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Ponchielli e veleni: Cauzzi si sente calunniata, indagato Rurale

Il gip dispone la prosecuzione delle indagini nei confronti dell'ex consigliere della Fondazione che denunciò l'allora sovrintendente segnalando «anomalie» nella sua quarantennale gestione

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

25 Settembre 2023 - 18:31

Ponchielli e veleni: Cauzzi si sente calunniata, indagato Rurale

CREMONA - Prosciolta il 13 gennaio di un anno fa, con formula piena - «perché il fatto non sussiste» -, dall’accusa di abuso d’ufficio, sentendosi calunniata, Angela Cauzzi, ex Sovrintendente della Fondazione Ponchielli, è poi passata al contrattacco. Chi il 19 maggio del 2020 la denunciò, segnalando «anomalie» nella sua quarantennale gestione del Ponchielli, ora è indagato. Si tratta di Andrea Rurale, all’epoca dei fatti uno dei nuovi consiglieri della Fondazione Ponchielli.

Angela Cauzzi e Andrea Rurale


Assistita dall’avvocato Isabella Cantalupo, dopo la sentenza che l’ha riabilitata, evidenziando il gup, nella motivazione, come abbia sempre agito correttamente e in buona fede, contro Rurale Cauzzi ha presentato una denuncia per calunnia, reato procedibile d'ufficio. A metà luglio scorso, il gip ha ordinato alla Procura di proseguire con le indagini, dando sei mesi di tempo al pm per acquisire documentazione e sentire persone nell’ambito di una vicenda che da tre anni occupa la magistratura e agita la politica.

L'avvocato Isabella Cantalupo

Già, perché la querela di Rurale fu il ‘casus belli’ per dare il ‘benservito’, con anticipo, alla Sovrintendente che il 31 dicembre avrebbe lasciato il Ponchielli per la pensione. Il Cda della Fondazione presieduto dal sindaco Gianluca Galimberti, in quell’estate rovente aveva già scelto l’erede: Andrea Cigni, poi assunto «con la stessa normativa degli enti privati, non pubblici», aveva sottolineato l’avvocato Cantalupo nella sua difesa.


Tre anni fa, Cauzzi fu accusata di aver affidato la fornitura fonica al fratello Alberto, titolare della Proservice, e la progettazione grafica all’agenzia pubblicitaria di Corrado Testa, la ‘Testa consulenti e creativi’, in entrambi i casi senza gara pubblica. E di aver procurato alle due società «ingiusti vantaggi patrimoniali», dal 2016 al 2020. Ma «la gara non si doveva fare, perché la Fondazione è ente di diritto privato». E, «soprattutto, nessun vantaggio è stato procurato: i pagamenti erano corretti», argomentò il difensore.

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