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CREMONA

Già condannato per maltrattamenti in famiglia, in carcere per stalking

Persona "estremamente pericolosa". Ha cercato moglie e figlie ovunque. In maniera ossessiva. Ha minacciato i parenti e persino le maestre delle bambine di 10 e 4 anni

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

19 Ottobre 2023 - 10:39

Già condannato per maltrattamenti in famiglia, in carcere per stalking

CREMONA - Ha cercato moglie e figlie ovunque. In maniera ossessiva. Ha minacciato i parenti e persino le maestre delle bambine di 10 e 4 anni, convinto che non gliele facessero vedere. “Cremona si ricorderà di me, perché brucio tutto”. Marito e padre “estremamente pericoloso”, l’uomo, 40 anni, albanese già condannato lo scorso giugno a 8 anni e 6 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e per aver ripetutamente abusato sessualmente di sua moglie. In attesa che la sentenza diventasse definitiva e che finisse in carcere, lo straniero è stato arrestato e portato in cella, stavolta accusato di stalking.

Il quarantenne fa il muratore, per lavoro gira l’Italia. I poliziotti della Squadra Mobile diretta dal commissario capo Marco Masia, gli hanno dato la caccia dappertutto. Ieri lo hanno trovato in città e gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta del pm Chiara Treballi. Persona “estremamente pericolosa”, hanno ribadito gli investigatori della sezione specializzata nelle violenze di genere e nei reati contro le fasce deboli.

La prima indagine sui maltrattamenti e per violenza sessuale è scattata agli inizi del 2022, quando la moglie, 32 anni, terrorizzata, si è presentata in Questura per denunciare quell’uomo “così gentile” quando lo conobbe, poi diventato un “padre-padrone”, un marito geloso che dal 2017 ha reso un inferno la vita familiare. Ha offeso la moglie davanti agli amici e ai parenti: “Non fai un…, ti fai solo mantenere, sei la mia schiava” . L’ha segregata in casa, le ha rotto lo smartphone per isolarla. L’ha minacciata di morte: “Sei la rovina della mia vita, tu sei mia, non uscire senza di me, altrimenti ti ammazzo. Ti faccio ammazzare, ti butto nel Po”. L’ha presa a botte, a calci, a pugni, le ha sbattuto la testa contro il muro, riempendola di lividi, ma lei “per paura”, non si è mai recata al Pronto soccorso. L’ha violentata di continuo, perché “tu sei mia, devi fare tutto quello che voglio io, sennò, ti butto fuori casa e ti faccio togliere le figlie”. Ha abusato della moglie anche davanti alle figlie. “Papà, basta!” gridava la più grande. “E tu, mamma, fai quello che vuole così non urla più”.

Dopo la querela, mamma e figlie sono state allontanate dall’abitazione, portate al sicuro in una comunità. Volevano solo essere lasciate in pace, fare una vita tranquilla, uscire per fare le commissioni, andare al parco a giocare, mangiare un gelato con le amiche.

Nel timore di incrociare il quarantenne violento, uscivano di rado, “scortate” dall’educatrice della comunità. A scuola, le insegnanti avevano trovato un escamotage: facevano entrare le bimbe da una porta secondaria. Ma il padre violento non ha mai smesso di cercarle, a scuola, nei parchi, presso i familiari, anche dopo la pesante condanna. Ora è in galera.

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