L'ANALISI
22 Ottobre 2023 - 19:06
SONCINO - «Un grande successo, siamo davvero felici. Il meteo ci è stato amico e il paese si è riempito di visitatori già dal primo mattino. Per i dati bisognerà aspettare ancora un po’. Uno, però, c’è già. Gli ‘assaggini’ di radice e salamella erano più di mille: di pomeriggio non c’erano più». Così Giuseppe Cavalli, consigliere Pro loco e responsabile del Museo della Stampa in merito alla cinquantasettesima Sagra delle Radici, la prima nella storia del borgo medievale ad avere il Marchio di Qualità Unpli, concesso solo alle manifestazioni storiche più importanti d’Italia.
E anche la prima, cosa non da poco, a vantare la sfilata e lo spettacolo dei Gioppini di Bergamo, uno dei gruppi folkloristici più famosi del Belpaese, raramente lontani dalle Orobie. Migliaia gli avventori. Quanti lo si scoprirà a breve, conteggiando il consumato. Una festa magica, con un’atmosfera d’altri tempi.
Per numeri, almeno a prima vista, e per organizzazione, revival di quella stessa kermesse che negli anni ’90 aveva fatto innamorare tutta l’Italia entrando nel gotha dei grandi eventi cremonesi, giocando ad armi pari (unica) col torrone e il marubino. Un aspetto che, nei festeggiamenti post riuscita, potrebbe passare inosservato, è invece da evidenziare: c’erano, sì, 110 banchi dalle Alpi alla Sicilia ma, soprattutto, tutti i negozi di Soncino erano aperti e propositivi.
Qualcuno anche con menù, offerte, prodotti o sconti ad hoc. E questo, in una cittadina che ancora oggi è orfana di un’associazione dei commercianti, è un bel trofeo nel palmares della Pro loco. Alle radici insomma, anche dopo 57 anni, ci tengono davvero tutti. Però non è finita qui: sarà pure una verdura da contorno e un’erba officinale quella che oggi produce solo Roberto Bosio, con la sua Oroverde. Ma questo lo si sapeva già. Nel 2023 si è poi scoperto che è in definitiva un collante del paese: hanno lavorato tutti, bene, e divertendosi. La lezione? Che si può davvero vivere di tradizioni.
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