L'ANALISI
25 Settembre 2023 - 17:28
CREMONA - È il 14 agosto di un anno fa, lunedì. Una ragazza di 21 anni, straniera nata in Italia, si accomoda nell’ufficio della Questura. E formalizza la denuncia contro il ‘patrigno’, il compagno di sua madre, 47 anni, un buon lavoro in una azienda. Lo querela per le «patite lesioni» del giorno prima, quando in casa sono intervenuti gli agenti. Racconta di offese: «Mi fai schifo». Di di uno «sputo in faccia», dello spintone, di lei che finisce a terra e di lui che la prende a calci sul corpo e sulla testa. E di un pugno in faccia.
Perché? «Non voleva che fumassi le sigarette. Non voleva mandarmi all’università». Con sé la giovane ha il certificato del Pronto Soccorso: ecchimosi e 15 giorni di prognosi. Il patrigno è stato mandato a giudizio per maltrattamenti. La ragazza, che vive da una familiare e sta studiando all’università, si è costituita parte civile con l’avvocato Marco Azzali, mentre il patrigno è difeso dall’avvocato Caterina Pacifici. Oggi, udienza filtro, il processo è stato fissato al 19 febbraio prossimo.
In Questura, la giovane ricomincia daccapo. Nella pagina di querela, al poliziotto racconta che il giorno prima, verso le 18, sullo smartphone di sua madre è arrivata una fotografia di lei che sta fumando una sigaretta. Lo scatto, con invio, lo ha fatto un’amica di sua madre. «Mia mamma mi ha sgridato, perché non vuole che io fumi». Dopo la madre, è intervenuto il «compagno di mia mamma. Lui ha iniziato ad offendermi, mi ha sputato in faccia e poi, mi ha preso per i capelli, mi ha buttato a terra e ha iniziato a colpirmi con dei calci su tutto il corpo per poi continuare con diversi calci solo sulla testa mentre ero riversa a terra. Dopo di che, io mi sono seduta sul letto di camera mia, lui mi ha seguito». In camera, «ha continuato ad offendermi e ha ripreso a picchiarmi. Mi ha dato un pugno in faccia e mi ha lanciato una ciotola di ceramica, colpendomi sulla spalla sinistra».
Racconta del patrigno che si è messo a rovistare in camera e tra i suoi effetti personali. Cercava le sigarette. «Io, siccome era molto scossa e stufa della situazione, ho preso un coccio della ciotola e mi sono inflitta dei tagli superficiali sul polso sinistro». La giovane prosegue: «Poco dopo, mentre ero riversa a terra, lui mi ha preso per i capelli e mia ha trascinato nella camera di mia sorella». Le due sorelle, l’altra ha 17 anni, si guardano negli occhi. «Mia sorella mi ha chiesto se volessi chiamare la polizia, le ho detto di sì, lei è andata in bagno e ha allertato le forze dell’ordine», ma «quando stavo per uscire, lui mi ha mi ha preso di nuovo per i capelli per riportarmi in casa».
Quella sera intervengono i poliziotti. Intanto, il patrigno li aspetta fuori. Li rassicura. «Non ci sono problemi», ma la ragazza si affaccia. «Ho guardato i poliziotti mentre stavo piangendo e loro hanno deciso di rientrare in casa .Ho raccontato tutto e loro hanno chiesto l’intervento dell’ambulanza e sono stata portata al Pronto Soccorso». Sui rapporti familiari, la ragazza spiega che con la madre i litigi sono frequenti «per cose molto stupide, che riguardano la comune convivenza».
Con il compagno di sua madre, «invece, anche se si tratta di stupidaggini, lui ha sempre delle reazioni spropositate. Mi offende (“P…, z…, m…”) e ci rinfaccia sempre che il nostro papà ci ha abbandonato, perché non ci comportiamo bene. Lo stesso comportamento lui lo tiene anche con mia sorella». Alla domanda se abbia para di tornare a casa, la ventunenne non esita: «Sì, perché ho paura di lui, perché lui è una persona violenta e ho paura delle sue reazioni». Anche la sorella ha poi denunciato il ‘patrigno’ Anche lei non vive più in quella casa.
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