L'ANALISI
03 Ottobre 2023 - 05:20
Il Duomo di Cremona
CREMONA - Sembrerebbe un argomento solo tecnico, il Pgt. Nemmeno appassionante, in fondo: carte, planimetrie, misure. E il territorio diviso a spicchi sulle mappe: di qui l’area commerciale, di la la zona industriale; e oltre, vietato costruire ancora. Noia da ufficio. E invece, è proprio sul Piano di governo del territorio, lo strumento che declina la visione strategica sul futuro della città, che la politica si accapiglia. Veleni, nei giorni scorsi: prima, lo scontro in consiglio comunale dopo l’approvazione della variante; e subito dopo, Carlo Malvezzi (Forza Italia) all’attacco frontale. Poi la maggioranza compatta che ribatte, Roberto Poli (Pd) che replica.
E il vicesindaco, Andrea Virgilio, sotto attacco e all’attacco: bersaglio e arciere. Polemiche ancora adesso. Le rinfocolano Alessandro Zagni, capogruppo in consiglio comunale di FdI, e Federico Fasani, consigliere azzurro. Ragionano della Cremona di domani, nelle loro riflessioni: lungo lo sguardo, larga la prospettiva, ampio il respiro delle valutazioni. Ma la traiettoria che si intuisce potrebbe in realtà essere più corta: le elezioni a primavera. Le cita Zagni, non le dimentica Fasani. E quel Virgilio spesso al centro delle critiche nelle ultime settimane, più di frequente che mai in passato, non pare un caso. Se sarà, come sembra, il candidato del centrosinistra, ecco che metterlo nel mirino è già adesso esercizio da campagna elettorale. Anticipata. Neppure troppo nascosta sotto le carte del Pgt.
Alessandro Zagni, consigliere comunale di Fratelli d'Italia, critica subito «gli attacchi surreali del Partito Democratico», rimarcando come «il centrosinistra, che ha amministrato negli ultimi nove anni, non sia mai stato in grado di proporre un proprio disegno per lo sviluppo urbanistico di Cremona». Limitandosi invece, sempre secondo il pensiero dell’ex assessore della giunta Perri, «a conservare un Pgt pensato e approvato in un’epoca storica precedente che rispondeva ad esigenze completamente diverse da quelle attuali». E ora, quando mancano poco più di sei mesi al voto, «la sinistra approva una mini-variante poiché chiamata a recepire una normativa regionale che richiede di eliminare dal piano la trasformazione di suolo agricolo in aree edificabili dove inattuata».
Il risultato politico, secondo Zagni, è uno solo: «È che la tanto sbandierata diminuzione del consumo di suolo, altro non deriva che da un obbligo imposto da una norma regionale. Noi siamo d’accordo, anzi d’accordissimo, sul fatto che si debba ridurre il consumo di suolo preservando quello agricolo. Ma nulla di tutto questo nasce da una proposta politica della sinistra, tanto che in questi nove anni gli amministratori comunali non hanno fatto nulla per limitare nuove costruzioni».
L’affondo sul modello urbanistico della sinistra: «Purtroppo è lì da vedere — lo boccia senza appello Zagni —. Su tutto, sono proliferati nuovi supermercati, alzando muri anziché pareti come l’ultimo in via Giordano, che hanno imbruttito la città e segnato la desertificazione del centro. E sorgerà un impianto di biometano in una zona inadeguata dove oggi c’è un’area verde. Il risultato dell’amministrazione del centrosinistra – che in consiglio comunale non ha mai raccolto un suggerimento volto al bene della città – è sotto gli occhi di tutti». Eccolo, per Zagni: «Una città vuota con saracinesche abbassate, poco e sempre meno curata, che a vederla così si stringe il cuore».
Rivendica la propria azione e cita ad esempio gli Stati Uniti, Zagni: «Personalmente — rimarca la propria idea — ho sempre contrastato un modello urbanistico che propone centri commerciali e nuove edificazioni, come ho più volte ribadito nei i miei interventi in consiglio. Anche negli Stati Uniti, dove i centri commerciali sono nati, da anni ormai la tendenza è quella di non costruirne di nuovi ma piuttosto di valorizzare mercati locali e rivitalizzare i centri cittadini».
Nel 2024 si vota: «E per il futuro di Cremona auspico strumenti urbanistici e fiscali per incentivare il recupero di aree ed immobili dismessi anziché la costruzione di nuovi edifici. Vorrei incentivare le nuove attività economiche che riportano luce nelle vetrine oggi vuote, ogni nuovo negozio sarà un presidio per una città che torni a vivere nelle vie e nelle piazze, non solo nelle gallerie dei centri commerciali».
Con una priorità assoluta: «Il nuovo modello urbanistico di Cremona passa dalla rivitalizzazione del centro storico, che deve tornare ad essere il cuore vivo della città: facilmente accessibile e fruibile in sicurezza, dando la possibilità ai cremonesi di goderne come un grande spazio pubblico dove ritrovarsi e stare insieme. Ogni quartiere avrà i suoi spazi verdi e parchi ben curati e sicuri, poiché oggi la programmazione e gestione del verde cittadino è del tutto inadeguata».
L’impatto sull’economia: «Mi piacerebbe proporre soluzioni di vantaggio per aggregare e valorizzare le attività legate alla liuteria e all’agroalimentare, con l’obiettivo di attirare sempre più turisti. Ho in mente una città viva e accogliente, che sappia proporre un modello di integrazione aperto e rispettoso delle regole di convivenza e di senso civico. I cremonesi, vecchi e nuovi, amano Cremona. E la nostra città si merita un futuro migliore».
Oltre la passione politica, e l’incarico da assessore già ricoperto nella giunta Perri, Federico Fasani è architetto. Padroneggia l’argomento. E per la sua riflessione personale prende spunto dai chiarimenti di alcuni aspetti riguardanti il dibattito sulla variante puntuale al Pgt che il vicesindaco Andrea Virgilio ha portato in approvazione durante lo scorso consiglio comunale. «Come ho già avuto modo di dire durante il mio intervento in aula, la variante principalmente recepisce correttamente alcuni aggiornamenti sull’assetto idrogeologico ed elimina alcune previsioni di trasformazione di suolo agricolo inattuate come da normativa regionale» descrive lo scenario, in premessa, il consigliere comunale azzurro.
Poi arriva subito al dunque: «Non è una variante che declina contenuti politici significativi, questo è evidente». E la dimostrazione, secondo Fasani, «sta nel fatto che per tutto il dibattito i consiglieri di maggioranza hanno esclusivamente parlato proprio di quest’ultimo elemento, ‘il contrasto al consumo di suolo’, che si sostanzia proprio nella soppressione di aree edificabili, una attività obbligata dalla normativa e non già il frutto di una scelta di questa amministrazione. Per il restante 95%, invece, il Pgt è quello di prima. Avere evidenziato questo fatto, a dispetto di una reazione pacata e in parte accondiscendente del vicesindaco Virgilio, ha invece innervosito il consigliere Poli che, come suo costume solito, ha spinto sulla polemica, travisando in modo davvero poco intelligente le parole della minoranza. E così siamo diventati cementificatori e nostalgici della strada sud».
Puntualizza, Fasani, quasi a voler marcare una distanza di competenza fra lui e il consigliere del Partito Democratico Roberto Poli: «Non intendo entrare in polemiche sterili né tantomeno dibattere con Poli di urbanistica o su chi ha cementificato cosa, sia perché Poli è grossolanamente ignorante sul tema (come ha spesso evidenziato durante i consigli comunali), sia perché, attraverso la tecnica del travisamento delle parole altrui, si è sempre dimostrato persona scorretta nella conduzione delle discussioni, più animata dall’ossessione di emergere che dal merito degli argomenti trattati».
Una cosa, invece, Fasani la vuole assolutamente mettere agli atti: «Devo proprio dirla, al termine di questo secondo mandato della giunta di Gianluca Galimberti. Ho passato quasi dieci anni in consiglio comunale tra le file della minoranza, dal 2014 al 2024. E in dieci anni non è stato praticamente mai possibile instaurare un dibattito costruttivo con i nostri rivali politici. Lo stile spocchioso, scorretto nei toni, autoreferenziale e prepotente di questa maggioranza a trazione Pd/Galimberti, ha sempre prevalso sui contenuti. E il dottor Poli è solo il banale prodotto inevitabile di quel modo di fare politica».
Il consiglio comunale, secondo Fasani, «è stato trasformato in un ‘votificio’ privo di dibattito, caratterizzato dalla presenza di un esercito di consiglieri di maggioranza (alcuni intervenuti forse tre volte in cinque anni) pronti solo a votare a favore di tutto quello che la giunta svogliatamente portava in aula». La prima domanda: «Ma dove è finito il compito di indirizzo e controllo che il consiglio comunale dovrebbe avere?». La seconda: «Come è possibile che in dieci anni nessun consigliere di maggioranza abbia mai dissentito su alcuna delibera propinata dalla giunta?».
L’auto risposta: «Credo che il compito di una amministrazione sia anche quello di favorire in modo corretto il dibattito e che il consiglio comunale sia il luogo del confronto per eccellenza». E allora, ecco che nella riflessione si staglia il tempo del voto: «Auguro a Cremona di eleggere una amministrazione nuova, giovane, capace di dialogo», è l’auspicio con vista elezione del consigliere comunale di Forza Italia. Ed è evidente come a Fasani sembri quello, il cambio al governo della città, «l’unico modo per restituire alla politica locale la dignità che negli ultimi anni le è stata negata da amministratori arroganti e prevaricatori».
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