiosco da poco rilevato

«Questa è la normativa che emettono tutti gli anni», l’ultima riga è la novità di quest’anno: ‘Dal 29 ottobre al 5 novembre è vietata la circolazione all’interno del civico cimitero di tutti i veicoli (comprese le biciclette)’. «Per noi è stato un grosso impegno, perché abbiamo dovuto portare, entro il 28 ottobre, tutti i fiori che ci hanno ordinato i clienti. Come se i fiori fossero marmo che li metti lì e loro stanno lì — spiega Rosa —. Abbiamo ciotole grosse, composizioni da mettere sulle tombe. Ha piovuto tutto il lunedì, ieri (martedì) è arrivata la tromba d’aria, tutto rovesciato. Che senso ha? Almeno gli altri anni, dalle 12.30 alle 14, se avevamo cose pesanti da portare, si poteva entrare. Così come le persone disabili che hanno il permesso per entrare in macchina. Adesso no. Ho visto persone che si sono dovute portare la carrozzella.., con i vialetti, le pozzanghere, i laghi d’acqua».

Michele Vernisi del negozio di piante e fiori in via Camporelle, vicino al cimitero maggiore di Crema


‘Un fiore cambia la giornata’ recita il cartello nel chiosco di Sofia, da sette anni dipendente del Centro Fiori. «Gli affari stanno andando bene. Si vendono tutti i fiori, anche i crisantemi, perché durano molto. Un po’ di rincaro c’è stato, entro i 50 centesimi, perché hanno rincarato anche i fornitori. A seconda della varietà uno stelo di crisantemo può costare 3,50 o 4.50 euro». Davide Monteverdi il chiosco lo ha appena aperto, rilevandolo dal vecchio gestore. «È stato chiuso un anno, mercoledì sono riuscito ad aprirlo», spiega Monteverdi che non si è inventato fiorista dall’oggi al domani. Era già nel ramo da anni. «Sono stato fortunato, perché ho aperto proprio nel momento buono. Sto vendendo e sono veramente contento. Rincari? Io ho voluto tenere un po’ i prezzi più bassi. Crisantemo, orchidee, rose stanno andando molto».


Da Cremona a Crema dove «il costo dei fiori è rimasto inalterato rispetto allo scorso anno — dice Michele Vernisi, che gestisce uno dei chioschi davanti al cimitero —. Un vaso di ciclamino va da 5 a 15 euro, un fiore reciso dai 2,50 in su». Le vendite sono andate bene, benché «le code di un tempo siano solo un ricordo. Il boom c’è stato lunedì - precisa il fiorista —, mentre negli ultimi due giorni l’affluenza è nella norma».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400