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CREMONA

La mamma-pusher condannata a un anno di reclusione

Concetta, 69 anni, era stata beccata con la droga nel reggiseno destinata al figlio in carcere per rapine, ma il cane-poliziotto Oscar l’ha ‘stanata’

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

26 Settembre 2023 - 19:22

La mamma-pusher condannata a un anno di reclusione

Il carcere di Cremona in via Cà del Ferro

CREMONA - Venerdì 30 giugno scorso, san Basilio martire, patrono della Polizia penitenziaria. Mentre nella chiesa di San Sigismondo il vescovo, Antonio Napolioni, celebra la messa per gli agenti di custodia, nel vicino carcere di Cà del Ferro, Concetta, 69 anni, mamma-pusher residente a Crema, viene bloccata con la droga nascosta nel reggiseno. L’aveva imbottito con quasi 13 grammi di cocaina e 4 di marijuana. Secondo l’accusa, avrebbe consegnato la droga al figlio — lui da qualche anno dentro per rapine — durante il colloquio, ma il cane-poliziotto Oscar l’ha ‘stanata’.

Per mamma Concetta oggi è arrivata la condanna a 1 anno di reclusione (il pm aveva chiesto 1 anno e 6 mesi).
Arrestata e dopo la convalida, sottoposta al divieto di non tornare a Cremona (misura che resta valida), a giugno la mamma pusher, signora un po’ in sovrappeso, l’aveva spiegata con una giustificazione che non stava in piedi. E cioè che cocaina e marijuana le consumava lei «per la dieta». E che, sbadatamente, la droga se l’era dimenticata nel reggiseno proprio il giorno del colloquio con il figlio.

Oggi la donna non si è presentata in aula. C’era il suo difensore Raffaella Parisi, l’avvocato di famiglia (già assiste il figlio, la figlia, il compagno della figlia in altri procedimenti). La mamma pusher era accusata di detenzione della sostanza stupefacente. Con due aggravanti. La prima: la recidiva reiterata. La seconda è prevista «se l’offerta o la cessione è effettuata all’interno o in prossimità di scuole di ogni ordine o grado, comunità giovanili, caserme, carceri, ospedali, strutture per la cura e la riabilitazione dei tossicodipendenti».

I giudici non hanno accolto la tesi dell’«uso personale», ma l’avvocato Parisi ha fatto cadere le due aggravanti. «Per quanto riguarda la recidiva reiterata - ha spiegato il legale - la signora aveva un solo precedente, risalente nel tempo. In merito alla seconda aggravante, è vero che la signora era in prossimità del carcere, ma si tratta di prossimità se lei è colta nel cedere o nel consegnare la droga».

Le indagini erano state coordinate dal comandante di reparto della Polizia penitenziaria di Cremona insieme al Nucleo Cinofili. Il 30 giugno, la notizia era stata data da Leo Beneduci, segretario generale dell’O.S.A.P.P, Organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria. «Un plauso alle donne ed agli uomini della Polizia penitenziaria di Cremona — aveva commentato Beneduci — che hanno permesso di ottenere un risultato importante nella lotta di contrasto all’introduzione di sostanze stupefacenti».

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