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Stregato dall’Africa, Cabini: «A 67 anni corro ancora l’Eco Race in camion»

Il veterano dei raid-avventura al via da Montecarlo: «La passione per questi rally rimane anche quando si invecchia»

Dario Dolci

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redazione@laprovinciacr.it

19 Settembre 2023 - 15:54

Stregato dall’Africa, Cabini: «A 67 anni corro ancora l’Eco Race in camion»

Antonio Cabini

MONTODINE - «L’Africa mi manca... È per questo che ho deciso di risalire sul camion». Antonio Cabini, imprenditore cremasco e uno dei veterani della Dakar, con oltre venti partecipazioni all’attivo tra moto, auto e camion, ha deciso di rimettersi al volante dopo lo stop imposto dal Covid.

«Mi sono iscritto all’Africa Eco Race, insieme agli amici bergamaschi Giulio Verzelletti e Beppe Ventura — rivela —: abbiamo già rimesso a punto il Mercedes Unimog per questa nuova avventura».

L’Africa Eco Race si correrà da sabato 30 dicembre a domenica 14 gennaio. Il rally raid è un organizzato dal francese Hubert Auriol, nome di peso della Dakar, che invece ha definitivamente abbandonato i deserti africani con l’edizione del 2007. Le auto, le moto e i camion sono sì tornati a solcare le strade del celebre raid, ma trasferendosi in Sudamerica dal 2009 al 2019 e oggi in Arabia Saudita.

«In pratica — spiega Cabini — correremo quella che, una volta, era proprio la Dakar. Poi, il marchio è stato utilizzato dagli organizzatori quando è stata spostata in Sudamerica e quindi in Arabia. E da allora, al suo posto viene disputata l’Africa Eco Race».

I Paesi interessati sono in pratica quelli della storica Parigi-Dakar: «La partenza avverrà da Montecarlo, poi attraverseremo il Marocco, la Mauritania ed entreremo in Senegal, per arrivare a Dakar». La gara che si corre quest’anno vedrà i concorrenti percorrere circa 6.500 chilometri in 15 giorni.

Il tracciato verrà reso noto a breve dagli organizzatori. «È la prima volta che partecipo all’Africa Race — spiega ancora Cabini —: sono quasi vent’anni che non torno in questo continente. Devo dire che mi manca, perché ci sono sempre paesaggi meravigliosi da vedere. In sostanza è come correre la Dakar di una volta, con la differenza che i team ufficiali non ci sono, perché vanno tutti in Arabia, dove c’è maggiore visibilità. Mancheranno quindi i nomi di piloti famosi, ma a noi non interessa. Lo spirito con cui affrontiamo la corsa non è quello di chi punta a vincere».

L’Africa è del resto il continente che ha segnato e scritto la leggenda dei rally. Raggiungere il mitico Lac Rose (lago rosa Ndr) a Dakar, è come rivivere l’epopea di Thierry Sabine (lo scomparso ideatore delle prime edizioni). Il vero significato dell’avventura sono i valori umani, la convivialità, l’autenticità, la solidarietà e la sportività.

Per questo motivo, il regolamento è stato ridotto per permettere a quanti più concorrenti possibile di raggiungere il mitico Lac Rose. Il motivo per cui anche a 67 anni Antonio Cabini non molla è presto detto: «La passione per i rally rimane, anche invecchiando».

Per passare il testimone, quindi, è ancora presto. «Mio figlio Carlo era già venuto una volta con me in Arabia, alla Dakar. Quest’anno, però, è impegnato a finire l’università. Comunque, si tiene in allenamento partecipando al campionato di Motorally di enduro, così come mia figlia Raffaella». La gavetta continua. Per i rally più impegnativi c’è ancora tempo.

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