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CREMONA

La Beata Vergine di Caravaggio dà il benvenuto a don Andrea Spreafico

Classe 1973 originario di Brignano Gera d'Adda, ha fatto il proprio ingresso stamattina nella parrocchia di viale Concordia con una celebrazione semplice e gioiosa

24 Settembre 2023 - 19:01

La Beata Vergine di Caravaggio dà il benvenuto a don Andrea Spreafico

CREMONA - È il quarto parroco di una comunità periferica e relativamente recente: il primo fu don Elio Testa dal 1969, seguito da don Bernardino Orlandelli (da poco scomparso) e da don Giulio Brambilla, trasferito una settimana fa a Cristo Re. Don Andrea Spreafico, classe 1973, originario di Brignano Gera d'Adda (nella parte bergamasca della diocesi), ha fatto il proprio ingresso stamattina nella parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio di viale Concordia, con una celebrazione semplice e gioiosa, animata dal coro diretto dal maestro Roberto Branchi. Nello spazio antistante la chiesa, è stato salutato dall'assessore Barbara Manfredini, a nome dell'amministrazione civica, sempre aperta al «confronto nel rispetto dei ruoli» e dei «valori fondamentali del vivere comune».

Poi la processione dei concelebranti, con il vescovo Antonio Napolioni, ha raggiunto l'altare; il vicario zonale don Pietro Samarini ha dato lettura del decreto di nomina e, di seguito, Maria Disma Vezzosi ha rivolto al nuovo parroco il benvenuto presentando la realtà della «Beata» (così la chiamano i parrocchiani) e del suo territorio, con una popolazione multietnica, evidente sia nella scuola primaria 'Visconti' sia nell'oratorio, fatta di famiglie giovani con bambini ma pure di anziani soli, inclusiva del carcere di via Ca' del Ferro, vicina all'Ospedale maggiore, così come a quel «polmone di preghiera» che è il monastero domenicano di San Sigismondo. Con don Spreafico avrebbe dovuto incominciare oggi il proprio servizio anche il collaboratore don Riccardo Vespertini, assistente spirituale in Ospedale, trattenuto da un'indisposizione. A entrambi la comunità ha destinato l'omaggio di una corona del rosario con l'effigie della Madonna di Caravaggio, in due custodie in pelle realizzate dal laboratorio del cuoio di Marzalengo.


Primo atto liturgico del nuovo parroco, sorridente e cordiale nel tratto, è stata l'aspersione dei fedeli e l'incensazione dell'altare. Dopo la lettura del Vangelo, l'omelia del vescovo che, a partire dalla «strana» parabola degli operai nella vigna, ha invitato a «sperimentare l'amore di Dio nelle cose di tutti i giorni», un Dio che vuole «scomodarci» ed «aprirci l'orizzonte della mente», chiamandoci ad «ascoltare, conoscere, capire, vivere Gesù», il quale ha portato la salvezza non solo al «popolo eletto, ma anche ai samaritani, a tutti i popoli, agli emarginati, ai lebbrosi...». La parrocchia, infatti, non ha confini. Il Signore va cercato mentre si fa trovare, non va chiuso in un cassetto, non è «il divin prigioniero» del tabernacolo, ma «una dinamite d'amore».

Dunque il pastore dovrà «conoscere le persone, girare le strade, suonare alle case, cercare Gesù perché ce n'è una briciola in ciascuno di noi». Fin qui – ha aggiunto monsignor Napolioni – don Andrea era parroco incontrastato in tre paesi (Cogozzo, Cicognara e Roncadello), ora lo diventa in una città «piccola, bella, simpatica ma tanto bisognosa di comunione», dove ci sono molti altri preti e pure il vescovo, e dove la nostra debolezza nel vivere la fede può trovare la propria risorsa nel perdono ricevuto e scambiato, grazie al sacramento della confessione, che ha invitato a praticare anche presso il proprio parroco.


Don Spreafico, accompagnato da un folto gruppo di «cristiani del fiume» (i fedeli delle precedenti parrocchie casalasco-viadanesi), si è rivolto, al termine della messa, agli «amici vicini e lontani, di lunga data o incontrati per la prima volta, fratelli tutti», accennando ai dieci anni della precedente «saporosa esperienza pastorale...in mezzo a fratelli che hanno cambiato radicalmente la mia prospettiva». Non ha nascosto la fatica interiore del trasferimento e del distacco, la sofferenza e l'attesa che i cambiamenti comportano anche per le comunità, sicuro però che il Signore saprà trasformarle.

Ora occorre «mettersi all'opera senza alcuna paura», contando anche sul prossimo arrivo del collaboratore don Vespertini e sulla sua sensibilità maturata, in ospedale, a contatto con la sofferenza, e soprattutto sulla certezza che Gesù non abbandona nelle situazioni difficili o critiche che possono presentarsi. Ai fedeli ha consegnato l'immaginetta della sua prima messa (1998) con la preghiera allo Spirito Santo da lui allora composta; un calendario storico di don Primo Mazzolari, edito nel centenario del suo ministero a Cicognara (1922-1932), e un'immagine della statua della Madonna dei campi del santuario di Brignano: «Maria, la Chiesa, noi – ha spiegato – possiamo sconfiggere il male, solo se lasciamo che il Signore appoggi la sua forza e agisca su di noi».

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