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CORONAVIRUS: GLI SCENARI

Covid, con Eris è impennata di casi. Balotta: nessun allarmismo

In provincia 113 positivi, 12 ricoverati in ospedale a Cremona e 2 a Crema. Si tratta di pazienti fragili e non sono gravi. I sintomi e i consigli da seguire

La Provincia Redazione

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06 Settembre 2023 - 17:30

Covid, con Eris è impennata di casi

CREMONA - Un’impennata di casi che riporta alla mente quanto accade ad inizio autunno 2020 e 12 mesi dopo, riportando indietro il calendario di almeno due anni. E in conseguenza dell’aumento dei contagi da Covid che si è registrato nell’ultima settimana in provincia, anche gli ospedali sono tornati ad ospitare pazienti che, a causa degli effetti del virus, hanno alcune complicazioni che ne richiedono il ricovero: sono 12 al Maggiore di Cremona e 2 a Crema.

Nessun paziente sarebbe in gravi condizioni e per lo più si tratta di fragili, dunque con patologie pregresse che, nonostante i vaccini, rendono più difficile all’organismo reagire alla malattia, o di anziani. Per gli esperti non è il caso di fare allarmismi, ma c’è da tornare comunque ad alzare la soglia di attenzione nei confronti del virus.

La variante che sembra aver portato ad un aumento di casi è Eris. C’è anche una seconda evoluzione, scoperta di recente, ovvero Pirola, ma pare sia meno diffusa.

I dati aggiornati a inizio mese sono quelli riportati nel Cruscotto indicatori di Ats Val Padana. Confermano che l’incidenza dei contagi in aumento, nel territorio cremonese è tra le più alte dell’intera regione. Nello specifico, nell’ultima settimana presa in esame sono stati registrati 113 positivi e l’indice di incidenza è di 31,75 ogni 100mila abitanti. Un numero superiore alle altre province lombarde, tranne Mantova e Lodi, che stanno peggio.

A livello nazionale Cremona e territorio sono al 12º posto, come incidenza dei contagi sul totale dei residenti. In conseguenza di ciò è stato registrato un incremento importante anche di coloro che si sono sottoposti a tampone e come logico dei test positivi: 15 persone su 100 avevano contratto il virus. In merito alla variante Eris, sono in corso studi approfonditi in varie parti del mondo.

A Tokyo, ad esempio, i ricercatori avrebbero stabilito che i polmoni si infettano con più facilità rispetto alle altre sottovarianti di Omicron, ma si tratta al momento solo di ipotesi. Per quanto riguarda i sintomi, sono più o meno gli stessi del passato.

Dal raffreddore al mal di testa, poi febbre, dolori muscolari e articolari, tosse secca e raucedine. Fondamentale mantenere un atteggiamento prudente, specialmente per coloro che lavorano a stretto contatto con altre persone. Nei luoghi più affollati è bene tornare a indossare la mascherina, oltre ovviamente ad evitare di uscire in presenza dei sintomi tipici del virus.

Da mesi ormai il Covid è stato declassato dall’Oms da pandemia a malattia endemica, ovvero al livello di una normale influenza stagionale.

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BALOTTA: NESSUN ALLARME MA SIATE PRUDENTI

Non c’è allarme, ma la cautela serve di nuovo: «Si tornino a seguire quelle semplici regole di prevenzione che si sono sempre rivelate efficaci» lancia il suo immediato appello all’attenzione Claudia Balotta, l’infettivologa cremonese che fu a capo del team che isolò il Coronavirus e ancora prima il virus della Sars.

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L'infettivologa Claudia Balotta

«L’aumento dei contagi che si sta registrando in questi ultimi giorni non deve creare allarmismi, ma in presenza di un raffreddore o di qualche linea di febbre, l’invito è quello di tornare a fare un tampone, quelli fai da te si trovano ormai anche nei supermercati a prezzi non certo esorbitanti, stare a casa qualche giorno e se proprio si deve uscire a tornare ad indossare la mascherina. Attenzione poi ad evitare i contatti con le persone fragili».

Raccomandazioni che sono poi quelle diffuse dalla Società italiana di malattie infettive. «L’isolamento domiciliare per legge è abolito da un pezzo e si conta sul senso civico – aggiunge la specialista –. Purtroppo, il virus circola e nell’ultima settimana in Lombardia abbiamo registrato aumenti consistenti dei casi, intorno al 30%. La stessa cosa in Veneto. Dati che non mi fanno paura, non siamo certo ai livelli dell’Inghilterra con casi saliti del 90%. Al momento è della variante Eris che dobbiamo occuparci, che non vuol dire preoccuparci».

Il lavoro degli infettivologi è oggi quello di capire quale impatto possa avere questa nuova forma del Covid. «Siamo impegnati a studiarne le caratteristiche, ma al momento non sembra abbia una capacità di fare troppo male – conclude Balotta –: creava più apprensione l’ultimissima variante scoperta, Pirola, che però pare non si stia diffondendo. Probabile che i casi nelle prossime settimane salgano ancora, vuoi per l’avvio dell’anno scolastico, vuoi per l’avvicinarsi della stagione autunnale. Ripeto, bisogna tornare ad essere prudenti e a pensare anche alla salute degli altri».

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