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L'ospedalino proietta Cremona nel futuro

Il concorso internazionale per la realizzazione della nuova struttura è stato vinto dallo studio italiano di Mario Cucinella, allievo di Renzo Piano, campione della ricerca della sostenibilità ambientale degli edifici. Ha firmato la cosiddetta Montagna Bianca, il Pronto soccorso del San Raffaele

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

29 Ottobre 2023 - 05:00

L'ospedalino proietta Cremona nel futuro

Avevano promesso «un’impronta ecologica pari a zero» il dg dell’Asst, Giuseppe Rossi, e il direttore del dipartimento Innovazione e Sostenibilità e Aree di sviluppo strategico della stessa azienda, Maurizio Bracchi. E il concorso internazionale per la realizzazione del nuovo ospedale è stato vinto (a sorpresa, considerando il livello assoluto della concorrenza) da uno studio italiano, quello di Mario Cucinella, allievo di Renzo Piano, campione della ricerca della sostenibilità ambientale degli edifici in una costante sfida al più attento utilizzo dell’energia e all’uso razionale delle risorse. Cucinella ha battuto la concorrenza di archistar di livello mondiale — in gara una quarantina di progetti —, segno che la sfida lanciata da Cremona di ‘inventare’ l’ospedale del futuro ha stimolato i più bei cervelli del globo terracqueo, per dirla usando una formula molto in voga qui in Italia nelle ultime settimane. Fa dunque un importante passo avanti il progetto di costruzione del nuovo ospedale di Cremona (ma anche questa definizione è limitativa, poi vedremo il perché). Partire dalla sottolineatura della valenza ecologica della struttura non è puro esercizio di retorica, ma la consapevolezza che la salute dipende in modo decisivo dall’ambiente in cui si vive. Siamo la patria dei ‘Comitati del no’: anche in questo caso è nato un movimento di opinione capace di raccogliere oltre duemila firme, che non possono essere nascoste sotto il tappeto, ma devono essere ascoltate e avere risposte. Proviamo a fornirne qualcuna sulla base dei fatti, anche perché siamo di fronte a investimento molto importante, il cui budget da chiodo a chiodo, cioè senza spese aggiuntive, è di 285 milioni di euro.

La politica si è presa tutta la responsabilità della scelta e le istituzioni hanno ascoltato a più riprese anche le ragioni degli oppositori. Che, peraltro, legittimamente non hanno cambiato opinione. Come capita nelle democrazie, i decisori hanno proseguito lungo la strada individuata. Saranno, eventualmente gli elettori a dire la parola finale, magari già in occasione delle imminenti elezioni amministrative a Cremona. Un primo punto fermo in questo senso è stato scritto in campagna elettorale per le regionali, con l’allora candidato governatore Attilio Fontana, che venne sul territorio con due impegni: costruire il nuovo ospedale e aprire l’autostrada Cremona-Mantova. Anche dalle nostre parti Fontana ha fatto il pieno di voti. Ma sarebbe un errore ‘accreditare’ il progetto al solo centrodestra. C’è anche lo zampino dell’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha dato soldi e via libera da Roma. E c’è anche il convinto sì delle amministrazioni locali, notoriamente di segno opposto rispetto al governo della Regione. Dunque non è questione di medaglie politiche da appiccicare sulle giacchette, ma di capire che cosa significa per davvero questa sfida per la sanità cremonese. «Mettiamo a gara un’idea nuova di ospedale», aveva detto al nostro Massimo Schettino il dg Rossi, spiegando che la pandemia Covid ha fatto da spartiacque tra passato e futuro nella storia dei modelli ospedalieri. Quello di Cremona sarà il primo nosocomio post-Covid in Italia. La rivoluzione culturale, se la si vuole chiamare così, sta nel fatto che l’ospedale diventa il cuore di un sistema ben più vasto, fatto anche di case di comunità e di medicina territoriale.

In questo senso è bene non limitarsi a parlare di ospedale di Cremona, ma del territorio. Sarà meta solo dei pazienti che effettivamente necessitano di monitoraggio a vista, per gli altri si prevede lo sviluppo del controllo a distanza. Non è una novità assoluta: già durante la pandemia, team del Maggiore somministravano chemioterapia a domicilio. Vuoi mettere la differenza, in termini di benessere del paziente, tra curarsi tra le protettive mura di casa o vivere la maggiore angoscia di una camera di ospedale, che per quanto ben strutturata è sempre un luogo altro rispetto alla propria quotidianità e al luogo amico? Inoltre si passa dal modello in cui è centrale il paziente rispetto al concetto di reparto: a curarlo sarà un’equipe polispecialistica, che se ne prende cura a 360 gradi. C’è chi ha definito «ospedalino» la nuova struttura. Ebbene: secondo i dati forniti dall’Asst, sono 470 i posti attualmente attivi, mentre il progetto ne prevede 554 più altri 80 collegati sul territorio. Tutte stanze singole, con la presenza di un letto per i famigliari del ricoverato (anche qui è questione di benessere del paziente). In caso di emergenze come la pandemia, dunque, i posti possono diventare un migliaio. Covid a parte, nelle nostre cronache, peraltro, non ricordiamo in passato di aver dovuto mai registrare un’emergenza ricoveri dovuta a mancanza di posti letto.

E veniamo ad altri punti sottolineati dal Comitato del no: tempi e costi. Per adeguare il Maggiore, come viene proposto, la stima è di 195 milioni con 15 anni di lavori (e presumibili conseguenti disagi per i pazienti che dovrebbero convivere con i cantieri). Serviranno invece tra i 5 e gli 8 anni per fare costruire e rendere operativa la nuova struttura, dal costo già detto di 285 milioni, prevista su un’area accanto alla vecchia, che pertanto non riceverà ‘interferenze’ dai cantieri. Uno dei presunti sprechi indicati dai contras riguarda i 30 milioni indicati come spesa per l’abbattimento del vecchio ospedale. Secondo il progetto, quei soldi serviranno non solo per quello, ma anche per il trasloco e per la sistemazione delle aree esterne, con la creazione di un ambiente più vivibile rispetto all’innegabile tristezza di quello attuale. Poter passeggiare e conversare in giardini curati e rilassanti non è forse un elemento di qualità della cura per i pazienti e di un minimo di serenità per i loro cari?

Il progetto vincente dell’architetto Cucinella verrà presentato il 30 novembre alla presenza del governatore Fontana, che in quell’occasione potrebbe anche mettere la parola fine sulla querelle relativa al riconoscimento di Dea di II livello, altro elemento di dubbio che ha alimentato il recente dibattito sulla sanità cremonese, in quanto quella ‘patente’ determina il grado di offerta reale di assistenza sanitaria. Rassicurazioni in questo senso sono già arrivate dalla Regione. Si attende l’ufficialità. Siamo tutti curiosi di conoscere i dettagli del progetto, ma avendo visto la cosiddetta Montagna Bianca, il Pronto soccorso del San Raffaele firmato dallo stesso studio, si può stare più sereni.

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