Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CREMONA: LA STORIA

Luciano, il ‘basso umile’: così la lirica è memoria

Il grande amore per la musica e i ricordi di Madoglio, ospite di Cremona Solidale. Notato mentre cantava su un campo da tennis, l’onore di stare al fianco di Protti

La Provincia Redazione

Email:

redazioneweb@laprovinciacr.it

02 Ottobre 2023 - 05:20

Luciano, il ‘basso umile’. Così la lirica è memoria

CREMONA - Se ci si azzarda ad apostrofarlo come ‘un’eccellenza cremonese’, il signor Luciano Madoglio, ospite della Residenza Somenzi a Cremona Solidale, classe 1939, proprio non ci sta. Scrolla il capo e respinge le lodi; perché lui, dopotutto, era «solo un basso». E con una modestia che si unisce alla più sincera devozione, fa il nome dei «grandi, quelli veri», collocando al top assoluto il suo idolo senza tempo, il baritono Aldo Protti, con il quale ebbe l’onore di cantare. La sua storia, tuttavia, non può che confermare quel talento che il signor Luciano è restio a volersi attribuire: la passione per la classica, «la musica con la lettera maiuscola», lo accompagnò sin da quando era un bambino di cinque o sei anni; anche se dovettero trascorrerne altri cinque perché Madoglio iniziasse a prender lezioni di musica da un celebre maestro locale. «Il mio esordio è stato tardivo — si rammarica, ripercorrendo quei giorni —. Avevo già 27 anni».

Ma il destino, cocciuto nel sospingerlo sulla via che gli era destinata, ha voluto fargli incontrare il suo ‘mecenate’ ad ogni costo: il maestro Fulvio Fogliazza (dal 2008 direttore del Coro presso il Teatro Lirico di Cagliari), con il quale strinse amicizia in un luogo di aggregazione simbolico per i cremonesi quanto decisamente inconsueto per assistere all’emersione di un talento musicale, la canottieri Bissolati. «Giocavo a tennis e il maestro, iscritto anche lui al circolo, spesso, assisteva. È stato al termine di una partita che Fulvio Fogliazza mi invitò a sostenere un’audizione per coristi presso il Teatro Ponchielli, che si sarebbe tenuta esattamente il giorno successivo. La feci». E così sarebbe iniziata un’avventura lunga una vita: Luciano è entrato stabilmente a far parte del coro Ponchielli dal 1966 al 1975, prendendo parte a più di quaranta rappresentazioni. Nel 1989 l’ingresso nella formazione Ponchielli Vertova, performando brani consolidati, ma anche meno noti, di grandi autori come Verdi, Puccini, Donizzetti, Ponchielli, Mascagni, Bellini e Rossini.

E tra le tante opere portate in scena, alcune ricoprono, a tutt’oggi, un posto speciale nel cuore del cantante cremonese: tra queste, ‘La forza del destino’ di Giuseppe Verdi. «La potenza dell’opera Verdiana non ha eguali — spiega Luciano, commosso —. Inoltre, La forza del destino rimane per me indimenticabile anche perché segnò ufficialmente il mio debutto come basso. Subito dopo ‘La Cavalleria rusticana’ di Pietro Mascagni».

Dall’esordio al Teatro Ponchielli, che nei suoi ricordi rimane «un luogo di meraviglia», all’emozione di un’esperienza che rappresenta per Madoglio un ricordo indelebile: l’onore di esibirsi insieme al baritono Aldo Protti. «Il nostro coro lo accompagnò più di una volta: spesso, lo incontravo per strada, del resto eravamo quasi vicini di casa: io abitavo in via Magenta, Protti in via Dei Mille. Qualche volta, percorrendo la via, lo sentivo esercitarsi e ascoltavo in silenzio. Lui era e resterà il più grande».

Oggi, la musica ha ancora un ruolo preponderante nella vita del signor Luciano, la cui stanza, a Cremona Solidale, è piena di cimeli. «Ma la mia collezione — ci tiene a chiarirlo, con orgoglio — è in realtà molto più ampia». Con un gran numero di cd, cassette e, soprattutto, vinili conservati presso l’abitazione di famiglia dalla moglie, custode delle sue memorie più belle, immortalate da un album di fotografie che ripercorrono ed eternano un’impagabile esperienza artistica e di vita. «La passione per la musica l’ho condivisa anche con mia figlia. La classica è senza tempo: trasmette quelle emozioni che per me, oggi, sono impossibili da incontrare altrove. Ma alla mia epoca c’erano grandi cantanti anche nel mondo della musica leggera — conclude Luciano —. Amavo il vecchio Festival di Sanremo, per esempio: e lì, Mina non aveva rivali. Mi piaceva molto anche quel cantante dall’aria seria, autore di un pezzo famoso che faceva così…».

Madoglio vince le resistenze e intona un motivetto inconfondibile — Una carezza in un Pugno — che, quasi subito, lo aiuta a riportare alla mente quel nome che andava cercando. «Celentano». La voce rappresenta per chiunque abbia avuto la fortuna di poterla ascoltare un ricordo ancora vivo. E oggi, a 84 anni, ciò che ne rimane è la personalità flemmatica e la grande umiltà. Ma nonostante non ami sentirselo ripetere, Luciano Madoglio si colloca a pieno titolo tra i testimoni più importanti di quella Quarta Arte che, proprio all’ombra del Torrazzo, ha trovato una tra le sue culle più prolifiche.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400