L'ANALISI
01 Ottobre 2023 - 20:30
CREMONA - «Presidente, io soffro il mal di mare. Ho un po’ paura, vedrò di mettere il braccialetto, i dispositivi, ma io ci voglio provare. La navigazione mi interessa». Cento giorni su una grande barca a vela, da aprile a settembre del 2019, tra Genova, l’isola d’Elba e Livorno: la rotta della legalità con l’associazione Tetragonauti, sede a Milano, barca ormeggiata al porto di Genova.
Oggi Andrea (nome di fantasia, ndr) va per i 21 anni, ha un lavoro e un giorno gli piacerebbe mettere su famiglia. E pensare che sette anni fa fu dato per «irrecuperabile» da un pm allora al lavoro alla Procura presso il Tribunale per i minorenni di Brescia, secondo il quale Andrea doveva stare in carcere, il Beccaria. Invece, no. La sua rieducazione è passata anche dal mare grazie «a due magistrati illuminati arrivati al Tribunale per i minorenni, il presidente Cristina Maggia e il procuratore Giuliana Tondina, dimostrando una grande apertura», dice Marilena Gigliotti, avvocato che da più di 20 anni si occupa, anche, di minori. Come Andrea, la cui storia l’ha raccontata all’incontro organizzato dall’assessorato alle Politiche sociali con l’intervento delle due toghe.
È la storia di Andrea, una carriera delinquenziale iniziata a dicembre del 2016, poco più che quattordicenne, sino a settembre del 2018: furti, furti con strappo, ricettazione, lesioni. Tutti reati commessi contro coetanei e adolescenti, insieme a un gruppo di amici sbagliato, lui che, ragazzino con molte fragilità, a scuola era stato emarginato.
A sedici anni Andrea finisce in custodia cautelare al Beccaria. «E da lì inizia la battaglia giudiziaria», spiega l’avvocato Gigliotti. Il legale conosce bene il contesto familiare del ragazzino che all’età di 7 anni ha perso il padre, «venuto qui al confino». La madre è brava, ma fatica, da sola, a raddrizzare quel figlio. «Io ho sempre creduto nel recupero di Andrea, confortata dal parere dell’Ussm (l’Ufficio di servizio sociale per i minorenni del Tribunale di Brescia), degli educatori, degli psicologi. Si riteneva che il minore fosse di indole buona». Andrea è un giovane «inquieto», con «agiti compulsivi»: non riesce a controllarli. Bisogna trovare la chiave giusta.
La svolta arriva quando l’avvocato impugna la misura della custodia cautelare in carcere e viene fissata l’udienza al Tribunale del Riesame. A Brescia è appena arrivata, da Genova, la presidente Maggia, magistrato con la passione per la navigazione. «È rimasta molto colpita dalla storia di Andrea - prosegue il legale -, dimostrando un grande senso di umanità». Dove umanità non significa affatto buonismo. «Si è detta subito fiduciosa anche rispetto alla mia richiesta che Andrea potesse perseguire un percorso di messa alla prova».
Da qui «si è costruito un percorso anticonvenzionale»: i 100 giorni in barca (non continuativi), grazie all’idea di Gabriele, educatore, «un gancio fondamentale».
Andrea lo conosce in una comunità. Insieme al legale Gigliotti, diventa il suo punto di riferimento, il suo confidente. Alla messa alla prova, solcando il mare, il pm di allora esprime, però, parere negativo. «Ma il recupero del minore è l’obiettivo esclusivo del procedimento minorile, bisogna mettere in campo tutte le forze per recuperare i ragazzi, per accompagnarli alla svolta evolutiva — evidenzia l’avvocato —. Io ho avuto la sorpresa positiva di trovare la dottoressa Maggia, che crede molto nell’efficacia dei percorsi di recupero. In udienza ha detto: ‘Valutiamo questo progetto già studiato con l’Ussm e con la cooperativa’». La presidente ne sa di navigazione.
«Conosce come funziona la convivenza sulla barca, dove gli spazi sono limitati, si è a stretto contatto l’uno con l’altro — continua il legale —. Intanto, l’assistente sociale mi spiega che Andrea non ha alcuna difficoltà nel rapporto uno ad uno. Il problema è inserirlo in un contesto più ampio, in una relazione con altri». La presidente accoglie l’istanza di messa alla prova. E fa mille raccomandazioni ad Andrea, specie «su tutta una serie di prescrizioni». Si parte. «All’inizio, il percorso è individuale. In barca sono in 5-6, tra cui l’educatore Gabriele».
I momenti di difficoltà non mancano. «Ad esempio, quando Andrea non può usare il telefonino. È la generazione Z, ma funziona il dialogo con Gabriele, il quale gli spiega che la finalità della misura non è punitiva, ma ha uno scopo rieducativo. E che il provvedimento del magistrato va rispettato».
Il ragazzo impara il rispetto delle regole, a prendersi cura di sé, a cucinare per tutti, a tenere pulita la barca, a fare manutenzione («Erano previste soste nei cantieri»). Impara, soprattutto, ad avere dei progetti, lui che prima viveva alla giornata. «Quando vedono che Andrea sta facendo il percorso in maniera proficua, decidono di ampliare la sua sfera di relazioni, perché questo percorso deve anche servire a maturare l’autocontrollo».
In barca salgono gli studenti per alcuni giorni: Andrea prepara da mangiare per tutti. La messa alla prova funziona. «Mi sono divertito moltissimo», dirà alla presidente, che gli dà fiducia anche quando lui le chiede di poter continuare il suo percorso non in una ‘casa comune’, ma a casa sua, da sua madre, alla quale è legatissimo. «Sono maturato, ho fatto tutto quello che mi avete chiesto di fare, penso di essermi guadagnato la vostra fiducia».
Grazie all’Ussm, il ragazzo fa un corso, si prende il patentino per guidare il muletto. Si cerca un lavoro e, poi, consegue la patente di guida. Era dato per perso, nel 2016.
«Io sposo la tesi della presidente Maggia — conclude l’avvocato Gigliotti —: nell’ambito minorile, noi abbiamo una legge che funzionava e funziona benissimo se correttamente applicata. Non vi era alcuna necessità di cambiarla, perché aveva inserite tutte le misure di contenimento, di supporto per percorsi rieducativi. È chiaro che se non si danno risorse economiche, anche i progetti da mettere in campo sono improponibili».
L’inasprimento previsto dal ‘decreto Caivano’ «a mio parere, non porterà benefici, anzi. Sul nostro territorio abbiamo una realtà molto virtuosa dove c’è una rete efficace a partire dalla presa in carico del minore fino al momento del suo reinserimento sociale con molteplici iniziative e progetti che lo fanno sentire protagonista e che lo vedono impegnato nel contesto sociale».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris