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LA STRANA COPPIA GRIGIOROSSA

Si rivedono dopo 46 anni in una sala operatoria

Natalini da tifoso a medico anestesista, Minini da centrocampista della Cremo a paziente

Elisa Calamari

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05 Ottobre 2023 - 05:20

Si rivedono dopo 46 anni in una sala operatoria

CREMONA - Nella stagione calcistica 1976/1977 la Cremonese ha ottenuto la promozione in serie B e l’allora 13enne Giuseppe Natalini aveva un idolo indiscusso: il centrocampista Bruno Minini, che di anni ne aveva 21 e che uno giorno gli ha concesso il tanto desiderato autografo. Diversi anni dopo quel primo incontro sul campo verde, i due si sono ritrovati per caso e sono diventati amici, dandosi appuntamento di domenica allo stadio. Nei giorni scorsi, però, un incontro totalmente diverso: in sala operatoria, dove Natalini è stato l’anestesista di Minini.


A raccontare l’insolito intreccio delle vite, autorizzata dai protagonisti, è Elena Vavassori, medico anestesista-rianimatore all’ospedale Poliambulanza di Brescia dove è stato appunto ricoverato l’ex calciatore: «Ho ascoltato questo episodio dell’autografo mentre mi trovavo in blocco operatorio. Bruno doveva affrontare un intervento chirurgico e Beppe era il suo anestesista». Per entrambi, sorrisi ed emozioni prima che l’anestesia facesse effetto e che tutto si concludesse per il meglio. Ora quindi sarà Bruno a trovare la firma di Giuseppe: nella sua cartella clinica».


Riavvolgendo il nastro del racconto, si va indietro di ben 46 anni. Quando Natalini, oggi primario dell’unità operativa di Terapia intensiva polifunzionale del nosocomio bresciano, «amava già il calcio, con la Cremonese nel cuore». L’adolescente non si perdeva una partita, non badava al freddo e alla nebbia di alcune domeniche né si sentiva addosso la pioggia delle giornate grigie della Bassa. Una dedizione premiata dai risultati, perché quell’anno la Cremonese vinse appunto il campionato: dalla serie C alla serie B. Fu una grande festa per tutti. Invasione di campo e giocatori circondati dai tifosi: lacrime, complimenti, pacche sulle spalle, abbracci. La forte emozione non impedì a Giuseppe di avvicinarsi timidamente al suo idolo, ottenendo il sospirato autografo. I loro sguardi si incrociarono, entrambi con gli occhi lucidi, felici per un traguardo che li ripagava di tutto.


«Poi sono passati gli anni, molti anni, ma il tempo può essere amico – continua il racconto della dottoressa Vavassori –. E un amico comune infatti li ha presentati». All’inizio una stretta di mano normale: «Ciao, sono Beppe»; «Ciao, sono Bruno». Poi la consapevolezza, almeno per Natalini, di essersi già incontrati. Lo stesso stupore e il sorriso dei 13 anni ha illuminato il viso di chi era ormai diventato grande: davanti a lui c’era proprio l’idolo di gioventù, quello dell’autografo tanto desiderato. E così è inevitabilmente scattato il ricordo di quel giorno, della festa per la promozione, che non è sembrata poi così lontana.

Beppe e Bruno si sono presto confidati che la passione grigiorossa era rimasta immutata, così sono diventati amici e si sono anche ritrovati spesso allo Zini. Ora Natalini è medico, Minini è ristoratore. Prima di essere di nuovo vicini in tribuna alla prossima partita della Cremo, nei giorni scorsi lo sono appunto stati nella sala operatoria della Poliambulanza. E questa volta è stato il calciatore a doversi fidare del tifoso. Che ha ripagato la fiducia di quel maggio 1977: una promozione differente, ma comunque un successo.

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