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IL CASO

Ex amante in aula: «Non sono uno stalker»

In tribunale il racconto dell’imputato. E un teste a difesa: «Mi hanno inviato una lettera anonima»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

05 Ottobre 2023 - 09:15

Ex amante in aula: «Non sono uno stalker»

Il tribunale di Cremona

CREMONA - «Ieri sera mi è arrivata una lettera anonima con minacce a non comparire, che avrebbe indagato me, la mia famiglia. L’ho trovata nella cassetta. La leggo: ‘Ti stai chiedendo chi sono... devi testimoniare per... lascia che si sbrigli le sue rogne… Ti stai mettendo nei casini…. Fai come c... vuoi...». Il colpo di scena arriva quando in aula la difesa chiama a testimoniare l’amico e collega di lavoro di un uomo accusato di aver stalkerizzato l’ ex amante (imputato e presunta vittima, lei parte civile, avevano avuto una relazione clandestina). «Di questa convocazione qui, che io sono qua non lo sa né la mia compagna né i miei figli né gli amici né i colleghi», assicura il teste minacciato dall’anonimo che, poi, si recherà a presentare una denuncia contro ignoti. Lo farà dopo aver raccontato al giudice di essere amico da anni dell’imputato, di essere «a conoscenza» che «i due si vedevano: lui mi diceva che aveva questa amicizia con questa signora, che spesso e volentieri lei aveva bisogno della sua presenza». Di averli visti «prima del Covid una sera in un ristorante a Piacenza» e che «la relazione penso sia durata anni, non so quando è terminata».

Il testimone si congeda, si accomoda l’imputato. Assistito dagli avvocati Eliana Valdameri e Luca Curatti, è il giorno della sua difesa. Nega di aver pedinato l’ex amante fin sotto casa, di averla seguita in auto, nega i testa coda quando la incrociava, nega di averla aggredita un giorno a pranzo. La verità dell’imputato offre il quadro di una relazione «altalenante», di lei che «diceva basta, ma poi cambiava idea e tornava indietro». Lui la chiama «la dottoressa» l’ex amante conosciuta 37 anni anni prima, nel 1986, quando «abbiamo avuto una storia, ma breve, com’è nata è finita, ci siamo lasciati o, meglio, persi di vista». Trent’anni dopo, una casualità li fa incontrare. È sposata lei, è sposato lui. Lei gli dà il numero, un paio di settimane dopo lui la chiama «per fare due chiacchiere e da lì cominciamo a sentirci frequentemente». Racconta: «La dottoressa mi ha chiesto di portarla in aeroporto. Durante il viaggio mi ha raccontato tutte le sue cose di famiglia».

Lui mette le cose in chiaro: «Però non coinvolgiamo le famiglie. Lei mi ha detto ‘sì’. Mi ha invitato a cena a casa sua una sera. Il marito e la figlia erano all’estero. Ci siamo poi messi sul divano, lei si è allargata molto. Io continuavo a spostarmi, poi il divano è finito. Sì, abbiamo avuto un rapporto». Racconta la «routine» della relazione scandita dalle «regole dettate dalla dottoressa: potevamo vederci a mezzogiorno, il giovedì e il venerdì al pomeriggio, il fine settimana assolutamente no. Andavamo a casa sua, altrimenti in un motel in provincia di Piacenza».

Tra le accuse c’è quella di avere un giorno aggredito la donna in auto. «Quel giorno - spiega l’imputato -, lei come al solito ha lasciato la sua auto ed è salita sulla mia. Aveva problemi alle gambe, ai piedi. Il dottore le aveva detto di stare un po’ a dieta. Siamo andati in pizzeria. Lei ha ordinato una pizza e una birra media. Mi sono permesso di dirle: ‘Prendi la birra piccola’. Ho fatto scattare in lei una rabbia furiosa, non ha più detto niente. Sono arrivate le pizze, lei non ha mangiato». In auto lei l’ha picchiata? «Non mi sono sognato di picchiarla».

Una «routine altalenante» con la donna che a giugno del 2020 vuole troncare la storia. «Le tue insistenze mi fanno stare male, questa è una ossessione», è uno dei messaggi inviati all’imputato. «Sì, capitava che mi dicesse così, era altalenante, a volte mi diceva così, a volte mi cercava lei», si difende lui. Insomma, «lei cambiava idea e tornava indietro». Eppure, ci sono messaggi chiari della ex: «Basta!». Ma lui dopo il 19 giugno insiste. È un punto su cui l’imputato viene incalzato sia dall’avvocato di parte civile, Ilaria Ceriali, che gli legge alcuni messaggi, sia dal giudice. «Come finisce la relazione?», rilancia il magistrato. «Non ci siamo più visti. Sì, ho cercato di mettermi in contatto per capire che cosa volesse. Sì, per me era chiusa, ma io volevo capire che cosa volesse da me. In questa storia, non ho mai capito dove lei volesse arrivare».

La sentenza sarà emessa il 24 gennaio prossimo. Intanto, ieri il difensore Curatti ha prodotto una gran quantità di messaggi che gli ex amanti si scambiarono.

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