L'ANALISI
24 Ottobre 2023 - 05:30
CASALBUTTANO - «Lui pretende sempre tutto, come gli preparo la pizza non va bene, se faccio la carne lessa non gli piace, se condisco l’insalata sbaglio». Si stuzzicano ancora spesso e volentieri Giacomo e Pierina, 94 anni lui, 91 lei. Eppure si vogliono un bene dell’anima, basta guardare come si illuminano i loro occhi quando uno parla dell’altra. E se gli chiedi di darsi un bacio non ci pensano due volte. L’occasione speciale c’è stata domenica mattina, quando la coppia, che vive al civico 13 di via Torre della Norma, a due passi dalla caserma dei carabinieri, ha festeggiato i 68 anni di matrimonio. Portano l’anello infatti dal lontano 22 ottobre 1955 quando se lo sono scambiati davanti al parroco di Monasterolo, frazione di Robecco. Traguardo da primato, onorato con la messa celebrata nella cappella dell’ospedale Maggiore di Cremona (da esterni, non certo da ospiti) dal cappellano don Maurizio Lucini e poi con un pranzo in compagnia dei figli Giorgio e Manuela. Hanno scelto questa chiesa perché durante la sua lunga vita Pierina ha avuto bisogno tante volte dei dottori, ha affrontato tante battaglie e le ha sempre vinte tutte. Insomma una storia d’amore che fa notizia eccome in un’epoca nella quale gli ufficiali dello stato civile registrano più divorzi che matrimoni.
«Ci siamo conosciuti nel 1953 – attacca Pierina, che di cognome fa Domaneschi – nel bar dove lavoravo, lui è venuto a trovarmi lì a Gallarano, tra Corte de’ Cortesi e Robecco dove abitavo, ma siccome non era sicuro, ha chiesto informazioni all’oste e lui gli ha detto che ero una brava ragazza; avevo 18 anni non 91 come adesso. Poi è andato militare un anno e mezzo e non c’erano i telefoni, mi mandava un bigliettino una volta tanto. Alla fine ci siamo sposati e mi sono trovata in casa la cognata ancora ragazza, il suocero , la suocera e noi due ». «Sì – la interrompe Giacomo (Bertozzi all’anagrafe) - le ho chiesto io di sposarci, altrimenti l’avrei lasciata, perché mi ero stancato di andare avanti e indietro in bicicletta da San Vito dove abitavo fino a Gallarano, perché c’erano 7 chilometri, andavo a trovarla di giorno perché alla sera avevo paura di girare sugli argini. Le ho regalato l’anello e abbiamo deciso».
Giacomo ha fatto il contadino per una quindicina d’anni badando anche ai cavalli, poi ha lavorato in una ditta di ceramica e prima di godersi il meritato riposo, a Belvedere in un’azienda di lavorazione del grasso animale. Pierina, invece, ha sempre fatto la domestica e per qualche tempo la cameriera al ristorante ‘Il Corazziere’ di Casalbuttano, dismesso da anni. «Sono andato in pensione nel 1980, avevo 51 anni – continua Giacomo - perché c’era la legge che chi aveva 35 anni di contributi poteva andarci, allora ho fatto i miei conti, sono andato all’Inps e gli ho detto se era vero o era una bufala; mi hanno detto di sì e allora ho fatto la richiesta».
Non poteva mancare la domanda su pregi e difetti di questa coppia speciale… «Giacomo ne ha tanti di difetti – spiega Pierina - non è mai contento, è sempre arrabbiato e non mi vuole tanto bene. E’ pretenzioso, comanda sempre e una volta mi ha detto persino che sono la sua badante e io gli ho risposto subito di no!». «Parla sempre lei – replica Giacomo - io sono contento di mia moglie, nella vecchiaia c’è sempre qualcosa che non va, ma io non sono come quelli che litigano e poi uno va di qua e l’altra va di là, si sta ancora insieme, un giorno si litiga un altro no, ma sono tutte cose di giornata».
Interviene anche la figlia Manuela: «Una sera sì e una no andiamo da loro a giocare a carte, prima a briscola e poi a scopa a dieci carte e mio papà è molto concentrato, si ricorda tutte le carte perché vuole sempre vincere».
A proposito, regista della festa è stato Marcello Berbenni, per tutti lo zampognaro di Casalbuttano. Domenica però ha suonato l’organo alla messa. E alla fine, quando ha fatto sprigionare le note della marcia nuziale, la memoria ha ripescato i ricordi sempre nitidi di quel 22 ottobre del 1955.
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