L'ANALISI
24 Settembre 2023 - 05:25
CREMONA - Pesa l’inflazione, che ha eroso il potere d’acquisto e dunque il valore di salari che già prima non permettevano certo di scialacquare, ma incide parecchio anche il lavoro precario, i contratti di pochi mesi che non danno certezze sul futuro.
Anche in città, come nel resto del Paese, le famiglie del ceto medio che nell’ultimo anno si sono ritrovate a dover chiedere aiuto ai Servizi sociali sono in vertiginoso aumento. Persone che mai prima d’ora avevano dovuto bussare alla porta del Comune, ma anche agli enti benefici come Caritas e San Vincenzo. Prima i rincari pesantissimi delle bollette di luce e gas a cavallo tra il 2021 e il 2022, poi la conseguente inflazione. Senza dimenticare i tassi di interesse dei mutui schizzati alle stelle, un cappio al collo per chi ha le rate ogni mese. E per quest’autunno sono arrivati ulteriori aumenti, dal caro-libri, certificato alla ripresa della scuola, al prezzo di diesel e benzina che ormai è intorno ai due euro al litro. Un mix esplosivo che sta mettendo in ginocchio le fasce economicamente e socialmente più deboli della popolazione cremonese. Un vortice che sta risucchiando anche il cosiddetto ceto medio che fino ad oggi era riuscito a barcamenarsi, superando anche la fase pandemica.
I dati forniti dall’ufficio welfare del Comune e relativi ai primi otto mesi di quest’anno danno l’idea di come i numeri siano in preoccupante crescita. Sono relativi a vari settori. Il buono spesa, per esempio. «Delle 238 famiglie che lo avevano richiesto tra il 2020 e il 2021, per i problemi causati dalla pandemia e la conseguente perdita del lavoro, nessuna è ancora riuscita a farne a meno – sottolinea l’assessore ai Servizi sociali Rosita Viola –: negli ultimi otto mesi abbiamo avuto circa 7.000 richieste di informazioni al front office dei servizi sociali. In 360 casi si sono concretizzate in aiuti economici. Abbiamo erogato 70 contributi per pagare le bollette di acqua luce e gas, e ben 180 sono state le famiglie che hanno ottenuto un contributo per far fronte alla retta dell’asilo nido o di altre scuole come le materne. Moltissimi di questi genitori non erano mai stati in Comune prima d’ora».
Aiuti una tantum, ma che possono risolvere il problema di chi non arriva alla fine del mese a causa di una rata del mutuo sempre più pesante, oppure ha avuto una spesa improvvisa che ha messo in difficoltà il budget familiare. C’è da tenere conto poi che quello del Comune è un osservatorio parziale. Prima di arrivare lì, famiglie e singoli si rivolgono magari in parrocchia o ad associazioni.
«In questi casi c’è sempre da tener presente la condizione psicologica del cittadino che chiede un sostegno – aggiunge Viola –: pudore e anche vergogna possono giocare un ruolo importante». Molti sono gli aiuti che vengono da altre istituzioni. «Altro dato significativo da ricordare sono i nuclei 780 destinatari della Carta Alimentare distribuita a luglio – conferma l’assessore –: ne ha diritto chi ha un Isee non superiore ai 15.000 euro annui».
La Carta solidale per l’acquisto dei beni di prima necessità è una tessera di pagamento del valore di 40 euro mensili di cui possono beneficiare le persone che hanno compiuto 65 anni o hanno figli di età inferiore ai 3 anni che si trovano in una situazione economica particolarmente disagiata. Viene erogata dal ministero delle Politiche agricole. Al fine di incentivare la misura, sono state definite alcune convenzioni con le principali associazioni di categoria e con singoli esercenti. In sede di acquisto dei beni di prima necessità, l’intestatario usufruisce di uno sconto del 15% sui prodotti. Gli esercizi aderenti sono indicati sulla pagina del ministero dedicata al ‘Fondo Alimentare’.
«C’è poi un tema aperto che riguarda casa e sostegno affitto su questi ambiti si indirizzano la maggior parte di richieste, dovute a rate sempre più alte da pagare per l’incremento dei tassi d’interesse» prosegue l’assessore. Infine, i comuni si trovano ora a far fronte alle conseguenze dell’abolizione del reddito di cittadinanza. «Nel mese di agosto – conclude l’esponente della giunta Galimberti – abbiamo ricevuto una trentina di richieste di informazioni per aiuti economici da parte di persone a cui è stato tolto l’assegno. Percettori che afferivano al centro per l’impiego e sono stati giudicati in condizione di cercarsi un’occupazione».
Quando l’estrema povertà va a braccetto con la solitudine si arriva anche a situazioni in cui la persona indigente che muore non ha nemmeno un parente che le paghi il funerale. Casi che ci sono sempre stati, ma che nell’ultimo anno sono aumentati.
«Siamo passati da circa una decina ogni 12 mesi a 13» conferma l’assessore al Welfare Rosita Viola. Si tratta di persone, per lo più anziani, ma non di rado capitano anche cittadini di mezza età, che per problemi economici, sociali e di salute sono da tempo in carico ai Servizi dell’ente. Vivono magari in alloggi popolari con un affitto molto basso, viene loro consegnato a domicilio il pranzo e per le necessità come l’abbigliamento e i prodotti per l’igiene e per la casa ci pensano Caritas, San Vincenzo e altri enti e associazioni benefiche. Se anziani ricevono una pensione minima. Arrivati alla fine dei loro giorni, alcuni di loro non possono nemmeno contare su una rete familiare oppure, cosa che lascia ancor più l’amaro in bocca, i parenti dicono di non poter o di non voler provvedere al funerale. Cremona non è certo una metropoli, ma l’emarginazione estrema è purtroppo una realtà con cui la società si deve sempre più spesso confrontare. In mancanza di finanziatori della cerimonia funebre, la salma resta in obitorio e tocca al Comune finanziare la sepoltura. Di solito si tratta di esborsi che si aggirano intorno ai 300-400 euro ognuno.
Il settore dei Servizi sociali del Comune di Casalmaggiore, 15mila abitanti è sempre più sotto pressione, come conferma l’assessore Linda Baroni. Il suo settore si occupa di una molteplicità di interventi, legati alle difficoltà economiche ma anche alla necessità di far fronte a problematiche sociali di vario genere. Lo scorso anno, ad esempio, con la la rimanenza dei fondi Covid, il Comune ha erogato buoni spesa per beni di prima necessità e utenze domestiche per 53mila euro, rispondendo a 158 domande ed è stata integrata con fondi la rete sociale per richieste di contributo economico per 15 famiglie: altre 3 sono destinatarie di contributo sanitario. «Quest’anno ci siamo trovati spiazzati dai criteri di assegnazione delle gift card: ne abbiamo distribuite 177, dovendo in sostanza prendere atto di un elenco che non teneva conto delle situazioni ben note alle assistenti sociali, che conoscono le esigenze puntuali delle famiglie».
I servizi sociali si trovano di continuo a fronteggiare richieste di aiuto economico. Lo scorso anno, a proposito del piano povertà, 25 sono stati i casi affrontati per una erogazione di circa 50mila euro. Sono stati attivati 19 tirocini di inclusione socio lavorativa a carico di progetti di azioni di rete, patti sociali, inclusione attiva e fondo povertà, per circa 23mila euro. Sono stati attivati i Puc, i Progetti utili alla collettività. Il tutto per aiutare chi si trova in condizione di bisogno. La situazione in generale non è migliorata: «E poi sono aumentati i bambini con certificazione, abbiamo liste di attesa per la casa di riposo per accedere a posti onerosi, c’è in sofferenza il servizio di assistenza domiciliare perché il sabato e la domenica sono scoperti, non ci sono figure di oss e asa». Continuano le integrazioni sulle rette per residenze disabili o anziani, perché alcuni ospiti con i loro mezzi non ce la fanno. (D.B.)
Situazione preoccupante e in continua evoluzione anche a Crema, come nel resto della provincia, per quanto riguarda le nuove povertà e il fatto che famiglie che prima non avevano problemi economici, riuscendo ad arrivare alla fine del mese, siano ora in difficoltà per gli aumenti dell’inflazione, dei tassi di interesse dei mutui e delle spese energetiche.
«Abbiamo riscontrato un incremento delle povertà e oltre alle famiglie, sono gli anziani rappresentano la categoria maggiormente colpita – chiarisce Anastasie Musumary , assessore al Welfare del Comune -: il numero di richieste negli ultimi mesi è pari a 268 e mi riferisco ai nuovi accessi allo sportello».
Tra questi ci sono molti cittadini che sino ad oggi non erano certo tra coloro che chiedevano aiuto. «Le maggiori richieste di supporto sono di tipo economico e relativamente alla necessità di assistenza agli anziani» prosegue Musumary. Il Comune fa il possibile, ma è evidente che le risorse di un ente locale non siano sufficienti. L’analisi dell’assessore parte da considerazioni di carattere generale, provvedimenti senza i quali non sarà possibile affrontare questo aumento delle povertà. «Purtroppo nel nostro Paese mancano misure universali di contrasto alla povertà e le politiche di contrasto sono poco efficaci. Stiamo assistendo a un periodo critico da un punto di vista economico, è necessario sostenere e supportare le famiglie».
Insieme a tutto questo non bisogna perdere di vista le nuove generazioni, per evitare che ci siano abbandoni scolastici che poi portano a difficoltà nel trovare lavori stabili da adulti e, di conseguenza, ad un rischio precoce di povertà. «Fondamentale lavorare insieme alla scuole per rafforzare la capacità dei ragazzi, in particolare quelli provenienti in contesti socio-economici difficili – conclude Musumary –: poi diminuire la dispersione scolastica. Infine, serve un sostegno all’empowerment delle donne e delle madri. Anche in questo caso l’obiettivo è aiutarle nel trovare un’occupazione che garantisca indipendenza economica».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris