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CREMA: QUANDO L'ARTIGIANATO E' ARTE

Una vita tra pettine e forbici: «In pensione, ma mi diverto»

Nando Festari, lo storico parrucchiere di piazza Garibaldi da vent’anni nel consiglio direttivo della Libera, racconta cinque decenni di tagli e come la professione sia cambiata: «Aggiornarsi è fondamentale»

Dario Dolci

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12 Settembre 2023 - 05:05

Una vita tra  pettine e forbici: «In pensione, ma mi diverto»

CREMA - Una vita con pettine e forbici in mano. Per tanti anni una professione, oggi un divertimento. Nando Festari ha ormai superato la settantina, essendo nato nel 1952, ma nonostante ciò continua ad essere il parrucchiere per antonomasia dei cremaschi. La sua storia in un negozio da barbiere è iniziata nel 1966 ed è lui a raccontarla. «Avevo 14 anni quando ho incominciato a fare il garzone nella bottega di Gianni Barbieri, parrucchiere in via XX Settembre. Insieme a me c’era anche Francesco Bergamaschi, che poi è diventato mio socio». Di questo mestiere, Nando era un predestinato. «Il mio principale di allora frequentava la casa dei miei genitori e mi diceva sempre che sarei diventato un barbiere. Quando ho compiuto 14 anni, mi ha preso nel suo negozio e da allora non ho più smesso con barba e capelli». La svolta è stata quando Barbieri ha deciso di cessare l’attività.

«Dopo il militare — ricorda Festari — ho ritirato io il negozio di via XX Settembre, insieme a Luigi Bianchessi e sono rimasto lì per altri 11 anni». Trascorso quel periodo, è accaduto un fatto che ha cambiato nuovamente la vita di Nando: «Ho incontrato di nuovo Bergamaschi, con quale ero cresciuto. E insieme abbiamo deciso di aprire un negozio. Abbiamo trovato spazio in piazza Garibaldi e da qui non ci siamo più mossi. Ormai sono 36 anni che tagliamo capelli in questo negozio. Ho avuto anche clienti famosi come Dario Hubner e Alessio Tacchinardi. Ora, io e il mio socio siamo in pensione da parecchio, ma il nostro mestiere ci diverte troppo e, per quanto mi riguarda, finché il fisico e la testa reggono, andrò avanti». Diventare parrucchiere, per Nando ha significato anche studiare e fare sacrifici: «Ho frequentato la scuola a Milano, poi a Piacenza e infine a Bergamo, dove mi sono diplomato. Poi mi sono sempre aggiornato».

Attività necessaria, perché negli anni, la professione è cambiata parecchio. «È cambiata l’impostazione del lavoro. Fino a un po’ di anni fa, il tipo di taglio era quello classico. Da tempo cambia continuamente e anche in fretta. Le mode le dettano le scuole di acconciatura, ma arrivano anche da altri Paesi. Devi tenerti costantemente aggiornato e inoltre serve una grande manualità. Fino a qualche anno fa facevo il docente dei corsi di aggiornamento». A differenza di una volta, oggi il cliente che entra in negozio sa già cosa vuole. «Raramente c’è chi mi chiede consiglio. Soprattutto i giovani sanno esattamente che tipo di taglio desiderano». Secondo Nando, il Covid ha cambiato il sistema di lavoro. «Intanto, tutto avviene solo su appuntamento. E poi, se una volta si lavorava fino alle 20, oggi alle 18.30 puoi chiudere. Non chiedetemi perché. Ogni negozio, comunque, fa gli orari che preferisce. Qualcuno non rispetta nemmeno il giorno di chiusura o le otto ore quotidiane. Qualche anno fa avevamo chiesto al Comune una regolarizzazione, che non è andata in porto».

Membro da oltre vent’anni del direttivo della Libera associazione artigiani, Nando spiega il problema principale della categoria: «Non si trovano più dipendenti per i negozi di parrucchiere da uomo. Nelle scuole ci sono quasi esclusivamente ragazze e si preferisce aprire negozi per donna, perché il guadagno è molto più elevato. Poi, nei tempi morti, tagliano i capelli anche agli uomini». Nonostante tutto, dal suo negozio di piazza Garibaldi Nando non si muove: «A parte il bar e la farmacia siamo l’attività più vecchia della piazza. Per me è un passatempo, un divertimento e anche un luogo di ritrovo».

CONCORRENZA AUMENTATA, NON SEMPRE LEALE

Più parrucchieri che panettieri. Perché al look nessuno è disposto a rinunciare. Negli ultimi anni, in città, si è assistito a un proliferare di negozi. La concorrenza è aumentata e non sempre pare essere leale, come spiega Nando Festari, decano dei barbieri cremaschi, da 38 anni socio della Libera associazione artigiani, da 20 nel direttivo della stessa, e al corrente dei problemi della categoria: «Dopo la liberalizzazione delle licenze c’è stato il caos. In città sono stati aperti numerosi nuovi negozi di parrucchiere, quasi tutti gestiti da stranieri. Per la maggior parte, si tratta di parrucchieri da donna o unisex». La distinzione tra negozi da uomo e da donna va scomparendo: «La licenza è diversa – precisa Nando – e chi vuole fare entrambi dovrebbe averne due. Non so se ci sia un controllo in questo senso». Il risultato è stato l’aumento della concorrenza: «Ma soprattutto il fatto che ormai non esiste più un listino prezzi. Una volta, le associazioni di categoria si riunivano una volta all’anno in Comune e decidevano insieme le tariffe, che tutti poi dovevano rispettare. Ora non più. La concorrenza è selvaggia». Anche negli orari e nei giorni di chiusura non c’è più una regolamentazione: «La legge regionale – conclude il parrucchiere di piazza Garibaldi – dice che la domenica e il lunedì dovresti tenere chiuso. In uno dei due giorni eccezionalmente si può tenere aperto, ma capita anche che qualcuno non chiuda mai. Ormai non esiste più un orario fisso, ognuno fa come crede e nessuno controlla».

FOTO: FOTOLIVE/MASSIMO MARINONI

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