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SCUOLA: LE INSIDIE DEL FUTURO

L'intelligenza artificiale, ‘rivoluzione’ da gestire

Compiti e tesi con ChatGpt? La riflessione della filosofa Gancitano tra rischi e opportunità

Nicola Arrigoni

Email:

narrigoni@laprovinciacr.it

16 Ottobre 2023 - 05:00

L'intelligenza artificiale, ‘rivoluzione’ da gestire

CREMONA - I compiti a casa sono destinati a non avere più senso: a farli non saranno gli studenti, ma ChatGpt, l’intelligenza artificiale generativa. Già accade. Tanto che negli atenei è scattato l’allarme per le tesi e le ricerche, anche quelle compilate da Chat Gpt. Allora, ecco che pensare di vietare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale non ha senso: è già fra noi. E divide: c’è chi chiede normative ad hoc — è accaduto proprio per l’intelligenza generativa di testi e immagini — e chi considera l’intelligenza artificiale la panacea di tutti i mali. Di questo e molto altro si parlerà al teatro Monteverdi domani alle 17 con la filosofa Maura Gancitano, inaugurando l’ultimo anno de Il Tempo Ritrovato, il progetto pedagogico ed educativo del Comune e della Rete degli istituti comprensivi di Cremona (capofila l’istituto comprensivo Cinque) rivolto a bambini, ragazzi, docenti, educatori, genitori e cittadini.

La filosofa Maura Gancitano

La sua conversazione si intitola ‘L’intelligenza artificiale come Pharmakon’: perché il riferimento all’idea di phàrmakon, voxmedia che indica al tempo stesso veleno e rimedio?
«Il concetto del Pharmakon è legato a Platone, che lo usava riferendosi alla scrittura, intesa come una tecnica, una tecnologia diremmo oggi, che rischiava di mettere a repentaglio il sapere, ma al tempo stesso uno strumento innovativo che permetteva e permette di trasmettere la conoscenza».

Da qui il doppio valore di farmaco: ciò che cura e che uccide. Come Platone guardava con sospetto alla scrittura, così oggi noi guardiamo, preoccupati, all’intelligenza artificiale.
«Non dimentichiamo che poi Platone ha scritto oltre quaranta dialoghi, anche se temeva la scrittura».

Venendo all’AI e alla tanto temuta ChatGpt: cosa ne pensa?
«L’intelligenza artificiale è destinata, e in alcuni casi già lo fa, a cambiare la nostra vita. Gli scenari sono imprevedibili: possono tingersi di tinte fosche, per alcuni aspetti; ma anche, per altri, di inaspettati sviluppi e progressi per la vita di tutti».

Gli aspetti positivi?
«L’intelligenza artificiale può migliorare i processi: basti pensare a quello che già sta accadendo in ambito sanitario. L’AI può gestire moli incredibili di dati ed elaborarli in tempi brevi, arrivando a soluzioni inattese. Certo, quei dati devono essere forniti e a fornire le conoscenze e le informazioni sono gli uomini».

Tutto ciò ha comunque risvolti difficilmente immaginabili.
«Qui arriva l’aspetto negativo. Confartigianato ha stimato che l’Intelligenza artificiale farà perdere nei prossimi 15 anni almeno otto milioni di posti di lavoro».

E quindi?
«Quindi dobbiamo cominciare a gestirla, dobbiamo iniziare a parlarne approfonditamente per conoscerne davvero le potenzialità, senza inutili battaglie proibizioniste. Come ogni strumento tecnico, sta a noi gestirne le potenzialità e la pervasività».

Anche se in questo caso la questione sembra più complessa.
«E lo è. Faccio un esempio: nei giorni scorso ho incontrato un gruppo di studenti delle medie e ho chiesto in quanti usassero ChatGpt, circa il 50%. Ho fatto la stessa domanda in un seminario per insegnanti è la percentuale era del 3%».

Al Monteverdi parlerà proprio a una platea di insegnanti.
«È di pochi giorni fa la notizia che in Australia si è dato il via all’introduzione dell’uso dell’AI in classe. La soluzione sta nel gestire il fenomeno, nel conoscerlo e nell’essere consapevoli che non tutto quanto genera ChatGpt è attendibile, non è un oracolo a cui riferirsi per avere risposte certe».

Cosa intende dire?
«In campo accademico ci sono software che evidenziano dove l’AI usi fonti false o inventate. Si tratta di software che vengono usati per capire se la ricerca o la tesi sono state realizzate con l’intelligenza artificiale. Siamo noi a dare i dati, a fare le domande giuste per ricercare informazioni. L’intelligenza artificiale ci facilita nei processi, nella ricerca, nel reperimento delle informazioni, ma ad indirizzarla e a guidarla, ad educarla mi verrebbe voglia di dire, siamo sempre noi. Con le nostre domande, le nostre curiosità e il nostro pensiero».

Eppure c’è chi pensa che ChatGpt ragioni come noi...
«E così non è. L’Intelligenza artificiale ci propone lo status quo, a tal punto che nei testi e nell’elaborazione generativa è possibile cogliere stereotipi del nostro vivere. Altre cose sono le reti neurali del nostro cervello. Chat GPT cerca informazioni in base alle parole che forniamo, quando poniamo le domande. Riconosce alcuni elementi e si muove di conseguenza. Il nostro cervello lavora in maniera differente: inventa e non si limita a rielaborare».

La soluzione ai timori crescenti qual è allora?
«Ogni volta che si è introdotto uno strumento nuovo, la paura ha cercato di limitare la portata innovativa del nuovo strumento. Bisogna imparare a conoscere l’intelligenza artificiale, non rinunciare ai processi. E, soprattutto a scuola, utilizzarla come sostegno ai processi di apprendimento e non come scorciatoia. È questo il modo per portare dalla nostra parte l’Intelligenza artificiale».

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