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IL PUNTO

Caro il mio prof ti umilio, tanto non puoi bocciarmi

Ma con il recente disegno di legge firmato dal ministro Valditara l’assegnazione del 6 diventa debito scolastico e rimanda lo studente

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

24 Settembre 2023 - 05:30

Caro il mio prof ti umilio, tanto non puoi bocciarmi

E' accaduto nel recente passato in una scuola del territorio lombardo. Ore 11, durante l’intervallo una professoressa nota due ragazze che si baciano sedute sulle scale, le riprende spiegando che è vietato dalle regole dell’istituto. Loro non ci stanno e se ne lamentano con i genitori e il dirigente scolastico, accusando l’insegnante di omofobia. La professoressa subisce una sorta di processo con i genitori delle ragazze come pubblica accusa e il dirigente come giudice. Lei, donna di area progressista e da sempre attenta ai diritti civili, prova a spiegare che l’omofobia non c’entra proprio, che avrebbe ripreso anche il bacio tra una ragazza e un ragazzo, perché così vuole la policy dell’istituto. Niente da fare. L’insegnante viene ‘condannata’: deve scusarsi con le baciatrici. Una censura morale, senza ricadute pratiche, certo. Ma è la goccia che fa traboccare il vaso: alla fine dell’anno, avendo maturato le condizioni minime per andare in pensione e pur potendo continuare a stare in cattedra, decide che quella non è più la «sua» scuola e lascia l’insegnamento. Morale: la collettività perde una brava insegnante.

Seconda storia. Spara in classe pallini di gomma contro la prof diffondendo il video sui social nell’ilarità generale della classe, ma lo studente in questione ha una pagella eccellente ed è promosso a pieni voti. Vanno alla classe successiva anche il compagno che riprende tutto con il cellulare e quello che ha portato in classe la pistola. Uno schiaffo per la docente presa di mira lo scorso 11 ottobre da tre alunni dell’Itis Viola Marchesini di Rovigo, che ha rischiato di perdere un occhio. Solo uno degli studenti si è immediatamente scusato, le famiglie degli altri hanno fatto ricorso contro la logica e naturale sospensione. A fine anno tutti promossi. Con che voto in condotta? Nove, poi ridotti a 6 e 7 solo dopo l’intervento del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. È questa la scuola che vogliamo? Quella in cui essere bravi in tutte le materie equivale alla licenza di sparare all’insegnante? Quella in cui non contano le regole ma il proprio comodo? Se le norme non ci convincono, ci dobbiamo dare da fare per cambiarle (la storia delle proteste studentesche insegna che si può), non invocare l’intervento di mamma e papà per prenderci il lusso di ignorarle.

Dopo il caso di Rovigo, ha spiegato Valditara, «ritengo che aver dato un segnale di inversione di tendenza, di rigore e di serietà, sia importante per quei tanti docenti e dirigenti scolastici che tutti i giorni fanno con grande dedizione il lavoro più bello del mondo, quello che dà il futuro ai nostri giovani».

In questo contesto si inserisce il recente disegno di legge firmato dal ministro che riforma gli istituti tecnici e professionali e, in particolare rispetto al ragionamento che stiamo facendo, stabilisce la revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento degli studenti a scuola. Per tutti è, più semplicemente, chiamata ‘legge sul 6 in condotta’, con la quale il governo inasprisce le pene per chi non si comporta bene tra i banchi, usando il voto come strumento contro la violenza che negli ultimi anni colpisce soprattutto i docenti ma anche gli stessi studenti.

Ecco, in estrema sintesi, che cosa prevede. Il voto in condotta, e questo vale sia per le scuole medie inferiori che per le superiori, sarà espresso in decimi e avrà peso sui crediti per l’ammissione all’esame di maturità. La normativa attuale prevede che la bocciatura, in seguito al 5 per la condotta, sia attuata esclusivamente in presenza di gravi atti di violenza o di commissione di reati.

Con la riforma si stabilisce invece che l’assegnazione del 5, e quindi della conseguente bocciatura, potrà avvenire anche a fronte di comportamenti che costituiscano gravi e reiterate violazioni del Regolamento di istituto.

Il 6 per la condotta genererà un debito scolastico, nella scuola superiore in materia di Educazione civica, che dovrà essere recuperato a settembre con una verifica che avrà al centro i valori di cittadinanza. Inoltre, solo chi prenderà 9 o 10 in condotta avrà diritto al massimo dei crediti che fanno media nel voto finale per la maturità. 

La sospensione, intesa come semplice allontanamento dalla scuola, invece non ci sarà più: lo studente sospeso sarà coinvolto in attività scolastiche - assegnate dal consiglio di classe - di riflessione e di approfondimento sui temi legati ai comportamenti che hanno causato il provvedimento. Un percorso che si concluderà con la produzione di un elaborato su quanto appreso. Se poi la sospensione supera i due giorni, lo studente dovrà svolgere attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate. In generale, questa riforma piace agli italiani.

Secondo il sondaggio Quorum/YouTrend per Sky TG24, il 76 per cento degli intervistati si dice d’accordo nel dare maggior peso al voto in condotta, considerandolo nei crediti per l’esame di maturità e perché, in caso di voto pari a 6, scatti il debito scolastico in educazione civica. Una proposta che incontra il favore di tre italiani su quattro, un gradimento che cambia leggermente in funzione delle fasce di età: tra i 18-34 anni si dicono favorevoli ‘solo’ il 65 per cento, contro il 18; tra i 35-54 anni la percentuale sale all’82 mentre i contrari sono il 12; infine nella fascia da 55 anni in su il 77 per cento dice sì contro il 13 di no. Leggermente più favorevoli gli elettori di centrodestra, ma anche tra quelli del centrosinistra il consenso è altissimo.

Spiega ancora il ministro: «Nessuna scuola può offrire un insegnamento di qualità senza professori motivati, è questa una professione stressante, difficile, non ben retribuita», prosegue citando l’azione messa in atto per restituire prestigio alla professione del docente: dall’uso appropriato del cellulare al voto di condotta alla riforma della sospensione, «per dare più forza agli insegnanti, chiarire e semplificare le norme e avere scuole in ambienti belli, dove si lavora bene.

Studenti, insegnanti e dirigenti cremonesi, da noi intervistati in materia, hanno espresso molte perplessità. Non tanto sulla logica dell’intervento, quanto sulla sua effettiva attuabilità. Tutte considerazioni legittime e opportune, da non sottovalutare in quanto provengono dall’interno del sistema scolastico. Il provvedimento è certo imperfetto e mostra lacune sulla effettiva fattibilità (si pensi alla strettissime normative sui lavori socialmente utili). I non pochi nodi potranno essere sciolti in sede di discussione parlamentare. Ma nessuno eccepisce sul fatto che essere bravi a scuola non è una licenza a maltrattare i compagni di classe, gli insegnanti e il personale scolastico o a farsi beffe delle regole.

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