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Picchiato e rapinato in treno, non sono loro: assolti in due

La giovane vittima del pestaggio aveva bevuto: contraddizioni nella descrizioni degli aggressori

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

10 Ottobre 2023 - 17:38

Picchiato e rapinato in treno, non sono loro: assolti in due

Nella foto di repertorio, un agente della Polfer in servizio

CREMA - Di Gabriel, il suo avvocato Benedetta Pavesi dice: «Oggi ha un lavoro stabile, un contratto a tempo indeterminato e una relazione. Ha una compagna da due anni e mezzo. Non ha più frequentazioni ambigue, ha cambiato vita». Di Manuel, detenuto «per altra causa», il suo avvocato Paolo Vezzoni afferma: «Non è uno stinco di santo, altrimenti non sarebbe in carcere, faceva parte del ‘gruppone’ ma non era uno dei tre entrati nel vagone». Gabriel e Manuel non erano due di quei tre giovanotti violenti che, all’alba del 2 dicembre 2018 — sul vagone del treno preso in stazione a Crema — aggredirono e portarono via il portafoglio con 95 euro, lo smartphone e la cintura a un coetaneo di 20 anni, casa nella Bergamasca, di rientro da una serata al Magika, la discoteca alle porte di Bagnolo Cremasco.


Nel processo con rito abbreviato, Gabriel e Manuel, oggi, sono stati assolti dai reati di rapina aggravata e lesioni con formula piena «per non aver commesso il fatto». Il pm aveva invece chiesto al Tribunale di condannarli ciascuno a 4 anni, 2 mesi di reclusione e a 2mila euro di multa. Aggressione e rapina ci furono, è fuor di dubbio, ma la vittima che in discoteca, per sua stessa ammissione, aveva bevuto «cinque drink», non è risultata attendibile. Troppe contraddizioni nelle descrizioni dei suoi aggressori fatte prima nella querela, quindi nella sua testimonianza in aula il 29 novembre scorso, quattro anni dopo le botte e la rapina.

Il palazzo di giustizia di Cremona, dov’è stato celebrato il processo sulla rapina in treno 


I fatti. Il primo dicembre del 2018 è sabato. Il ventenne trascorre la serata al Magika, poi con la navetta raggiunge la stazione di Crema dove c’è un gruppo di una quindicina di ragazzi. Il ventenne sale sul treno: linea Crema-Treviglio. Si accomoda in un vagone ed è solo sino a quando fanno irruzione in tre. Uno dei violenti lo accusa di avergli rubato lo smartphone. «Uno stratagemma», secondo il pm. Perché il giovane diventa davvero il bersaglio dei rapinatori. Nella querela successivamente presentata alla Polfer di Treviglio, racconta di essersi preso dei pugni alle costole, di essere stato immobilizzato sul sedile, mentre al processo la spiega diversamente. E cioè che a furia di prendere pugni «in faccia», si è accasciato.


All’epoca, la vittima riconosce in Gabriel e in Manuel due dei suoi aggressori. «Quando ho detto agli amici del mio gruppo cremasco che cosa mi era successo, loro mi hanno raccontato che c’era un gruppo di ragazzi lodigiani che andava al Magika per disturbare e sono usciti i nomi. Quando li ho cercati su Istragram, li ho riconosciuti». E li riconoscerà anche tra le foto dell’album confezionato da chi ha indagato. Ma c’è un ma. Degli imputati, in querela la vittima dà un’altezza, al processo ne dà un’altra: un metro e 70 diventano un metro e 80. E ancora, in querela dice che uno degli accusati indossava un giubbotto di un colore, in aula di un altro colore: bianco, nero. E così via. Tutte «contraddizioni» e «lacune», sottolineate dai difensori di Gabriel, che all’epoca dei fatti era appena diventato maggiorenne, e di Manuel.


«Qui, la persona offesa ha descritto soggetti diversi da quelli descritti in querela, quando la sua memoria era più fresca», ha evidenziato Vezzoni. Insomma, soggetti diversi dagli imputati.
Quando parte l’indagine, gli inquirenti guardano le telecamere in stazione, ma i filmati non sono di aiuto, perché «si vedono semplicemente gruppi di persone», ha sottolineato l’avvocato Pavesi, che sulla inattendibilità della vittima che «era ubriaca, non alticcia, ma ubriaca», cita la giurisprudenza, richiama una sentenza del Tribunale di Vicenza e ancora la Cassazione penale del novembre 2021.
Il focus è sulla veridicità di una persona offesa alterata. «Si chiede che la testimonianza della persona offesa venga esaminata alla luce del fatto, che fosse ubriaca». I due giovani imputati sono stati assolti con formula piena. Il Tribunale si è preso sessanta giorni per depositare la motivazione della sentenza.

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