L'ANALISI
07 Ottobre 2023 - 05:30
medico Gabriel, l’infermiere Dickson, Maria Contini e Beatrice Bortolus
CREMONA - Il 2023, almeno inizialmente, per lei è stato l’anno dei dubbi sul futuro e delle difficoltà nel proseguimento del percorso di studi intrapreso, fino a quando un’esperienza di un mese in Tanzania le ha permesso di cambiare completamente prospettiva: Maria Contini ora sa con certezza che vuole fare l’infermiera, ha appena iniziato il terzo anno accademico e sta già pianificando il ritorno in Africa.
A raccontare il suo sogno e i suoi trenta giorni nelle sale operatorie del Consolata hospital di Ikonda è proprio la giovane cremonese, che compirà 22 anni fra poche settimane. Come spesso accade, la bella avventura è stata preceduta da un brutto momento: «Tutto è partito con una bocciatura, che mi ha bloccato l’accesso al terzo anno della facoltà universitaria in Infermieristica, che sto affrontando a Milano presso l’Humanitas — spiega —. E così, io che mi ero trasferita proprio nel capoluogo lombardo, sono stata costretta a fermarmi per un anno e a tornare a Cremona vista l’impossibilità di frequentare le nuove lezioni. Ero davvero giù di morale. Avendo più tempo libero a disposizione ho deciso di lavorare come cameriera al Golf club. Ed è proprio lì che ho iniziato a maturare un’idea: l’esperienza di volontariato in un ospedale africano».
Fra il dire e il fare in questo caso c’è stato di mezzo un oceano: «Ho provato a contattare qualche associazione, ma i requisiti richiesti per unirmi a loro erano parecchi fra cui un titolo di studio in infermieristica già conseguito. Poi grazie ad un parroco cremonese che era stato in Africa ho preso contatti con un anestesista che lavora a Cremona e che era stato volontario. Lui mi ha a sua volta messa in contatto con una infermiera italiana che vive là da anni, ma in quel periodo si trovava in Italia per il parto. Insomma, una lunga catena di contatti che alla fine mi ha portato al medico veneto Giuliano Novaretti».
L’ortopedico di Portogruaro, 77 anni, da tempo si reca periodicamente in Tanzania per prestare servizio volontario e ha accettato di portare con sé Maria.
«Con noi anche un’altra ragazza che studia infermieristica, Beatrice — continua il suo racconto, la cremonese —. Siamo stati ad Ikonda da inizio agosto ad inizio settembre, presso un ospedale missionario fondato dai Padri consolati. Che dire… è stata un’esperienza semplicemente bellissima. Ho imparato tanto e ho capito che questo è il mio futuro. Sono stata prevalentemente in sala operatoria, come strumentista, affiancando il dottor Novaretti e i medici del posto, a loro volta molto preparati. Ho assistito prevalentemente ad operazioni per l’impianto di protesi, che abbiamo portato dall’Italia. Il mese in Tanzania mi ha spronato ad impegnarmi ancora di più e so che, subito dopo la laurea, voglio tornare là».
‘Bellissima’ non è però sinonimo di ‘facile’. Maria spiega infatti che entrare in contatto con storie di vita complesse l’ha molto segnata: «In Tanzania non c’è sanità pubblica e così all’ospedale arrivavano persone prive di mezzi economici, che magari avevano camminato per giorni in condizioni estreme. Fra i pazienti che ho avuto modo di conoscere mi ha colpito molto la storia di una mia coetanea con un’infezione ossea, contratta a partire dai sette anni di età. Non l’ha mai potuta curare e così quando è arrivata in ospedale la situazione era già molto compromessa: l’unica cura possibile proposta dai medici, per mettere un freno alla malattia e al dolore, è stata l’amputazione delle gambe. Mi ha colpito anche la storia di una signora che per sei mesi ha atteso a letto, senza riuscire a muoversi, una protesi all’anca. Purtroppo né la prima operazione né la seconda sono andate bene, serviva una protesi più grande che però non avevamo. Ricordo il pianto disperato della donna quando le abbiamo spiegato la situazione, ma ricordo anche gli occhi pieni di speranza — conclude la 22enne — quando io stessa sono corsa a dirle che forse un medico specializzato spagnolo avrebbe potuto aiutarla».
Maria ha anche avuto modo di conoscere la popolazione locale: «Non dimenticherò la loro capacità di essere felici con poco. Il loro motto è ‘Oggi è in mio possesso, domani è in possesso di Dio’. Da tutti ho imparato tanto e, anche se non so dove eserciterò la professione di infermiera dopo la laurea dell’anno prossimo, so che vorrei tornare in Tanzania qualche mese ad aiutarli».
Maria ora ha potuto iniziare le lezioni dell’ultimo anno, studia e lavora sodo pensando spesso a medici e infermieri conosciuti in estate. Pensa anche ai tanti amici che ha trovato in Africa, come la piccola Elisa alla quale ha regalato la maglietta del Golf club di Cremona. Con una promessa: tornerà presto. Da infermiera a tutti gli effetti.
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