L'ANALISI
CREMA: SCHIAVA DEL SESSO
24 Ottobre 2023 - 15:50
CREMA - Generalità: Sandra Mika, nigeriana di 44 anni, ma nel suo giro la chiamavano Jenny. Segni particolari: un tatuaggio che consentì agli investigatori di identificarla. Jenny è la «madame» che buttò sulla Paullese, costringendola a prostituirsi, passando all’incasso, una giovane connazionale di famiglia povera, mandata in Italia dai genitori, sperando che avesse un futuro migliore, divenuta, suo malgrado, schiava del sesso, da gennaio del 2017 all’estate del 2018, infine salvata «dal camper di un’associazione» che la tolse dalla strada. Accusata di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, «madame» Mika oggi è stata condannata a 4 anni e 6 mesi di reclusione, la stessa pena chiesta dal pm Alessio Dinoi. L’avvocato che l’ha difesa, Cesare Grazioli, non sa dove sia finita Mika. In aula non si è mai vista, a differenza di Bridge, la vittima, che vive a Roma in una struttura protetta insieme al marito e alle sue bimbe. A febbraio scorso, si era presentata ai giudici per raccontare quell’anno e mezzo di inferno.
La passione per lo studio, il sogno di potersi diplomare in Italia, la strada, invece. «Nel 2014, mia madre aveva incontrato una signora che cercava persone da portare in Italia per lavorare. Ma io le dissi: ‘Non mi va, sono troppo piccola’». Nel 2016 è arrivata la seconda proposta. Stavolta, Bridge ha accettato. Ma doveva sborsare un mucchio di soldi: ben 25mila euro. «Prima di partire non ho dato nulla. Una volta in Italia, ho dato 6.050 euro come acconto». Come è arrivata in Italia? «Sono partita dalla Nigeria, il primo tratto l’ho fatto in auto», poi la ragazza è salita su un camion «coperto con il telo, perché non ci dovevano vedere». In Libia è saltata su un barcone approdato sulle coste siciliane. «Mi hanno portato in un campo a Partinico». Bridge ci è rimasta tre mesi. Infine, il viaggio verso in pullman per Milano. Stazione Centrale il capolinea. «Sono venuti a prendermi la signora e suo fratello. Mi hanno portato a Mantova. Ero contenta di lavorare, ma non sapevo quale lavoro». Lo scoprirà subito: la strada.
«Genny mi ha portato vestiti trasparenti, ma erano troppo trasparenti». Si è portata le mani al petto, Bridge, mentre lo raccontava. «Mi ha fatto cambiare in bagno e mi ha detto: ‘Non vieni qui in Italia a dormire, ma a lavorare’. Ed io: ‘Quale lavoro?’». Bridge si è trovata sulla Paullese, un pezzo di legno per accendere il fuoco e scaldarsi, i preservativi in borsa, il cambio d’abiti tra l’erba. Genny le aveva dato il tariffario: «In auto 20-30 euro; 150-200 in motel. Io guadagnavo 150 euro a notte e li davo tutti a lei, perché dovevo pagarmi il viaggio. La prima sera mi aveva colpito con un bastone di legno sulle gambe, perché io dovevo dare il mio corpo non ai nigeriani». Sulla strada Bridge aveva incontrato altre ragazze. «Erano tutte truccate. Una mi ha detto: ‘Sei nuova?’. ‘Sì’. ‘E allora capirai, perché tutte qui arrivano per fare la baby sitter, ma fanno le prostitute’».
«Madame» le ha insegnato il mestiere. «Io dovevo salire in auto e guardare quello che faceva con i clienti. Questa ‘pratica’, chiamiamola così, è durata due settimane, poi lei non è più venuta». Da Mantova il trasloco a Crema. «Questo lavoro è durato un anno e sei mesi. E poi è arrivato un camper di un’associazione e mi ha portato via».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris