L'ANALISI
18 Settembre 2023 - 05:20
Lo stemma di Cremona realizzato per il liutaio Spadoni da Enrico Perni
CREMONA - Lo accarezza mostrandolo con pudore mentre gli occhi chiari brillano e le dita passano sopra lo stemma di Cremona con delicatezza, quasi timorose di intaccarne i colori. È orgoglioso del suo violino, Adriano Spadoni: «È il mio omaggio alla città che mi ha accolto a 17 anni, desideroso di intraprendere il mestiere di liutaio. Ho voluto costruire un violino sul modello del Guarneri del Gesù 1740, apponendo sul fondo lo stemma della città, realizzato per me da Enrico Perni». Le origini di Spadoni sono russe, la sua famiglia è di Mosca, a dispetto del cognome. «Mio padre e mia madre sono moscoviti, io ho vissuto a Mosca fino a 17 anni quando ho deciso di partire per realizzare un sogno: costruire violini — racconta —. Da piccolo suonavo il violoncello e fu la mia insegnante a dirmi che avrei potuto fare il liutaio, perché aveva notato che avevo buone abilità manuali. Sono arrivato in Italia dopo aver frequentato una scuola di intagliatore di legno, ma il mio desiderio era quello di coniugare la mia passione per la musica con la manualità. Anche grazie alla doppia cittadinanza, sono potuto venire in Italia a studiare e arrivare a Cremona».
Spadoni è un cognome romagnolo: «Mio nonno, Renato Spadoni, partecipò alla resistenza contro Franco in Spagna, da convinto antifascista. E proprio in Spagna fu ferito e soccorso dai sovietici che lo portarono a Mosca dove ha vissuto e ha sposato mia nonna, che era russa. Queste sono le origini della mia famiglia, origini italiane che abbiamo sempre difeso e mantenuto vive». E mentre racconta mostra una fotografia del nonno scattata in Spagna negli anni della resistenza al regime franchista: «La storia di mio nonno e dei romagnoli che andarono in Spagna per aiutare la resistenza che voleva opporsi a Franco è raccontata nel Museo della Resistenza di Imola — dice mostrando la foto sul cellulare —. Mio nonno è quello al centro con il fucile». Dalla guerra di resistenza a Franco a quella di oggi che vede contrapposta Russia e Ucraina il passo è breve: «I miei genitori sono in pensione, vivono abbastanza tranquillamente e della guerra in Ucraina sanno quello che la propaganda racconta. La situazione non è facile: contatti ne ho, ma raggiungere Mosca è difficile, almeno direttamente. Certo la situazione è preoccupante. Per andare in Russia bisogna passare da Istanbul o da Dubai. Bisognava cercare di evitare il conflitto, i segnali delle tensioni fra Russia e Ucraina c’erano da tempo, ma le diplomazie hanno preferito lasciar perdere o far finta di nulla. Oggi ne paghiamo tutti il conto, russi e ucraini in primis, ma anche noi in Occidente per cui il conflitto è apparentemente lontano».
Poi lo sguardo cade di nuovo sul violino. E sembra di intuire che sia un modo per far sì che la conversazione torni alla liuteria, lontano dai pensieri cattivi: «Presenterò il mio strumento a Cremona Musica — continua —. Mi sono fatto un regalo. Devo la mia capacità di fare violini agli insegnamenti di Giorgio Cè, agli anni passati in bottega da Edgar Russ e proprio quest’anno festeggio i 15 anni di partita Iva, ovvero di attività di liutaio con una propria bottega. Per tutti questi motivi ho sentito la necessità di creare uno strumento che suggellasse la mia appartenenza alla comunità cremonese e mi permettesse di ringraziare la città che mi ha permesso di realizzare i miei sogni».
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