L'ANALISI
11 Settembre 2023 - 19:37
CREMONA - «Un’emozione che fatico a descrivere, il Papa si è avvicinato ad ognuno di noi, ci ha voluto salutare personalmente. Ci ha chiesto da dove venissimo e quale fosse la nostra storia, che tipo di infortunio sul lavoro avessimo avuto». Il cremasco Mario Andrini, di Sergnano, stamattina ha rappresentato l’Anmil provinciale all’udienza con papa Francesco, convocata in Vaticano, per l’ottantesimo anniversario dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro. «Il Papa ha ovviamente parlato della tragedia avvenuta la scorsa settimana in Piemonte, con la morte sui binari degli operai della manutenzione: le sue parole sono state molto toccanti.
Come Anmil eravamo presenti con tutto il consiglio nazionale, composto da 60 delegati, a cui si sono aggiunti circa 50 presidenti provinciali. Siamo arrivati a Roma domenica mattina, ne abbiamo approfittato per convocare la consulta nazionale». Andrini già cinque anni fa aveva partecipato a un’udienza papale, ma stavolta l’incontro è stato molto più ravvicinato e significativo. Il Santo Padre ha esordito ricordando le vittime dell’incidente di Brandizzo. «Mi vengono in mente i fratelli che il treno ha ucciso, stavano lavorando», poi ha più volte sottolineato l’importanza della sicurezza del lavoro spiegando che «le tragedie e i drammi nei luoghi di lavoro purtroppo non cessano, nonostante la tecnologia di cui disponiamo per favorire luoghi e tempi sicuri. A volte sembra di sentire un bollettino di guerra. La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo. Ci accorgiamo della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare, ed è sempre troppo tardi».
Francesco ha lanciato un appello a non abituarsi a queste tragedie, «né rassegnarci all’indifferenza verso gli infortuni. Non possiamo accettare lo scarto della vita umana – sono state le sue parole –: le morti e gli infortuni sono un tragico impoverimento sociale che riguarda tutti, non solo le imprese o le famiglie coinvolte. Non dobbiamo stancarci di imparare e l’arte del prenderci cura, in nome della comune umanità. La sicurezza, infatti, non è solo garantita da una buona legislazione, che va fatta rispettare, ma anche dalla capacità di vivere da fratelli e sorelle nei luoghi di lavoro».
Secondo Bergoglio, «la sicurezza sul lavoro è il primo dovere e la prima forma di bene per ogni datore di lavoro. Sono invece diffuse forme che vanno in senso opposto e che in una parola si possono chiamare di carewashing. Accade quando imprenditori o legislatori, invece di investire sulla sicurezza, preferiscono lavarsi la coscienza con qualche opera benefica. La responsabilità verso i lavoratori è prioritaria: la vita non si smercia per alcuna ragione, tanto più se è povera, precaria e fragile. Siamo esseri umani e non macchinari, persone uniche e non pezzi di ricambio». Terminata l’udienza Andrini ha raggiunto la stazione Termini per salire sul treno e rientrare a casa, mentre altri delegati hanno proseguito la seconda giornata romana incontrando nel pomeriggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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