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Bulli e cyberbullismo, Canale ai ragazzi: «Denunciate!»

Martedì l’incontro #Viteconnesse per sensibilizzare i giovani sui pericoli della rete

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

27 Settembre 2023 - 17:13

Bulli e cyberbullismo, Canale ai ragazzi: «Denunciate!»

CREMONA - Nella vita si occupa di sicurezza: lo fa, a Bergamo, da agente della polizia locale; e a Cremona, quale consigliere comunale dem e presidente della Commissione sicurezza. Ma è nella veste  di delegato del Sul.Pl (Sindacato unitario lavoratori polizia locale) che Santo Canale, 37 anni compiuti il 21 settembre scorso, ha ideato e organizzato un convegno, martedì prossimo con inizio alle 9.30 al Teatro Filo, rivolto ai ragazzi (saranno presenti gli studenti degli istituti superiori).

Perché si parlerà di  gang giovanili (baby gang) che, ormai, dilagano in tutte le città: un universo di ‘piccoli criminali’ che, però, appaiono sempre più violenti e pericolosi, perché il dominio sugli altri lo esercitano anche attraverso i social, pubblicando i video delle loro imprese oppure mettendo in giro filmati con ragazze nude o in atteggiamenti intimi ridotte a prede. Si parlerà, infatti, anche di cyberbullismo e bullismo, una piaga virtuale in crescita nella generazione Z. #Viteconnesse. Upgrade per non cadere nella rete, il titolo dell’incontro che Canale ieri ha presentato a SpazioEventi, lanciando un accorato appello: «Denunciare, perché io credo che denunciare sia sempre la migliore cosa da fare».


Sarà un convegno che indagherà su tutte le sfaccettature dei pericoli insiti, navigando in rete. Nell’organizzarlo, Canale ha messo insieme dieci relatori di levatura: Alberto Casarotti, sostituto commissario  della polizia postale, coordinatore responsabile della sezione operativa per la sicurezza cibernetica; Alberto Battista, vice commissario della polizia locale di Bergamo; Marco Luciani, commissario capo della polizia locale di Milano. E ancora: Lara Ghirardi, sostituto procuratore della Procura presso il Tribunale per i minorenni di Brescia; don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano; Filomena Bianco, dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale; Elena Bassi, orientatrice  dell’Informagiovani del Comune; Maura Longari, funzionario assistente sociale della Prefettura; Gloria Molinari, assistente sanitaria di Ats Val Padana e Fabio Santini, educatore professionale Asst Cremona. Canale introdurrà i lavori; moderatore sarà il giornalista Giovanni Palisto. Verrà anche proiettato un filmato di 13 minuti. L’incontro è in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Cremona, di Regione Lombardia e della Provincia di Cremona.  


Accanto a Canale, oggi, c’erano il sostituto commissario Casarotti e per Ats Val Padana, la psicologa Elena Maria Rossi. «Quando, quest’estate, ci è stato illustrato il progetto e l’incontro con i ragazzi, per quanto riguarda la tematica del cyberbullismo noi non potevamo tirarci indietro, considerando che da più di quindici anni noi andiamo nelle scuole di tutta la provincia — ha detto Casarotti —. Quindi, era sottinteso che dicessimo di sì. È un evento nuovo, siamo ben felici di parteciparvi. Siamo sicurissimi che riusciremo, con tutti i relatori, a portare qualcosa di utile, questo è certo».


«Anche noi siamo molto contenti — ha affermato la psicologa Rossi —.  La missione di Ats è insita nel suo nome: tutela della salute. La tutela della salute, però, parte prima, parte anche da tutta una forma di prevenzione e di promozione della salute, di cui il servizio semplice dipartimentale si occupa. Se ne occupa nella comunità locale, nei luoghi di lavoro, e,  naturalmente, nella scuola, uno dei luoghi privilegiati». L’intervento precoce in situazioni a rischio rappresenta, quindi, un punto di forza per il contrasto dei fenomeni di dipendenza e degli atti di bullismo fin dalla loro prima manifestazione. «Noi partecipiamo molto volentieri a questa iniziativa — ha proseguito Rossi —, presentando i nostri programmi nelle scuole».


 Si tratta di «programmi validati di rinforzo delle life skills, sul rinforzo delle competenze di vita, competenze che, poi, ci aiutano a contrastare tutte quelle forme di disagio, di sofferenza quotidiane». Ci sono anche programmi «di promozione del ruolo dei ragazzi come esempio per i coetanei. I ragazzi diventano portavoce di messaggi di salute». Programmi «portati avanti anche grazie alla collaborazione con il Protocollo Prefettura che va a contrastare tutte le forme di disagio, dal bullismo al cyberbullismo, e a promuovere la legalità. Per noi di Ats Val Padana è importantissimo lavorare in rete» per aiutare i ragazzi in modo efficace.


Si chiama ‘Scuola spazio legalità’ il protocollo d’intesa firmato dalla Prefettura, dall’Ats Val Padana e dall’Ufficio Scolastico Territoriale di Cremona, a cui si è rifatta la dirigente Rossi. Il documento è nato dalla rilevazione di un aumento di situazioni di disagio correlate al fenomeno delle dipendenze e ad atti di bullismo anche in ambito scolastico. Perché «la scuola e gli insegnanti rivestono un ruolo fondamentale nella tutela della salute e del benessere degli alunni e del rispetto della legalità all’interno degli spazi scolastici».


Il protocollo sancisce l’impegno dei firmatari alla costruzione di in una rete interistituzionale che coinvolga come soggetti attivi anche le Asst di Crema e Cremona, i dirigenti scolastici, i direttori dei centri di formazione professionale di Casalmaggiore, Crema, Cremona e Soresina, tutte le forze dell’ordine, la polizia municipale di Cremona e il Terzo settore. Il documento «definisce in modo articolato ruoli e procedure condivise da attuare negli Istituti scolastici in seguito alla segnalazione di episodi legati al consumo e allo spaccio di sostanze stupefacenti legali o illegali o atti di bullismo, anche attraverso interventi di prevenzione e presa in carico mirata».
 

ADESCAMENTI: L'ALLARME LANCIATO DAL SOSTITUTO CASAROTTI


«In provincia la situazione va via via peggiorando, purtroppo — afferma il sostituto commissario Alberto Casarotti —. Non parliamo di gravissimi reati, però ogni anno che passa assistiamo all’abbassamento dell’età dei ragazzi con l’approccio dello smartphone», ma «soprattutto con l’iscrizione ai social, iscrizione che, lo ricordiamo, non dovrebbe avvenire prima dei 13  anni e dai 13 ai 14 con il consenso dei genitori, però, purtroppo, ciò  viene puntualmente disatteso». Anche per questo, «noi abbiamo abbassato l’età scolastica di primo approccio con la polizia postale e già dall’anno scorso abbiamo iniziato ad incontrare i ragazzi di quinta elementare, rendendoci conto che hanno tutti quanti lo smartphone  e sono già iscritti ai social: Instagram ed altri».


Casarotti spiega che «nel giovane ragazzo c’è una sorta di immaturità dell’utilizzo di questo strumento, ma più che altro c’è una forma di immaturità per quanto riguarda il rispetto degli altri. E non perché i ragazzi siano maleducati, questo sia ben chiaro, non è assolutamente vero». Piuttosto, «è che mancano proprio le regole base del vivere in comune e, soprattutto, dell’utilizzo di questi strumenti. Succede che si perde il senso del rispetto dell’altro proprio perché non c’è il contatto diretto. Spesse volte i ragazzi continuano a pensare che si tratti di un semplice gioco. E, quindi, c’è un aumento di atti di cyberbullismo che sono via via, ogni anno, sempre un po’ più gravi».


Se questo «è uno degli aspetti», il sostituto commissario Casarotti lancia l’allarme su un altro fenomeno: gli adescamenti di minori attraverso i social. «Un fenomeno — sottolinea — che noi cerchiamo di contrastare in una maniera decisa e cerchiamo di sottolinearlo in ogni incontro. Negli ultimi anni, purtroppo abbiamo rilevato un abbassamento dell’età del ragazzo o della ragazza adescati. Mentre prima della pandemia ci eravamo attestati sui 13-14 anni, l’età dei ragazzi adescati, oggetto di una attività propedeutica alla pornografia, dalla pandemia in poi l’età si è abbassata, siamo arrivati ad avere, purtroppo, vittime adescate di 9 anni. Non possiamo dire che la situazione vada migliorando».


Una nota positiva c’è: «Per contro — evidenzia Casarotti — possiamo dire che c’è una sensibilità maggiore da parte delle istituzioni con incontri come quello di martedì prossimo. Incontri utilissimi ai ragazzi. Ma per quanto riguarda la mia esperienza, a tali incontri, come a quelli scolastici, sovente dovrebbero partecipare i genitori. Perché ricordiamoci che il ragazzo, quando fa qualcosa, quando ha in mano uno smartphone con il quale è possibile accedere in tutto il mondo, è perché il genitore ha ‘omesso’ qualcosa, quella famosa culpa in vigilando che spiegherà bene la dottoressa Ghirardi nel corso del convegno». Se «i ragazzi ci mettono il loro», per l’esperienza di Casarotti, «i genitori di sicuro tante volte non li aiutano nella maniera più giusta».

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