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LIBERA ARTIGIANI: I 70 ANNI

La lezione di Antonio Cella: «Ma lei lo sa usare il badile?»

Costruttore di impianti per il settore petrolchimico e decano del Consiglio: «Mio nonno mi diceva: ara che bel caàl... ti piace? Prima di poterlo allevare devi imparare a zappare»

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

14 Settembre 2023 - 09:33

La lezione di Antonio Cella: «Ma lei lo sa usare il badile?»

CREMOSANO - «Ma lei lo sa usare il badile?»: la domanda, rivolta a chi di mestiere pesta i polpastrelli sulla tastiera di un computer, suona tutt’altro che retorica. E gronda di un pragmatismo d’altri tempi: quello grazie a cui Antonio Cella ha tracciato la traiettoria della sua formidabile carriera di artigiano. Un’autentica avventura — raccontata anche nel libro dall’eloquente titolo ‘A cüntale sö töte, le par mia ìra’ — iniziata nel 1963 in un’ala dell’oratorio di Cremosano adattata a officina meccanica e poi proseguita in giro per il mondo, dalla Romania al Venezuela. Nel multiforme percorso del patron della Cella Fratelli snc, oggi 79enne, le costanti sono essenzialmente due: il focus professionale sull’impiantistica destinata al settore petrolchimico e la fedeltà alla Libera Associazione Artigiani. Una seconda famiglia a cui Cella appartiene da 60 anni tondi: per questo il maestro artigiano verrà premiato, sabato sera, durante le celebrazioni per il settantesimo di fondazione dell’associazione cremasca. Un attestato di lealtà e di stima verso un imprenditore che è esempio per le nuove generazioni.

È proprio ai giovani che Cella indirizza il proprio pensiero: «Chi oggi sceglie di diventare artigiano non può fare a meno di iscriversi alla Libera — afferma —. Mettersi in proprio comporta il rispetto di una infinità di regole in costante evoluzione: l’associazione è un faro che illumina la strada dei professionisti del settore. Per questo sono entrato in Consiglio da giovanissimo e non ho mai smesso di offrire il mio contributo: la Libera ha l’opportunità di dialogare con i vertici istituzionali e di intervenire sulle scelte politiche cruciali per il nostro lavoro». E sempre a proposito di Libera e di futuro, Cella dice la sua sul grande ‘progetto Its’ abbracciato dal sistema cremasco: «È l’intuizione giusta, da portare avanti con tenacia. Perché i giovani d’oggi fanno tanta, troppa fatica a collocarsi nel mercato occupazionale. Per la mia generazione e per quella successiva era tutto diverso: potevamo studiare e lavorare praticamente allo stesso tempo. I ragazzi hanno bisogno di mettere le mani in pasta da subito per capire come funziona davvero il mondo del lavoro. Mio nonno mi diceva: ara che bel caàl... ti piace? Prima di poterlo allevare, però, devi imparare a zappare e a spalare».

Lo sguardo retrospettivo di Cella è comunque sempre proiettato verso il domani. Anche quando il discorso tocca un nervo scoperto come quello del dualismo Cremona-Crema: «Il distacco non è servito a nessuno — dichiara senza mezzi termini l’imprenditore —. La vocazione agricola dei cremonesi e quella industriale dei cremaschi si sposavano alla perfezione. Anche se ora lo scenario è molto diverso, sono convinto che lo strappo vada ricucito: il territorio può puntare a grandi obiettivi solo se è realmente unito. E se oggi molti artigiani si trovano in difficoltà è anche perché in passato, evidentemente, non si è seminato bene. Una provincia compatta è più forte anche nei confronti di chi rema contro l’imprenditoria artigiana: i troppi oneri e la burocrazia insostenibile sono ostacoli da superare insieme. Perché chi produce non va vessato, ma premiato». 

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