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LA GRANDE FUGA

Il vecchio mito del posto pubblico? Non esiste più...

Comuni, Provincia, Inps, Inail, Agenzia delle Entrate e realtà para-statali alle prese con la carenza di personale: le ragioni e le ripercussioni sui servizi

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

03 Ottobre 2023 - 05:00

Il vecchio mito del posto pubblico? Non esiste più...

Checco Zalone in Quo vado?

CREMONA - A fuggire dal settore pubblico non sono soltanto medici ed infermieri: anche Comuni, Province, Inps, Inail, Agenzia delle entrate ed altri enti para-statali in tutta Italia lamentano carenze di personale, con posti vacanti in seguito ai pensionamenti e ripercussioni inevitabili sui servizi. Secondo una stima di Cgil, proprio nei servizi pubblici italiani mancherebbero più di 1 milione e 200mila figure professionali. Insomma, il cosiddetto ‘posto fisso’ che nel film ‘Quo vado?’ Checco Zalone era pronto a difendere anche recandosi al Polo Nord, ora sembra fare meno gola.

Elena Curci, segretaria provinciale Cgil


«Succede anche a Cremona ed è inevitabile – spiega Elena Curci, segretaria provinciale Cgil –. Il problema parte da lontano e per la precisione dal blocco alle assunzioni scattato negli anni scorsi: i pensionati non venivano sostituiti e i concorsi pubblici erano rarissimi. Siamo così arrivati alle carenze di organico attuali, alle quali si aggiungono i mancati investimenti sulla formazione e l’impossibilità di fare carriera all’interno del pubblico. Va da sé che molti giovani prediligono il settore privato, più competitivo ma di conseguenza anche più redditizio. C’è poi un’altra questione non di poco conto: il problema abitativo. Chi valuta di iscriversi ad un concorso pubblico spesso deve anche prendere in considerazione l’ipotesi di spostarsi, ma i costi degli affitti sono sempre più alti. Da qui la scarsa partecipazione a molte selezioni». Come invertire la rotta? Per Curci l’unica strada possibile è quella che porti ad «una maggiore attrattività dell’impiego pubblico». In fatto di salari in primis.

Roberto Dusi, Cisl Asse del Po settore pubblico


Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Roberto Dusi, che si occupa proprio del settore pubblico per la Cisl Asse del Po. «Partiamo dall’attacco mediatico messo in atto negli anni, in particolare da Brunetta – dice –: il modo in cui ha dipinto i lavoratori pubblici non ha certo invogliato a farne parte. Prima c’è stata una fase di espansione con boom di assunzioni, poi sono scattate molte richieste di part-time, quindi si è passati ai tagli e infine alla fase attuale: quella di emergenza vista la necessità di dover sostituire i tanti pensionati. Ci sono dipendenti pubblici laureati che percepiscono 1.400 euro al mese – continua –, senza adeguamenti all’inflazione e con gli affitti che al Nord sono cresciuti tantissimo. Inoltre è sempre più difficoltoso sfruttare la mobilità per avvicinarsi a casa. Tutti fattori che fanno riflettere chi deve valutare l’iscrizione a un concorso pubblico. Come sindacato stiamo tentando di spingere sulla formazione e sui percorsi di carriera».


Fabio Caparelli, segretario provinciale Uil Cremona-Mantova, ribadisce le problematiche legate a paghe basse e poche prospettive di crescita nel settore pubblico. «Incidono anche gli affitti e l’impossibilità di crescite professionali ad personam – dice –. Mi spiego meglio: se nel privato c’è la possibilità di premiare i migliori, nel pubblico talvolta si creano squilibri e si arriva al punto in cui ci sono persone sbagliate nel posto sbagliato. Serve quindi trovare il giusto equilibrio, per premiare il valore. Da non sottovalutare, poi, il discorso responsabilità: ci sono ruoli pubblici che ne prevedono di enormi, a fronte di paghe non commisurate».


Per Caparelli quella che stiamo vivendo, anche nella nostra provincia, è la conseguenza di una mancata programmazione lungimirante. Insomma, il classico peso degli errori del passato. E anche lui sostiene che per invertire la rotta bisogna agire innanzitutto a livello contrattuale. In primis stabilizzando i precari: «Perché un professore precario, tanto per fare un esempio, come fa a trovare un contratto d’affitto equilibrato per soli sei mesi?».


Secondo gli ultimi dati forniti da Formez Pa, relativi ai bandi di concorso pubblicati nel 2021 e 2022, due candidati su tre risiedono nel Mezzogiorno mentre il 24% vive nelle regioni del Centro e soltanto il 7,8% al Nord. Eppure, circa la metà delle posizioni aperte riguardava proprio la parte settentrionale dell’Italia. Ma c’è anche un altro problema emergente: le rinunce da parte di chi il concorso l’ha fatto ed è in graduatoria. Secondo un’analisi di Cgil sulle carenze di organico nelle sedi Inps regionali, ad esempio, tali rinunce quest’anno sarebbero state pari al 29%: principalmente per il ‘carovita’ che comprende il costo elevato degli affitti lombardi, come sottolineato dai sindacalisti. Insomma, una volta fatti i conti, anche i vincitori dei concorsi ci ripensano.

LO SCENARIO DI CREMA: «COSÌ SIAMO COSTRETTI AD ARRANGIARCI»

di Stefano Sagrestano

CREMA - Concorsi, concorsi e ancora concorsi, ma ogni volta si fatica a trovare il personale di cui anche il Comune di Crema ha bisogno. Il mito del posto fisso, obiettivo di tante generazioni, oggi sembra veramente svanito nel nulla. «Difficile capire sino in fondo le ragioni di questa carenza di personale che percepiamo anche nella nostra realtà» esordisce Cinzia Fontana, vicesindaco con la delega alle Risorse umane.

«Forse è dovuta al fatto che le retribuzioni di un agente di polizia locale, piuttosto che di un impiegato dell’anagrafe, di un geometra dell’ufficio tecnico o di un operaio, vengano ritenute troppo basse. O magari incide il blocco delle assunzioni che per quasi un decennio ha costretto gli enti locali ad arrangiarsi. Ecco che, una volta tolto il tappo, i concorsi a tutti i livelli si sono moltiplicati a dismisura. Insomma, la domanda ha superato l’offerta e dunque si fatica non poco a trovare i candidati e quelli che partecipano spesso si presentano a più concorsi contemporaneamente, scegliendo poi ovviamente il posto di lavoro che risulta loro più comodo».

Il vicesindaco di Crema Cinzia Fontana

Domani in giunta proprio il tema del fabbisogno del personale sarà al centro dell’attenzione, per un aggiornamento del piano stilato l’anno scorso. Attualmente sono circa 170 i dipendenti dell’ente. Nell’ultimo anno ci sono state delle assunzioni, a cominciare dagli agenti di polizia locale con il totale degli effettivi agli ordini del comandante Dario Boriani salito a quota 27, dai 21 di un anno fa. Recente anche la novità che ha interessato l’ufficio ambiente, dove è stato inserito un agro tecnico, subito incaricato di valutare lo stato di salute di 250 alberi ad alto fusto della città, molti dei quali dovranno essere abbattuti durante l’autunno inverno, per evitare rischi per l’incolumità pubblica.

LO SCENARIO A CASALMAGGIORE: «CHI VINCE AI CONCORSI RINUNCIA»

di Davide Bazzani

CASALMAGGIORE - «Il comune di Casalmaggiore ha ridotto in 10 anni di circa 20 unità la propria pianta organica frutto di esternalizzazioni di mensa, parte del servizio trasporto scolastico e cimiteriale. Non siamo sotto organico, ma si fa sempre più fatica a trovare personale valido e motivato per sostituire le persone che vanno in quiescenza». Questo il quadro descritto dal sindaco Filippo Bongiovanni.

Il sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni

«I concorsi – afferma - sono poco partecipati e poco appetibili. Alcuni che magari vincono rinunciano al posto, oppure dopo pochi mesi scelgono altra sede, avendo partecipato contemporaneamente a tanti concorsi, anche in tutta Italia». Ma ultimamente «si sta vivendo anche un abbandono di personale storico che preferisce cambiare lavoro, attirato o da stipendi più alti, anche di poco, oppure da posti che ritengono meno stressanti. Non è facile trovare rimedi, negli ultimi anni si è finalmente sbloccato a livello economico il contratto nazionale e lo stipendio è un po' migliorato».

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