L'ANALISI
26 Ottobre 2023 - 17:57
CREMA - Un punto di riferimento per le donne con cancro alla mammella: sono in media 220 quelle che, ogni anno, ricevono una diagnosi di tumore all’ospedale Maggiore: 18 al mese. Di queste, il 68% scelgono la Breast unit di largo Ugo Dossena per farsi curare e qui portano a termine il percorso diagnostico e terapeutico. Numeri che si mantengono costanti, a testimonianza che il cancro al seno, in assoluto il più diffuso percentualmente, purtroppo non allenta la presa, ma anche a significare la qualità delle cure raggiunta dalla struttura cremasca. Nel 2022 sono state 152 le donne che si sono affidate agli oncologi dell’unità operativa del Maggiore. Quest’anno, il dato è aggiornato a fine settembre, è stata toccata quota 113 pazienti, dunque la prospettiva è di replicare i numeri degli scorsi 12 mesi.
«La nostra struttura è un luogo dove ciascuna può sentirsi accolta nel proprio percorso di cura, in ogni momento» sottolinea il direttore dell’unità operativa di Oncologia Gianluca Tomasello, da pochi mesi al Maggiore. Della Breast è responsabile il chirurgo senologo Filiberto Fayer. Alla base c’è un lavoro d’équipe, per garantire la migliore assistenza alle pazienti. Un costante confronto settimanale, per offrire alla donna una cura personalizzata. Del team fanno parte specialisti della Radiologia, Anatomia patologica, Chirurgia senologica e plastica, Oncologia, Psico-oncologia, Radioterapia e Medicina nucleare, Fisiatria, Genetica medica e Cure palliative. A fare da collante la figura dell’infermiere case manager.
«La patologia neoplastica mammaria, in questi ultimi anni, ha assunto per numerosità e impatto clinico e sociale una rilevanza sempre più grande — sottolinea Fayer —: percentualmente rappresenta il 30% di tutti i tumori femminili, di gran lunga il più frequente nelle donne». Statisticamente, una donna su otto ha la probabilità di ammalarsi nell’arco della propria vita: il trattamento prevalente è quello chirurgico (70% casi). «Tuttavia — precisa Tomasello – negli ultimi anni, per il trattamento di particolari tipologie di tumore, si è soliti far precedere all’intervento una terapia medica neoadiuvante». Lo sviluppo di nuove terapie ha infatti consentito un migliore controllo anche della malattia in fase avanzata, o addirittura metastatica. «Fondamentale — prosegue lo stesso primario — lo sviluppo di nuovi farmaci immunoterapici e a bersaglio molecolare, con i quali la sopravvivenza è nettamente migliorata e si riesce a garantire un buon controllo dello stato di malattia, offrendo qualità di vita anche nei casi più gravi».
Il primo passo per prendersi cura di sé è la prevenzione. I programmi di screening in essere consentono di intercettare precocemente il 50 per cento delle diagnosi. «Bisogna dire anche che, ad oggi, tra le donne vi è l’abitudine a tenersi monitorate semplicemente attraverso l’autopalpazione e a rivolgersi al medico in caso di anomalie — conclude Tomasello —: la ricerca fa progressi continuamente. E quindi il cancro, oggi, fa meno paura ed è più curabile. La percentuale delle pazienti che valutiamo in fase avanzata è nettamente inferiore, rispetto a quelle con una diagnosi in fase iniziale e quindi potenzialmente guaribili. E ciò, anche per merito della prevenzione».
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